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CARMEN - Il giornale dei Grandi Eventi

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<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Da quando Carmen è<br />

venuta al mondo<br />

non ha mai finito di<br />

dare scandalo: la sua figura,<br />

come per un oscuro sortilegio<br />

di una zingara, si è<br />

magicamente distaccata<br />

dalla penna che la creò più<br />

di due secoli fa trasformandola<br />

in un disegno vivente<br />

dalle ambigue e seducenti<br />

fattezze. Questo processo<br />

di creazione da inanimato<br />

ad animato ha un ben valido<br />

erede nel ritratto di Dorian<br />

Gray (1890) del geniale<br />

Oscar Wilde, in cui il<br />

motivo del quadro che si<br />

anima per mostrare l’altro<br />

sé, avvolto com’è da una<br />

mollezza tutta decadente,<br />

non riesce ad acquistare<br />

quella carica vitale che invece<br />

in Carmen risulta incontenibile.<br />

La personalità spietata e<br />

amorale di questa gitana ha<br />

sedotto, sin dal suo apparire,<br />

milioni di uomini e<br />

donne a tal punto che lo<br />

stesso Nietzsche affermò,<br />

dopo aver riascoltato ancora<br />

una volta l’opera di<br />

Bizet, che la gitana: «Si<br />

avvicina leggera, morbida,<br />

con cortesia…La sua<br />

serenità è africana…la sua<br />

felicità è breve, improvvisa,<br />

senza remissione…L’amore<br />

come fatum,<br />

come fatalità, cinico<br />

innocente, crudele». Carmen,<br />

insomma, come paradigma<br />

della libertà senza<br />

regole, della donna per eccellenza<br />

che porta con se le<br />

voluttà del corpo dentro ad<br />

un’atmosfera esotica di<br />

feste e corride, in un continuo<br />

e sensuale contrasto<br />

tra i piaceri della vita e le<br />

seduzioni della morte.<br />

L’immagine di questa<br />

doppia Carmen bella, seducente<br />

e allegra fuori, ep-<br />

pure portatrice aberrazione<br />

e rovina non può non<br />

richiamare alla mente la<br />

pittura visionaria di Goya,<br />

in cui bello e brutto si<br />

mescolano generando una<br />

galleria di mostruose facce<br />

deformi che si alternano ai<br />

maliziosi e seducenti<br />

sguardi delle belle Majas.<br />

Soggetto prediletto<br />

Molti furono gli artisti che,<br />

sedotti dalla fisicità e dalla<br />

carica vitale del personaggio,<br />

vollero indagare nel<br />

cuore della più femminea<br />

tra le donne.<br />

<strong>Il</strong> più illustre fu senza dubbio,<br />

Pablo Picasso (1881-<br />

1973) che nel 1949 pro-<br />

Carmen<br />

La protagonista in una serie di incisioni di Pablo Picasso<br />

Un grande illustratore per Carmen<br />

Pablo Picasso - Danza nell’arena<br />

Pablo Picasso<br />

Torero Ecsamillo<br />

dusse una serie di incisioni<br />

raffiguranti il racconto di<br />

Mérimée.<br />

I personaggi disegnati, Carmen<br />

e il torero Escamillo,<br />

hanno curiosamente i nomi<br />

<strong>dei</strong> protagonisti dell’opera<br />

di Bizet e non quelli della<br />

novella, come a testimoniare<br />

la completa osmosi che<br />

le due opere hanno ormai<br />

nell’immaginario collettivo.<br />

Escamillo indossa il<br />

tipico abbigliamento <strong>dei</strong><br />

toreri ed è raffigurato in<br />

mezzo alla folla nell’atto di<br />

colpire il toro. Carmen, invece,<br />

viene rappresentata<br />

prima di profilo e poi di tre<br />

quarti, mai di fronte, per<br />

evidenziarne l’inafferrabilità<br />

e l’ambiguità di pensiero.<br />

<strong>Il</strong> pittore volle concentrare<br />

l’attenzione sull’occhio<br />

nero della zingara,<br />

unico elemento che lascia<br />

trasparire un po’ della sua<br />

complessa psicologia. Anche<br />

da morta Carmen continua<br />

