Giornalino 2011 21 - Alpini Carvico

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30.05.2013 Views

da che all’interno della fabbrica c’era un geometra “furbo” che chiedeva ai prigionieri di portare a casa sua pezzi di materiale e in cambio dava loro del cibo. E allora, assieme ad altri, anche il Doro usciva dal campo con dei pezzi di gomma nascosti nella betoniera, passava dalla casa del geometra e scaricava il materiale, ricevendo per il “servizio” del cioccolato. Verso settembre 1944 nuovo trasferimento con destinazione Groβweikersdorf e la vicina Kleinwetzdorf, 50 km. a nord-ovest da Vienna. Nella prima dormiva nelle stalle, come a Krems, nella seconda in un essiccatoio di tabacco, senza né porte, né finestre, all’addiaccio. Fortunatamente arrivò in quei luoghi nel periodo della vendemmia e con l’uva riuscì a campare per un po’. Trovò anche delle patate che na- Vittorio Cisani L’insegna del Fronte Russo La Croce al Merito di Guerra Carvico, 11 novembre 2010: il Doro alla Conferenza sulla Ritirata di Russia organizzata presso la nostra sede (foto Piera Masoch) scose in un buco, mettendoci un segnale, e quando proprio non ce la faceva più, ne prendeva qualcuna. I prigionieri erano tanti, tutti adibiti a scavare fossati anticarro e a costruire bunkers per arginare l’invasione dell’esercito russo; Doro ricorda che, alzando lo sguardo, vedeva una lunghissima fila di teste intenta a scavare. Nel maggio La Medaglia d’Onore per i Deportati e Internati nei campi nazisti 1945 i tedeschi fecero arretrare tutti i prigionieri di qualche chilometro. Dopo un paio di giorni di marcia, una mattina, al momento della sveglia, i prigionieri si accorsero che i tedeschi non c’erano più, se ne erano andati. Allora iniziarono le grandi manovre per rientrare a casa. Anche Doro cominciò a camminare verso sud. Vagabondò tra paesi e città, per un po’ ebbe anche un carretto, trovò un magazzino dei tedeschi dove prese qualcosa da mangiare, incontrò i partigiani jugoslavi del Generale Tito e, dopo qualche settimana, entrò finalmente in Italia dal Tarvisio, raggiungendo Udine. Saltò la contumacia perché non vedeva l’ora di tornare a casa. Arrivò a Vicenza e mentre era in attesa del treno sentì un prete che chiedeva: “Ghé n’è ché gnà ü dé Bèrghem?” (“Non c’è qui nessuno di Bergamo?”). Era uno di quei preti che giravano l’Italia con le corriere per recuperare i soldati che rientravano dalla prigionia. Doro si fece subito avanti, chiamò altri bergamaschi che erano con lui e con la corriera arrivò a Bergamo. Da lì chiamò il Comune di Carvico Nella medesima cerimonia commemorativa sono state assegnate altre due Medaglie d’Onore alla memoria ad eredi abitanti a Carvico. Si tratta del Maresciallo Vittorio Cisani (1917-1997) di Sotto il Monte, chiamato alle armi nel 1939, con il 9° Reggimento Artiglieria Divisionale partecipò alla campagna del fronte occidentale, d’Albania e jugoslava; l’onorificenza è stata ritirata dalla figlia Isa. Premiato anche Giuseppe Bolognini (1917-1997) di Sotto il Monte, dal 1939 con il 1° Reggimento Artiglieria d’Armata operò sul fronte occidentale e poi in Jugoslavia. Catturato dai tedeschi ad Albenga, fu portato in Germania, vicino Berlino, dove incontrò l’alpino di Carvico Maurilio Chiappa (1924-2002); il figlio Angelo ha ritirato la medaglia commemorativa. (foto Piera Masoch) Giuseppe Bolognini

