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Giornalino 2011 21 - Alpini Carvico

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massimo viene indicato (ed è già qualcosa) quale erede<br />

di soldati che nelle due guerre mondiali si sacrificarono<br />

per la Patria. Probabilmente noi <strong>Alpini</strong> non sappiano<br />

farci sufficientemente riconoscere o forse l’ineluttabile<br />

scorrere del tempo ci condanna ad essere<br />

comparse di un mondo che sta lentamente scomparendo.<br />

Non ho risposte certe, penso però che sia meglio<br />

disputare le adunate nazionali in città di media<br />

grandezza, dove possiamo essere ben visibili e dove la<br />

nostra storia suscita ancora interesse ed emozione. Per<br />

quanto mi riguarda, posso solo dire che sono orgoglioso<br />

di avere militato in un<br />

corpo straordinario e ogni volta<br />

che metto il cappello alpino il<br />

mio pensiero corre ai Veci che<br />

mi hanno preceduto. Le generazioni di <strong>Alpini</strong> si susseguono<br />

uguali nel tempo, legate nello spirito con chi<br />

è venuto prima, per un’Italia sempre migliore, nel<br />

solco tracciato dai grandi uomini che l’hanno pensata,<br />

voluta e difesa, anche a costo della vita. A Torino gli<br />

<strong>Alpini</strong> c’erano, ma il Torinese chi l’ha visto?<br />

S.R.<br />

(foto di Roberto Bezzi, Alida Bonacina, Riccardo Ghisleni e Gianpaolo<br />

Locatelli)<br />

Tra le fotografie quattro alpini di <strong>Carvico</strong> al S.O.N. dell’Adunata, da<br />

sinistra: Roberto Brignoli, Marco Brambilla, Gianmario Brembilla e<br />

Domenico Regazzi

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