Giornalino 2011 21 - Alpini Carvico

Annuale di informazione del Gruppo Alpini di Carvico (BG) Anno VIII - N. 9 - Chiuso il 12-11-2011 - Stampato in proprio
La storia di prigionia del
Doro (classe 1919) ha inizio
su un ponte della ferrovia di Sciaves
(BZ) la sera di una giornata
molto particolare, rimasta impressa
nella memoria di molti dei nostri
padri e dei nostri nonni. Era
mercoledì 8 settembre 1943 e qualche
ora prima dello svolgimento
delle vicende di cui narriamo, alle
19:42, la radio aveva trasmesso il
proclama con cui il Maresciallo
Badoglio annunciava la firma dell’armistizio
con le forze alleate anglo-americane.
Il comunicato, breve,
improvviso, ripetuto ogni 15
minuti, precipitò l’intera nazione
nella paura e nella confusione. In
particolare, la nuova situazione
colse completamente impreparato
l’esercito, rimasto in balìa di ordini
poco chiari, spesso contraddittori,
frutto di colpevole negligenza e di
assoluta mancanza di coordinamento
da parte dei vertici militari.
Nel disordine generale, in pochi
giorni, i tedeschi disarmarono abbastanza
facilmente 810.000 soldati
italiani, dei quali 186.000 si dichiararono
disposti a “collaborare” e
rientrarono quasi immediatamente
in Italia. Per gli altri, che non vollero
aderire allo stato fantoccio della
Repubblica di Salò, si spalancaro-
Rivoli (TO), primavera 1942: Cirillo Isidoro Rota “Doro” (il primo a sinistra in basso) nel cortile
di una casa di piazza San Rocco, poco prima della partenza per la Russia, in una foto tratta
dal libro “Il 5° Alpini è ancora tra noi” del Gruppo Alpini di Rivoli (TO), Edizioni Susalibri
no le porte dei campi di concentramento
del terzo Reich. Da stime,
più o meno ufficiali, risulta che
oltre 600.000 Internati Militari Italiani
(I.M.I.), definiti da qualcuno
“schiavi di Hitler”, furono avviati
verso i campi di lavoro tedeschi.
Ma torniamo al nostro Doro che
avevamo lasciato di guardia sopra
il ponte della ferrovia, là dove corrono
i binari del treno, insieme a
Facchinetti di Capizzone (BG); con
loro, sotto il ponte, stavano Donizetti
di Pontida (BG) e un altro di
cui non ricorda il nome. All’improvviso,
nel buio della sera, una
raffica di pistolemachine. All’orecchio
del Doro arrivò un grido
smorzato, come quando si parla
con la mano messa davanti alla
bocca: “Scapìi, ghè i téd…!”. I tedeschi
avevano preso quelli che stavano
sotto il ponte e non volevano
certo farlo sapere. “Fachinèt, a n’ghé
lagherà mìa la pèl pròpe adèss!”
(“Facchinetti, non ci lasceremo
la pelle proprio adesso!”), disse
il Doro all’amico. Si nascosero die-

tro un muretto e aspettarono ma si
resero presto conto che non avevano
alcuna possibilità di sfuggire
alla pattuglia tedesca e decisero di
arrendersi. Non molto lontano si
vedeva la luce di una casa, la raggiunsero
ed entrarono con le mani
alzate; i tedeschi fecero loro molte
domande circa la dislocazione dei
reparti italiani nella zona a cui
risposero per quel poco che potevano
sapere. Da lì venne portato a
Fortezza e poi, con tanti altri alpini,
fu messo su un treno in partenza
per l’Austria. Si trovò subito in
difficoltà perché al momento della
cattura aveva addosso solo il vestiario
minimo di servizio in quan-
to il suo zaino era rimasto alla stazione
e non gli fu consentito di
recuperarlo. Fortunatamente trovò
dei compaesani del Battaglione
Tirano (il suo battaglione) che lo
aiutarono: Vittorio Locatelli (1915-
1984) gli diede i pantaloni e Martino
Locatelli (1923-1983) una coperta;
più tardi troverà anche Virgilio
Biffi (1915-1977) del Gruppo Artiglieria
da Montagna Bergamo. Per
non allarmare i prigionieri il treno
viaggiò fino a Innsbruck con i vagoni
aperti, passata la città, invece,
proseguì a vagoni ermeticamente
chiusi fino al campo Stalag XVIIA
di Krems an der Donau, sul Danubio,
70 km. a ovest di Vienna. In-
tanto, durante le operazioni di
disinfestazione, era riuscito a recuperare
lo zaino di una G.a.F.
(Guardia alla Frontiera, reparto a
cui gli alpini piemontesi diedero il
nomignolo di “vidoa” (vedova),
portavano lo stesso cappello degli
alpini ma non avevano la penna
nera). A quel punto, aveva trovato
la divisa ma rimaneva il problema
della penna, che risolse alla
“alpina”. Prese un pezzo di legno
molto leggero (tipo compensato) e
lavorandolo adeguatamente ne
trasse una bella penna di “legno”.
Nel campo le guardie erano quasi
tutte delle classi più anziane, conoscevano
bene gli alpini e quando
IL "VIAGGIO" DEL DORO: ITALIA-RUSSIA ANDATA E RITORNO
Divisione Alpina Tridentina - Battaglione Tirano - 46a Compagnia
Colonna del Ten. Nuto Revelli (Cuneo 1919-2004) e Ten. M.O.V.M. Giuseppe Perego (Sondrio 1920-Arnautowo 1943)
A N D A T A R I T O R N O
Data Ora Località Naz. Km.
tappa
Km.
totali
Mezzo Data Ora Località Naz.