perché qualcuno gli venisse incontro. Quando a Ponte San Pietro vide tutti e quattro i suoi fratelli che con la macchina erano venuti a prenderlo, scoppiò in lacrime; dopo sei anni era finalmente arrivato a baita, era il giugno 1945. Qui finisce la storia di prigionia del Doro, una storia di naja dura, di fame, di freddo, di umiliazioni iniziata nel giugno 1940 sui ghiacci del Monte Bianco nella breve cam- Ricordiamo tutti, da pur elementari studi storici, che l’Italia antecedente al 1861 risultava una aggregazione di staterelli governati da dispotici imperi stranieri. Solo il comune impegno a realizzare un’Italia unita, libera e indipendente poteva regalarci, anche a prezzo di sangue, uno stato unitario, affrancato e indivisibile. I fatti, allora ritenuti senza alternative, hanno comunque realizzato l’unitario stato italico in cui viviamo liberi ai giorni nostri, e ne siamo ora custodi e interpreti. Constatiamo tuttavia, che, fatta l’Italia non siamo ancora pagna contro al Francia, proseguita nel viscido fango della Grecia e culminata sulle piste gelate della steppa russa. Nei suoi racconti c’è la saggezza di chi ha toccato il fondo e sa che da lì si può solamente risalire. Ma nelle sue parole c’è anche il desiderio e la speranza di potere un giorno vivere in un mondo senza guerre, senza prevaricazioni né distinzioni di razza, di cultura, di religione, governato da Carvico, 20 giugno 2011: gli alpini e gli amici di Carvico che hanno partecipato alla consegna della Medaglia d’Onore, tra gli altri erano presenti i Reduci Alpini Severino Perico (classe 1923) e Severino Donadoni (classe 1925) - (Fotoidee, Carvico) riusciti a fare gli italiani. Pregiudizi, avversioni, egoismi, arrivismo e differenze campeggiano tuttora nei nostri rapporti dialettici, nel gestire la cosa pubblica, le problematiche del lavoro, dell’occupazione, del disagio economico e sociale. Trovano ancora posto fra noi la demagogia, la furbizia, il clientelismo, omertà e indifferenza. Quindi l’ITALIA che vorremmo oggi au- AVVISO AVVISO AVVISO La Medaglia d’Onore è concessa ai cittadini italiani militari e civili deportati e internati nei lager nazisti. In assenza del titolare, l’istanza può essere presentata dal coniuge, dai figli, dai fratelli o dai nipoti. Poiché riteniamo sia importante tenere memoria dei nostri Veci alpini anche attraverso l’assegnazione di una medaglia, invitiamo tutti gli aventi diritto a presentare domanda. L’operazione è completamente gratuita in quanto il Gruppo Alpini di Carvico si prende carico di ogni spesa inerente l’istruzione della pratica. Gli interessati devono solo contattare il segretario Silvio in Sede o telefonare al n. 338-1110267. politici onesti e rispettosi dell’ambiente, solidale verso i poveri, i piccoli, gli ultimi. Però mi accorgo che sto chiedendo troppo, forse sto sognando, un mondo così esiste solo nella mia fantasia. Ma questa è tutta un’altra storia. Silvio Riva spicare, nelle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della sua unità, dovrebbe fondarsi unicamente su criteri di concordia, di collaborazione, di impegno comune. Il TRICOLORE che ci riunisce e ci rappresenta agli occhi del mondo intero deve giustamente rispecchiare il ROSSO fuoco di un amore vicendevole corroborato dal sangue dei tanti martiri che hanno vissuto e lottato per la nostra unità. Ci auguriamo che il BIANCO possa significare trasparenza, accoglienza, onestà in un popolo lavo-