a guardare con sguardo<br />

irriverente il mondo che,<br />

imbrigliato nelle proprie<br />

regole, ha paura di tutto ciò<br />

che gli appare “diverso”. E<br />

così anche nella novella i<br />

lettori, quando Don Josè<br />

uccide brutalmente la donna<br />

liberandosi di quello<br />

Pablo Picasso - Carmen<br />

scomodo alter ego,<br />

provano una sensazione di<br />

disagio nel continuare sentirsi<br />

osservati, anche se ancora<br />

per un solo attimo, da<br />

quell’occhio che tarderà a<br />

chiudersi: «Cadde al sec-<br />

15<br />

ondo colpo, senza un grido.<br />

Mi pare ancora di vedere il<br />

suo grande occhio nero<br />

guardarmi fisso; poi si appannò<br />

e si chiuse».<br />

All’Accademia Nazionale di Santa Cecilia<br />

Tre appuntamenti pre-natalizi da non perdere<br />

Molti concerti da non perdere<br />

in questo periodo prenatalizio<br />

all’Accademia<br />

Nazionale di Santa Cecilia.<br />

Riflettori puntati, però, soprattutto<br />

su tre appuntamenti.<br />

Dal 16 al 19 dicembre<br />

grande ritorno del pianista<br />

Radu Lupu – impedibile<br />

sia perché sempre più<br />

rari si fanno i suoi concerti,<br />

sia per l’altissima qualità<br />

delle sue esecuzioni - in un<br />

concerto diretto da Fabio<br />

Luisi che dal 2007 sarà direttore<br />

della Staatkapelle di<br />

Dresda. <strong>Il</strong> concerto sarà<br />

aperto dalla scintillante<br />

Overture dall’ Oberon di<br />

Carl Maria von Weber,<br />

opera scritta tra il 1825 ed il<br />

1826 su commissione del<br />

Covent Garden di Londra e<br />

lì rappresentata per la prima<br />

volta nel 1926, che si<br />

apre con il famoso appello<br />

del corno di Oberon, Re<br />

delle fate, per introdurre<br />

l’ascoltatore al mondo fiabesco<br />

e cavalleresco dell’o-<br />

pera. Radu Lupu sarà protagonista<br />

con il Concerto n°<br />

4 in si bemolle maggiore<br />

op. 58 per pianoforte ed<br />

orchestra di Beethoven,<br />

composto tra il 1804 ed il<br />

1805 e dedicato allo sfortunato<br />

Arciduca Rodolfo<br />

d’Austria. A chiudere il<br />

concerto sarà la Sinfonia<br />

“della Riforma” di Mendelssohn<br />

composta nel<br />

1829 per celebrare i 300<br />

anni del Protestantesimo ed<br />

è la più famosa delle molte<br />

opere di questo autore di<br />

ispirazione dichiaratamente<br />

protestante.<br />

<strong>Il</strong> 20 dicembre alle ore 21<br />

per la Stagione da Camera<br />

torna nella Sala Santa Cecilia<br />

dell’Auditorium il complesso<br />

strumentale della<br />

Radio Televisione Svizzera<br />

specializzato in musica antica<br />

I Barocchisti, diretti<br />

dal loro direttore stabile<br />

Diego Fasolis. Presenteranno<br />

l’Oratorio di Natale di<br />

Johann Sebastian Bach,<br />

Cl.C.<br />

titolo che hanno inciso un<br />

anno fa ed è subito andato a<br />

ruba in tutti i negozi di dischi.<br />

Creato per il Natale<br />

1734 nella Chiesa di S.<br />

Tommaso a Lipsia, è una<br />

serie di sei cantate, di cui le<br />

prime tre dedicate alla Vigilia,<br />

al giorno di natale ed<br />

al giorno di S. Stefano, pervase<br />

da un senso di inesauribile<br />

ottimismo e gioia festosa,<br />

vicino al carattere<br />

delle Cantate “profane”,<br />

piuttosto che alle solenni<br />

Cantate sacre.<br />

Infine, Fabio Luisi salirà<br />

nuovamente sul podio giovedì<br />

21 per il Concerto di<br />

Natale ad inviti del Comune<br />

di Roma, sponsorizzato<br />

dall’ENEL. In programma<br />

la Nona Sinfonia di<br />

Beethoven. Soprano Camilla<br />

Nylund; Mezzosoprano<br />

Manuela Custer; Tenori<br />

Torsten Kerl e Kwangchul<br />

Youn.<br />

Mi. Mar.

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