Km.
tappa
Km.
totali Mezzo
21/07/42 03:05 Collegno (TO)
0 0
17/01/43 17:00 Belogorje: ritirata Tirano
0 0
02:00
Novara, Brescia
Bolzano, Brennero
IT
518 518
18/01/43 04:00 Belogorje: ritirata del Doro
18/01/43 06:00 Podgornoje
0
27
0
27
05:30 Innsbruck AT 50 568 19/01/43 01:00 Opyt, Skororyb 9 36
22/07/42 10:15 Rosenheim
110 678 20/01/43 12:00 Postojalyi 7 43
11:45
15:00
Monaco (Haar)
Augsburg DE
69
70
747
817
08:00
21/01/43
22:00
Nowo Charkowka
Lymarewka
11
15
54
69
21:00 Norimberga 143 960
12:00 Schelijakino 10 79
23/07/42 10:30 Halle 290 1.250 22/01/43
Wschjowa 2 81
18:00
24/07/42
24:00
11:25
25/07/42
17:00
Lodz
Varsavia
Siedlce
Brest-Litovsk
PL
610
137
90
114
1.860
1.997
2.087
2.201
tradotta
24:00
23/01/43
24/01/43 20:00
25/01/43
Shabskoje
Kowalew
Romachowo
Nikitowka
SU
18
10
20
11
99
109
129
140
09:00
26/07/42
17:00
06:30
27/07/42
08:00
Baranoviči
Minsk
Žlobin
Gomel
BY
224
154
216
110
2.425
2.579
2.795
2.905
26/01/43
27/01/43
Arnautowo
Nikolajewka
Uspenka
Lutivinowo
4
10
17
10
144
154
171
181
a piedi
29/07/42 17:00 Konotop
281 3.186 28/01/43 20:00 Slonowka 21 202
30/07/42
20:00
Smorodino, Ljubotin
Charcov
328 3.514
29/01/43
30/01/43
Bessarab
Bolsche Troizkoje
20
18
222
240
31/07/42
02/08/42 09:00
Lozovaja
Gorlowka UA
146
185
3.660
3.845
31/01/43
Wosnessenowka
Logowoje
23
4
263
267
17/08/42 11:30 Rykovo 23 3.868
01/02/43 Belgorod 65 332
18/08/42 12:00 Pelagejewka 28 3.896 02/02/43 Sebekino 32 364
21/08/42
22/08/42 13:00
Donbas, Krasnij Luč
Ivanovka
57
24
3.953
3.977
a piedi
10/02/43
19/02/43
Jakovka
Romni
285 649
23/08/42 Uspenskaja
31 4.008 20/02/43 Basnani
24/08/42 13:00
26/08/42 11:00
Voroschilovgrad
Tarassovka, Millerowo
20
88
4.028
4.116
21/02/43
22/02/43
Maloe Strybnoe
Perevoločna
UA
77 726
Werch Makssaj, Werch Singin
29/08/42
Otbeleitze
05:30
(sosta fino al 9/10/42)
10/10/42 12:00 Rubashkin, Dubaskoi
11/10/42 12:00 Werskaje
15/10/42 Nowopakrowki
SU
212
25
26
91
4.328
4.539
23/02/43
autocarro
24/02/43 21:30
02:00
01/03/43 13:00
16:00
a piedi
05/03/43
Priluki
Verkievka
Gomel
Krasniberenskaja
Ušvatovka
Žlobin
BY
82
185
75
10
25
808
993
1.068
1.078
1.103
autocarro
tradotta
a piedi
18/10/42 14:00
20/10/42
15:00
04/11/42
Millerowo
Podgornoje
Ssergejewka
Belogorje
69
165
12
15
10-16/03-
4.704 autocarro 43
4.716
05:30
a piedi 17/03/43
4.731 15:00
Minsk, Varsavia
Cracovia, Vienna
Tarvisio
Udine
IT
1.565
485
2.668
3.153
tradotta
Legenda Naz.: AT=Austria; BY=Bielorussia; DE=Germania; IT=Italia; PL=Polonia; SU=Russia; UA=Ucraina
In collaborazione con il Dott. Paolo Plini, ricercatore del C.N.R. e alpino del Gruppo di Amatrice (sez.Abruzzi) "Progetto GIS-RUSSIA 1941-1954"

ne vedevano uno chiedevano:
“Russland?” (“Russia?”). Una di
queste guardie, ogni tanto, gli permetteva
di andare a prendere
qualche patata per sfamarsi. Dormiva
nella stalla con prigionieri di
varie nazionalità: slavi, croati,
francesi, russi. Ciascuna comunità
definiva gli italiani in modo diverso:
per i tedeschi eravamo
“traditori”, per i francesi “fascisti”,
i russi ci chiamavano “cikai” (che
in russo significa “scappa”, alludendo
beffardamente ai fanti della
divisione Sforzesca che scapparono
a gambe levate dalla linea del
Don non appena videro i russi attraversare
il fiume nel dicembre
1942). Il “rancio” era costituito da
una brodaglia con dentro pezzi di
rapa. Il lavoro consisteva nella
costruzione di rifugi e di difese per
la vicina caserma. Dopo circa un
mese venne portato a Wimpassing
im Schwarzatale, 80 km. a sud-ovest
Andata Andata
Andata
Ritorno
Ritorno
Ritirata
Ritirata
Rivoli Rivoli
Udine
Udine
Carvico, 20 giugno 2011: il momento della consegna della Medaglia d’Onore da parte del
sindaco alpino Luigi Panzeri - (Fotoidee, Carvico)
di Vienna. Qui lavorò per un anno
nella fabbrica di gomma Semperit.