da che all’interno della fabbrica<br />

c’era un geometra “furbo” che<br />

chiedeva ai prigionieri di portare a<br />

casa sua pezzi di materiale e in<br />

cambio dava loro del cibo. E allora,<br />

assieme ad altri, anche il Doro usciva<br />

dal campo con dei pezzi di<br />

gomma nascosti nella betoniera,<br />

passava dalla casa del geometra e<br />

scaricava il materiale, ricevendo<br />

per il “servizio” del cioccolato.<br />

Verso settembre 1944 nuovo trasferimento<br />

con destinazione Groβweikersdorf<br />

e la vicina Kleinwetzdorf, 50<br />

km. a nord-ovest da Vienna. Nella<br />

prima dormiva nelle stalle, come a<br />

Krems, nella seconda in un essiccatoio<br />

di tabacco, senza né porte, né<br />

finestre, all’addiaccio. Fortunatamente<br />

arrivò in quei luoghi nel<br />

periodo della vendemmia e con<br />

l’uva riuscì a campare per un po’.<br />

Trovò anche delle patate che na-<br />

Vittorio Cisani<br />

L’insegna del Fronte Russo<br />

La Croce<br />

al Merito<br />

di Guerra<br />

<strong>Carvico</strong>, 11 novembre 2010: il Doro alla Conferenza<br />

sulla Ritirata di Russia organizzata presso<br />

la nostra sede (foto Piera Masoch)<br />

scose in un buco, mettendoci un<br />

segnale, e quando proprio non ce<br />

la faceva più, ne prendeva qualcuna.<br />

I prigionieri erano tanti, tutti<br />

adibiti a scavare fossati anticarro e<br />

a costruire bunkers per arginare<br />

l’invasione dell’esercito russo; Doro<br />

ricorda che, alzando lo sguardo,<br />

vedeva una lunghissima fila di<br />

teste intenta a scavare. Nel maggio<br />

La Medaglia d’Onore<br />

per i Deportati<br />

e Internati<br />

nei campi nazisti<br />

1945 i tedeschi fecero arretrare<br />

tutti i prigionieri di qualche chilometro.<br />

Dopo un paio di giorni di<br />

marcia, una mattina, al momento<br />

della sveglia, i prigionieri si accorsero<br />

che i tedeschi non c’erano più,<br />

se ne erano andati. Allora iniziarono<br />

le grandi manovre per rientrare<br />

a casa. Anche Doro cominciò a<br />

camminare verso sud. Vagabondò<br />

tra paesi e città, per un po’ ebbe<br />

anche un carretto, trovò un magazzino<br />

dei tedeschi dove prese qualcosa<br />

da mangiare, incontrò i partigiani<br />

jugoslavi del Generale Tito e,<br />

dopo qualche settimana, entrò<br />

finalmente in Italia dal Tarvisio,<br />

raggiungendo Udine. Saltò la contumacia<br />

perché non vedeva l’ora<br />

di tornare a casa. Arrivò a Vicenza<br />

e mentre era in attesa del treno<br />

sentì un prete che chiedeva: “Ghé<br />

n’è ché gnà ü dé Bèrghem?” (“Non<br />

c’è qui nessuno di<br />

Bergamo?”). Era<br />

uno di quei preti<br />

che giravano l’Italia<br />

con le corriere per<br />

recuperare i soldati<br />

che rientravano<br />

dalla prigionia. Doro<br />

si fece subito avanti,<br />

chiamò altri bergamaschi<br />

che erano<br />

con lui e con la corriera<br />

arrivò a Bergamo.<br />

Da lì chiamò il<br />

Comune di <strong>Carvico</strong><br />

Nella medesima cerimonia commemorativa sono state assegnate altre due Medaglie d’Onore alla memoria ad eredi abitanti a <strong>Carvico</strong>. Si<br />

tratta del Maresciallo Vittorio Cisani (1917-1997) di Sotto il Monte, chiamato alle armi nel 1939, con il 9° Reggimento Artiglieria Divisionale<br />

partecipò alla campagna del fronte occidentale, d’Albania e jugoslava; l’onorificenza è stata ritirata dalla figlia Isa. Premiato anche<br />

Giuseppe Bolognini (1917-1997) di Sotto il Monte, dal 1939 con il 1° Reggimento<br />

Artiglieria d’Armata operò sul fronte occidentale e poi in Jugoslavia. Catturato<br />

dai tedeschi ad Albenga, fu portato in Germania, vicino Berlino, dove incontrò<br />

l’alpino di <strong>Carvico</strong> Maurilio Chiappa (1924-2002); il figlio Angelo ha ritirato la<br />

medaglia commemorativa.<br />

(foto Piera Masoch)<br />

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