Faceva il muratore (bocia) nello
stabilimento e per dormire c’erano
le baracche con i letti a castello. Per
pasto una pagnotta di circa mezzo
chilo ogni tre prigionieri che veniva
tagliata con uno stampo in ferro
in tre parti (quasi) uguali, insieme
gli davano anche un po’ di margarina
da spalmare sul pane, oltre
alla solita minestra di rape. Ricor-
Priluki
Priluki
Belgorod
Belgorod
Gorlowka
Gorlowka
Belogorje
Belogorje
Millerowo Millerowo
Millerowo

da che all’interno della fabbrica
c’era un geometra “furbo” che
chiedeva ai prigionieri di portare a
casa sua pezzi di materiale e in
cambio dava loro del cibo. E allora,
assieme ad altri, anche il Doro usciva
dal campo con dei pezzi di
gomma nascosti nella betoniera,
passava dalla casa del geometra e
scaricava il materiale, ricevendo
per il “servizio” del cioccolato.
Verso settembre 1944 nuovo trasferimento
con destinazione Groβweikersdorf
e la vicina Kleinwetzdorf, 50
km. a nord-ovest da Vienna. Nella
prima dormiva nelle stalle, come a
Krems, nella seconda in un essiccatoio
di tabacco, senza né porte, né
finestre, all’addiaccio. Fortunatamente
arrivò in quei luoghi nel
periodo della vendemmia e con
l’uva riuscì a campare per un po’.
Trovò anche delle patate che na-
Vittorio Cisani
L’insegna del Fronte Russo
La Croce
al Merito
di Guerra
Carvico, 11 novembre 2010: il Doro alla Conferenza
sulla Ritirata di Russia organizzata presso
la nostra sede (foto Piera Masoch)
scose in un buco, mettendoci un
segnale, e quando proprio non ce
la faceva più, ne prendeva qualcuna.
I prigionieri erano tanti, tutti
adibiti a scavare fossati anticarro e
a costruire bunkers per arginare
l’invasione dell’esercito russo; Doro
ricorda che, alzando lo sguardo,
vedeva una lunghissima fila di
teste intenta a scavare. Nel maggio
La Medaglia d’Onore
per i Deportati
e Internati
nei campi nazisti
1945 i tedeschi fecero arretrare
tutti i prigionieri di qualche chilometro.
Dopo un paio di giorni di
marcia, una mattina, al momento
della sveglia, i prigionieri si accorsero
che i tedeschi non c’erano più,
se ne erano andati. Allora iniziarono
le grandi manovre per rientrare
a casa. Anche Doro cominciò a
camminare verso sud. Vagabondò
tra paesi e città, per un po’ ebbe
anche un carretto, trovò un magazzino
dei tedeschi dove prese qualcosa
da mangiare, incontrò i partigiani
jugoslavi del Generale Tito e,
dopo qualche settimana, entrò
finalmente in Italia dal Tarvisio,
raggiungendo Udine. Saltò la contumacia
perché non vedeva l’ora
di tornare a casa. Arrivò a Vicenza
e mentre era in attesa del treno
sentì un prete che chiedeva: “Ghé
n’è ché gnà ü dé Bèrghem?” (“Non
c’è qui nessuno di
Bergamo?”). Era
uno di quei preti
che giravano l’Italia
con le corriere per
recuperare i soldati
che rientravano
dalla prigionia. Doro
si fece subito avanti,
chiamò altri bergamaschi
che erano
con lui e con la corriera
arrivò a Bergamo.
Da lì chiamò il
Comune di Carvico
Nella medesima cerimonia commemorativa sono state assegnate altre due Medaglie d’Onore alla memoria ad eredi abitanti a Carvico. Si
tratta del Maresciallo Vittorio Cisani (1917-1997) di Sotto il Monte, chiamato alle armi nel 1939, con il 9° Reggimento Artiglieria Divisionale
partecipò alla campagna del fronte occidentale, d’Albania e jugoslava; l’onorificenza è stata ritirata dalla figlia Isa. Premiato anche
Giuseppe Bolognini (1917-1997) di Sotto il Monte, dal 1939 con il 1° Reggimento
Artiglieria d’Armata operò sul fronte occidentale e poi in Jugoslavia. Catturato
dai tedeschi ad Albenga, fu portato in Germania, vicino Berlino, dove incontrò
l’alpino di Carvico Maurilio Chiappa (1924-2002); il figlio Angelo ha ritirato la
medaglia commemorativa.
(foto Piera Masoch)
Giuseppe Bolognini

perché qualcuno gli venisse incontro.
Quando a Ponte San Pietro
vide tutti e quattro i suoi fratelli
che con la macchina erano venuti a
prenderlo, scoppiò in lacrime; dopo
sei anni era finalmente arrivato
a baita, era il giugno 1945. Qui
finisce la storia di prigionia del
Doro, una storia di naja dura, di
fame, di freddo, di umiliazioni
iniziata nel giugno 1940 sui ghiacci
del Monte Bianco nella breve cam-
Ricordiamo tutti, da pur
elementari studi storici,
che l’Italia antecedente al 1861
risultava una aggregazione di staterelli
governati da dispotici imperi
stranieri. Solo il comune impegno
a realizzare un’Italia unita,
libera e indipendente poteva regalarci,
anche a prezzo di sangue,
uno stato unitario, affrancato e
indivisibile. I fatti, allora ritenuti
senza alternative, hanno comunque
realizzato l’unitario stato italico
in cui viviamo liberi ai giorni
nostri, e ne siamo ora custodi e
interpreti. Constatiamo tuttavia,
che, fatta l’Italia non siamo ancora
pagna contro al Francia, proseguita
nel viscido fango della Grecia e
culminata sulle piste gelate della
steppa russa. Nei suoi racconti c’è
la saggezza di chi ha toccato il fondo
e sa che da lì si può solamente
risalire. Ma nelle sue parole c’è
anche il desiderio e la speranza di
potere un giorno vivere in un
mondo senza guerre, senza prevaricazioni
né distinzioni di razza, di
cultura, di religione, governato da
Carvico, 20 giugno 2011: gli alpini e gli amici di Carvico che hanno partecipato alla consegna
della Medaglia d’Onore, tra gli altri erano presenti i Reduci Alpini Severino Perico (classe 1923) e
Severino Donadoni (classe 1925) - (Fotoidee, Carvico)
riusciti a fare gli
italiani. Pregiudizi,
avversioni, egoismi,
arrivismo e differenze
campeggiano
tuttora nei nostri
rapporti dialettici,
nel gestire la cosa
pubblica, le problematiche
del lavoro, dell’occupazione,
del disagio economico e sociale.
Trovano ancora posto fra noi la
demagogia, la furbizia, il clientelismo,
omertà e indifferenza. Quindi
l’ITALIA che vorremmo oggi au-
AVVISO AVVISO
AVVISO
La Medaglia d’Onore è concessa ai
cittadini italiani militari e civili deportati
e internati nei lager nazisti. In
assenza del titolare, l’istanza può
essere presentata dal coniuge, dai
figli, dai fratelli o dai nipoti. Poiché
riteniamo sia importante tenere
memoria dei nostri Veci alpini anche
attraverso l’assegnazione di una
medaglia, invitiamo tutti gli aventi
diritto a presentare domanda. L’operazione
è completamente gratuita in
quanto il Gruppo Alpini di Carvico si
prende carico di ogni spesa inerente
l’istruzione della pratica. Gli interessati
devono solo contattare il segretario
Silvio in Sede o telefonare al n.
338-1110267.
politici onesti e rispettosi dell’ambiente,
solidale verso i poveri, i
piccoli, gli ultimi. Però mi accorgo
che sto chiedendo troppo, forse sto
sognando, un mondo così esiste
solo nella mia fantasia. Ma questa
è tutta un’altra storia.
Silvio Riva
spicare, nelle celebrazioni del centocinquantesimo
anniversario della
sua unità, dovrebbe fondarsi
unicamente su criteri di concordia,
di collaborazione, di impegno comune.
Il TRICOLORE che ci riunisce
e ci rappresenta agli occhi del
mondo intero deve giustamente
rispecchiare il ROSSO fuoco di un
amore vicendevole corroborato dal
sangue dei tanti martiri che hanno
vissuto e lottato per la nostra unità.
Ci auguriamo che il BIANCO
possa significare trasparenza, accoglienza,
onestà in un popolo lavo-

atore, ricco di valori, colto, aperto
alla collaborazione e alla solidarietà.
E il VERDE della nostra bandiera
possa esprimere per tutti indistintamente
la speranza in un avvenire
fondato sulla LIBERTA’,
sulla FEDE, sulla sincera FRATEL-
LANZA. Fatti salvi incontestabili
DIRITTI e DOVERI. Però, vorrei
anche esprimere l’ augurio che
risuoni sacrosanto e leale quel versetto
che introduce un canto ancor
oggi rivolto al tricolore insieme al
VA’ PENSIERO di VERDI che ha
accompagnato il cammino della
(foto Piera Masoch)
Ogni anno troviamo importante
l’incontro con i
gruppi di giovani diversamente
abili “La nostra Famiglia” di Endine
Gaiano, “Camminiamo insieme”
di Sotto il Monte Giovanni
XXIII e la “Comunità alloggio” di
Trezzano Rosa. Questo incontro
ènel segno del progetto che il grande
Presidente Leonardo Caprioli
intraprese nel 1975 costruendo la
casa di Endine Gaiano, coniata con
il motto “Donare vuol dire amare”.
Gli alpini di allora non si tirarono
indietro all’invito, per tanti scattò
nostra unità fin dal 1861:
“VESSIL che palpiti al sol fulgente
su tutte Italie terre redente.....”
. Terre la cui unione è
costata sangue e sacrificio, ma
che ci consentono oggi di chiamarci
e di sentirci fratelli di
una PATRIA unica e fortunatamente
libera. SE NON LA
PENSASSIMO COSI’, dovremmo
vergognarci di essere AL-
PINI e specialmente ITALIA-
NI ..... .
VIVA L ‘ITALIA! VIVA GLI
ALPINI!
Celestino
quella volontà e
quel sentimento
di solidarietà che
culminò con la
realizzazione di
quella casa, fiore
all’occhiello degli alpini bergamaschi
che aiutano e difendono
ancor oggi con grande impegno.
La solidarietà non è
soltanto incontro di cordialità
e divertimento; ci sono momenti
che necessitano di impegno
diretto a cui gli alpini vengono
chiamati, e gli alpini fortunatamente
ci sono!!! Anche il
beato Don Carlo Gnocchi ci
insegnò molto, nell’amore e
nei sentimenti fu un grande
padre materiale e spirituale. In
tempo di pace seppe tradurre
Presenza degli Alpini di Carvico
nella costruzione della Casa di Endine-Gaiano
N. Nominativo
Mag.
1975
Lug.
1975
Nov.
1975
1 Turani Gustavo X X X
Note
Capogruppo
deceduto
2 Austoni Aldo X 1 deceduto
3 Bissola Ilario X
4 Carissimi Imerio X X X
5 Caseri Davide X X
6 Caseri Franco X X X
7 Chiappa Maurilio X X 2 deceduto
8 Frigeni Fabrizio X X
9 Ghisleni Renato X 1 deceduto
10 Ghisleni Zaverio X X 2 deceduto
11 Locatelli Adriano X
12 Locatelli Basilio X
13 Locatelli Benito X X X 3 deceduto
14 Locatelli Giuseppe X 1 deceduto
15 Locatelli Gustavo X X 2 deceduto
16 Locatelli Luigi X X X
17 Locatelli Remo X
18 Magni Giuseppe X X 2 deceduto
19 Magni Marino X
20 Mangili Pierino X 1 deceduto
21 Panzeri Luigi X
22 Papini Alessandro X X 2 deceduto
23 Papini Andrea X X 2 deceduto
24 Pelucchi Angelo X 1 deceduto
25 Pelucchi Eugenio X
26 Perico Angelo X 1 deceduto
27 Perico Biagio X
28 Perico Egidio X 1 deceduto
29 Perico Severino X X
30 Ravasio Giuseppe X
31 Regazzi Emilio X X 2 deceduto
32 Riva Temistocle X X 2 deceduto
33 Riva Vittorino X
34 Roncalli Arduino X 1 deceduto
35 Roncalli Emiliano X X X
36 Roncalli Mario X
37 Roncalli Maurizio X 1 deceduto
38 Rota Ferruccio X X X
39 Rota Gerolamo X
40 Rota Giovanni X X X
41 Rota Giuseppe X 1 deceduto
42 Rota Guido X 1 deceduto
43 Rota Luigi X 1
deceduto
Totale presenze 31 20 19
Tot.
Pres.
3
1
3
2
3
2
1
1
3
1
1
1
1
1
2
1
1
3
1
3
1
3

con concretezza, l’amore verso i
bambini fino a creare quella grande
fondazione che ancor oggi assolve
con impegno alle loro necessità.
Prima di morire Don Gnocchi
disse una famosa frase, storica a
Anche quest’anno è continuato
l’impegno alpino nelle
scuole; è importante e significativo il
compito che abbiamo abbracciato nei
confronti dei giovani, impegno di
grande significato storico, nella memoria
di quelle guerre tanto dolorose
alcune, ma altrettanto inutili altre.
Ovviamente alle nuove generazioni
oltre che ricordare le gesta e i sacrifici
degli alpini in tempo di guerra, ricordiamo
anche la bandiera simbolo di
identità, che tutti i popoli della terra
riconoscono e rispettano. Viene anche ricordato l’inno
degli italiani FRATELLI D’ITALIA perchè è nella fratellanza
e nella concordia che ogni popolo deve credere
e volere. Non venga mai meno il sentimento di italianità
mentre con la mano al cuore si inneggia al canto
dell’inno nazionale. Nell’incontro con i giovani,
non manca certamente il riferimento all’attività alpina
memoria di tutti gli alpini, suoi
carissimi amici: “Amìs, vé racumàndi
la mia baràca”. Ecco noi alpini
dovremmo continuare su questa
strada; tracciata da questi grandi
predecessori e non dimenticare
mai di “aiutare i vivi per onorare i
morti”. I nostri veci ci guardano da
lassù, nel paradiso di Cantore, non
deludiamoli!!!
Celestino
(foto Piera Masoch)
in tempo di pace. Impegno che i giovani, attraverso
immagini e anche dibattiti sembrano voler apprezzare,
non solo ma anche voler far parte di quella grande
famiglia alpina, come l' arruolamento volontario temporaneo.
Negli incontri con gli studenti naturalmente
non mancano i richiami a quei grandi valori che gli
alpini sanno trasmettere: l'invito a frequentare le nostre
belle sedi , le nostre meravigliose feste alpine,
dove trovano sicuramente allegria, disponibilità, ma
specialmente molta solidarietà, che è una forma di
altruismo che solo gli alpini sanno dare. Continueremo
anche in futuro su questa strada, perchè riteniamo
sia la strada giusta per coinvolgere i giovani a seguirci,
ma specialmente a tenerli lontani da pericoli continui
che la televisione, internet, e la stampa propina
loro; abbiano in futuro a credere nella musica, nello
sport, nella lettura che è la forma di una crescita sana
e intelligente. Gli alpini sono con loro! Sono sempre
stati presenti e lo saranno sempre! VIVA I GIOVANI!
Celestino
(foto Piera Masoch)

Torino culla del Risorgimento. Tra i monumentali
palazzi Vittorio Emanuele II, Camillo
Benso Conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi sognarono
l’unità di tutta l’Italia. A Palazzo Madama, sede del
primo Senato, il Mo. Giuseppe Verdi e il Prof. Alessandro
Manzoni ne legittimarono il progetto con la
loro prestigiosa presenza. Ogni angolo del centro cittadino
parla di Patria e di Tricolore. Eppure, proprio
nell’anno dedicato al 150° Anniversario dell’Unità
d’Italia, nei giorni dell’Adunata Nazionale degli Alpini,
a Torino c’era un grande assente: il Torinese. Il
Torinese ha imbandierato solo le poche, illustri vie
centrali mentre lo scorso
anno (scusate il campanilismo)
le bandiere partivano
dai più remoti paesi della
provincia e ti accompagnavano
fin dentro la città di
Bergamo; nella zona dove
ero alloggiato con il mio
gruppo, l’unico Tricolore
visibile era appeso ai lunghi
bracci di un’alta gru
(sic!). Il Torinese non si è
presentato lungo il percorso
della sfilata, ha preferito
andare al mare o ai monti
per non incontrare l’orda
alpina, ma non sa che l’Alpino
ti stende la fraterna
mano quando hai bisogno.
Il Torinese si è fatto sostituire
da appartenenti alle
più svariate etnìe che naturalmente
non possono
conoscere la nostra storia;
qualche straniero si avvicinava
e mi chiedeva se fossi
un cacciatore, il forestiero
non aveva colpe ma non
era così che sognavo la mia
adunata. Quali conclusioni
trarre da una simile esperienza?
Nelle grandi città
l’Alpino non è immediatamente
identificato come
portatore sano di amicizia,
impegno e solidarietà, al
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ADUNATE NAZIONALI
1920 Ortigara
1921 Cortina d'Ampezzo
1922 Trento
1923 Aosta
1924 Passo Tonale
1925 Udine
1926 Rifugio Contrin
1927 Pieve di Cadore
1928 Torino
1929 Roma
1930 Trieste
1931 Genova
1932 Napoli
1933 Bologna
1934 Roma
1935 Tripoli (Libia)
1936 Napoli
1937 Firenze
1938 Trento
1939 Trieste
1940 Torino
— 1941-47 - non svolte -
1948 Bassano del Grappa
1949 Bolzano
1950 - non svolta -
1951 Gorizia
1952 Genova
1953 Cortina d'Ampezzo
1954 Roma
1955 Trieste
1956 Napoli
1957 Firenze
1958 Trento
1959 Milano
1960 Venezia
1961 Torino
1962 Bergamo
1963 Genova
1964 Verona
1965 Trieste
1966 La Spezia
1967 Treviso
1968 Roma
1969 Bologna
1970 Brescia
1971 Cuneo
1972 Milano
1973 Napoli
1974 Udine
1975 Firenze
1976 Padova
1977 Torino
1978 Modena
1979 Roma
1980 Genova
1981 Verona
1982 Bologna
1983 Udine
1984 Trieste
1985 La Spezia
1986 Bergamo
1987 Trento
1988 Torino
1989 Pescara
1990 Verona
1991 Vicenza
1992 Milano
1993 Bari
1994 Treviso
1995 Asti
1996 Udine
1997 Reggio Emilia
1998 Padova
1999 Cremona
2000 Brescia
2001 Genova
2002 Catania
2003 Aosta
2004 Trieste
2005 Parma
2006 Asiago
2007 Cuneo
2008 Bassano del Grappa
2009 Latina
2010 Bergamo
84 2011 Torino

massimo viene indicato (ed è già qualcosa) quale erede
di soldati che nelle due guerre mondiali si sacrificarono
per la Patria. Probabilmente noi Alpini non sappiano
farci sufficientemente riconoscere o forse l’ineluttabile
scorrere del tempo ci condanna ad essere
comparse di un mondo che sta lentamente scomparendo.
Non ho risposte certe, penso però che sia meglio
disputare le adunate nazionali in città di media
grandezza, dove possiamo essere ben visibili e dove la
nostra storia suscita ancora interesse ed emozione. Per
quanto mi riguarda, posso solo dire che sono orgoglioso
di avere militato in un
corpo straordinario e ogni volta
che metto il cappello alpino il
mio pensiero corre ai Veci che
mi hanno preceduto. Le generazioni di Alpini si susseguono
uguali nel tempo, legate nello spirito con chi
è venuto prima, per un’Italia sempre migliore, nel
solco tracciato dai grandi uomini che l’hanno pensata,
voluta e difesa, anche a costo della vita. A Torino gli
Alpini c’erano, ma il Torinese chi l’ha visto?
S.R.
(foto di Roberto Bezzi, Alida Bonacina, Riccardo Ghisleni e Gianpaolo
Locatelli)
Tra le fotografie quattro alpini di Carvico al S.O.N. dell’Adunata, da
sinistra: Roberto Brignoli, Marco Brambilla, Gianmario Brembilla e
Domenico Regazzi

Da anni coltiviamo con gli
alpini piemontesi di Arborio
reciproci rapporti di profonda
stima e fraterna amicizia, frutto di
consolidati e significativi trascorsi
comuni di vita alpina. Con vivo
piacere abbiamo quindi accettato
la proposta del loro capogruppo,
Paolo Invernizzi, di suggellare con
la cerimonia del gemellaggio i sentimenti
che ci uniscono. Ma non è
tutto. Nell’ambito della ricorrenza
dei 150 anni dell’Unità d’Italia,
l’amico Paolo ha inteso estendere il
gemellaggio a gruppi appartenenti
a regioni italiane che in qualche
maniera potessero essere idealmente
ricondotte all’epopea risorgimentale
e, in particolare, all’impresa
garibaldina. Il gemellaggio
ha perciò coinvolto anche gli alpini
liguri di Masone e quelli toscani di
Viareggio; in tal modo le vicende
patriottiche e garibaldine avrebbero
trovato la giusta ricomposizione
nelle quattro regioni rappresentate.
Arborio significa Piemonte e
quindi Savoia, quali primi monarchi
del nascente Stato italiano, Carvico
tiene alto il nome della Lombardia
e di Bergamo “Città dei
Mille”, Masone è la Liguria e Genova
e lo scoglio di Quarto dal
quale i Garibaldini partirono per
raggiungere la Sicilia, Viareggio è
la Toscana con i rifornimenti di
armi e vettovaglie per Garibaldi a
Talamone. Carichi di questi significati
ci siamo ritrovati ad Arborio il
5 giugno per una memorabile ceri-
monia che il maltempo non è riuscito
a frenare. Accompagnati dal
Sindaco e dal gonfalone cittadino,
uniti ai gruppi alpini prossimi di
Calusco d’Adda, Sotto il Monte
Giovanni XXIII e Villa d’Adda
siamo stati felici di conoscere alpini
abitanti in luoghi lontani da
Carvico ma che con noi condividono
valori e ideali. I rapporti con i
gruppi gemellati si sono poi ulteriormente
rafforzati in occasione
della trasferta a Viareggio di domenica
28 agosto. Quel giorno
nella città toscana veniva intitolata
una piazza al Beato Don Carlo
Gnocchi; considerata la particolare
devozione degli alpini lombardi a
Don Carlo Gnocchi (cappellano
della Tridentina in Russia) non
potevamo mancare. Personalmente
non ero presente per gravi motivi
familiari, ma i resoconti riferitimi
sulla giornata sono stati tutti positivi
e quindi sappiamo che da oggi
(o meglio dal 5 giugno) possiamo
contare su gemelli alpini tra le
austere montagne dell’entroterra
genovese e sulle assolate spiagge
del mare toscano.
S.R.
(foto di Pinuccia Farina e Roberto Bezzi)

Si chiamano Andriy, Kolya
(Nikolay), Sasha, hanno
dagli otto ai dodici anni, sono bellissimi,
negli occhi e nel cuore hanno
una gran voglia di vivere. Forse
l’unica loro colpa è di essere nati
nel posto sbagliato e nel momento
sbagliato. Pur così piccoli hanno
alle spalle storie familiari dolorosissime,
fatte di genitori scomparsi
Il 21 giugno di quest’anno è iniziata la nostra prima esperienza:
“ospitare un bambino ucraino”. Eravamo a conoscenza
di queste iniziative, ma non avevamo mai preso in
considerazione la possibilità di farlo, poi un giorno, durante
la S. Messa, il nostro parroco ha fatto un appello alle
famiglie che potevano essere disponibili a ospitare uno di
questi bambini, io e mio marito ci siamo detti: “Perché
no?!”. Ne abbiamo parlato con i nostri figli e anche loro
sembravano entusiasti, allora ci siamo informati e resi
disponibili. Il giorno del suo arrivo eravamo emozionati
ma anche preoccupati, perché sapevamo che il bambino
non parlava italiano e pensavamo a come poter comunicare,
ma dobbiamo dire che siamo stati molto fortunati.
Andriy, così si chiama, è un bravissimo bambino e si è
subito saputo adattare, e un po’ imitando i nostri figli , un
po’ a gesti, non abbiamo avuto nessuna difficoltà, anzi è
stata una bellissima esperienza, sia per noi genitori che
per i nostri figli. Sapere di poter condividere un po’ della
nostra fortuna con qualcuno che ne ha un po’ meno, ci
ha riempito il cuore di gioia. Adesso aspettiamo con ansia
che arrivi l’anno prossimo per riabbracciare il nostro caro
Andriy.
Katia Katia
Katia
prematuramente a seguito di gravi
malattie o addirittura mai conosciuti.
Vengono in Italia per trovare
una pausa di normalità nella
loro difficile esistenza. In particolare,
per i bimbi provenienti dalle
zone contaminate dal disastro nucleare
di Chernobyl, i periodi di
soggiorno rivestono anche valenza
terapeutica utile ad accrescere l’aspettativa
di vita, è stato
calcolato che un mese trascorso
nel nostro paese
equivale ad allungare di
quasi un anno la loro speranza
di vita. Non avevo
mai pensato a queste cose
ma in effetti mi sono accorto
che con il costo di un
caffè al giorno posso cambiare
la vita di un abitante
della Terra. Dopo simili
considerazioni Matteo
Angeloni, Gianluca Loca-
La testimonianza della famiglia Angeloni
telli ed io abbiamo deciso di coinvolgere
le nostre rispettive famiglie
nel tendere la fraterna mano
alpina verso bimbi di terre lontane.
Lo facciamo in silenzio e umiltà,
nella più rigorosa tradizione alpina,
consapevoli che la ricompensa
più grande sarà di sentirci un giorno
rivolgere da questi bambini le
stesse parole che i loro bisnonni
dicevano ai bravi Alpini in Russia:
“Italianski Karasciò!” (“Italiani brava
gente!”).
S.R.
Nella foto in alto: Kolya (Nikolay) con Gianluca Locatelli e la moglie Lucilla a Cremeno
(LC)
Nella foto in basso: Sasha e Andriy (i primi due in basso da destra) presso la nostra
Sede con le famiglie di Matteo Angeloni e di Silvio Riva
Il 13 luglio la nostra bellissima sede ha accolto dei nuovi
piccoli amici ucraini per una piacevole serata in compagnia.
Questi bambini provengono dalla regione di Chernigov
devastata 25 anni fa dal disastro di Chernobyl e fanno
parte del progetto “ospitalità terapeutica” gestita dall’-
associazione “Ti Ti do una mano mano“. mano
Scopo del progetto è
offrire a questi bambini l’opportunità’ di aumentare le
proprie difese immunitarie grazie alla permanenza in
ambienti non contaminati e un’alimentazione più’ ricca di
vitamine e proteine. Tra questi bambini c’era Andriy, un
bimbo di 8 anni, che dopo 30 giorni nella nostra famiglia
ha lasciato un bellissimo ricordo. E’ stato bello vedere la
sua gioia nel fare cose per noi ormai banali, dal mangiare
lasagne, giocare nelle piscine, persino il suo sguardo dal
finestrino della macchina ti fa capire quanto siamo fortunati
e da’ soddisfazione poterla condividere. Esperienza
che consigliamo sia per l’aiuto dato al bimbo, ma anche
come crescita personale e dei propri figli. Con Andriy
c’era anche Sasha, ospite della famiglia alpina Riva, spero
che il prossimo anno il numero aumenti.
Per informazioni www.tidounamanoonlus.org
Matteo
Matteo
Confidiamo che altre famiglie alpine (e anche non alpine) possano unirsi a noi per progetti di adozione a distanza o di ospitalità, nel
segno dell’impegno e della solidarietà tanto caro agli appartenenti alle Truppe Alpine. Per informazioni rivolgersi alle associazioni TI
TI
DO DO UNA UNA MANO MANO MANO di Capriate S.G. (BG) e M.I.R. M.I.R. M.I.R. di Cremeno (LC), oppure contattare direttamente le nostre famiglie.

Il recupero del secondo
quadro (quello di dimensioni
maggiori) presente nella chiesetta
alpina, eseguito dal nostro
solito restauratore, ha presentato
non poche difficoltà, ma ha regalato
la sorpresa della scoperta di
data e firma dell’autore, fino a quel
momento sconosciuto. Il dipinto si
presentava molto offuscato dallo
sporco e dall’ossidazione di vecchie
verniciature; nella metà inferiore
si evidenziava una vasta zona
ridipinta. L’intervento ha consentito
di ripristinare l’opera attraverso
una accurata pulizia che, fin dove
era possibile, ha riportato alla luce
i colori originali. Purtroppo il colore
blu del manto della Madonna è
risultato irrimediabilmente compromesso
e si è quindi provveduto
ad una integrazione attraverso
leggere velature. Anche la cornice,
che è contemporanea all’opera, è
stata ripristinata togliendo le precedenti
ridipinture e riportando
così in evidenza i toni originali di
finto marmo verde venato, anziché
bianco, e l’argentatura a foglia
sugli intagli che era stata coperta
da una pittura dorata. Il dipinto è
stato anche rifoderato su una nuova
tela di rinforzo e applicato su
un nuovo telaio di legno, essendo
quello precedente ormai compromesso.
In questo lavoro, come nel-
Il quadro com’era prima dell’intervento
l’altro, il restauratore, che possiede
anche una evidente formazione
artistica, ha dimostrato di lavorare
nel rispetto della grande tradizione
pittorica di un tempo, pur avvalendosi
delle moderne tecnologie. In
linea con le attuali disposizioni ha
utilizzato prodotti non invasivi e
reversibili. Il restauro ha rimesso
in luce la data e il nome dell’autore
dell’opera che si trovano sull’alzata
dello scalino in basso a destra;
così ora si può leggere: “JO. CHI-
SOlLETTUS. FACEBAT. 1698”. Si
tratta di Giovanni Chizzoletti, artista
bergamasco vissuto a cavallo
tra il XVII e XVIII secolo. Di lui si
hanno poche notizie: probabilmente
è nato a Bergamo verso il 1655
Il quadro nello splendore del restauro
ed è morto dopo il 1733; si sa che
aveva una bottega in borgo San
Leonardo e si conoscono alcune
sue opere conservate nelle chiese
della bergamasca. La sua pittura
risulta molto vicina a quella del
grande pittore bergamasco Gian
Paolo Cavagna (Bergamo 1556–
1627) vissuto diversi decenni prima
di lui, da cui ha preso evidente
ispirazione copiandone in alcuni
casi figure e composizioni. Il dipinto
raffigura uno degli episodi più
intensi dell’iconografia cristiana: la
Visitazione di Maria alla cugina
Elisabetta, come narrato nel Vangelo
di Luca capitolo 1° versetti
39–56. È in questo episodio che
l’Evangelista fa pronunciare a Ma-

ia la famosa preghiera del Magnificat.
Nel Vangelo si narra che Maria,
dopo aver ricevuto da parte
dell’Arcangelo Gabriele l’annuncio
del concepimento e saputo che
anche la cugina Elisabetta aspettava
un figlio in tarda età, si mette in
viaggio e in fretta raggiunge la
parente. Il dipinto mostra il momento
dell’incontro fra le due donne;
i loro sguardi intesi ci trasmettono
una profonda sintonia: entrambe
partecipano concretamente
al progetto di Redenzione del
mondo e ne condividono l’attesa.
L’artista ha voluto evidenziare lo
scarto generazionale tra Maria ed
Elisabetta per sottolineare la separazione
teologica tra Giovanni
Battista, figlio di Elisabetta, che è
l’ultimo profeta dell’Antico Testamento
e Gesù, figlio di Maria, da
cui avrà inizio il nuovo corso della
storia col Nuovo Testamento. La
ATTIVITA’ 2011 Anche nel 2011 abbiamo
dato il nostro decisivo contributo con la
presenza in numerose manifestazioni a
carattere locale; per brevità indichiamo le
principali (tra parentesi il numero medio di
alpini intervenuti): skyrunner Monte Canto
(12), corsa ciclistica Monvico (10), corsa
podistica festa paesana (10), attività in
oratorio e festa paesana (12). A queste si
devono aggiungere le maggiori manifestazioni
organizzate dal Gruppo: festa della
Solidarietà (25), festa di Ferragosto (20),
costruzione della Capanna di Natale (16).
PROTEZIONE CIVILE Il nostro nucleo
A.N.A. ha operato con la consueta passione
(vedi tabella a fianco), pur in presenza di
limitate e precarie soluzioni di movimento e
trasporto; nel corso dell’anno 2012 dovremo
pensare di destinare importanti risorse al
completamento della sua dotazione logistica
per adeguarne gli interventi alla richiesta di
sempre più elevati parametri di efficienza e
professionalità.
80° ANNIVERSARIO Nel prossimo anno
2012 cade l’80° anniversario di fondazione
E’ andato avanti
… lascialo
andare
per le tue
montagne.
Luigi Rota 1929-2011
scena si svolge all’interno di un
cortile, davanti alla soglia della
casa di Zaccaria che si vede sbucare
fuori dall’uscio mentre guarda
con intensa commozione l’abbraccio
delle due donne; il vecchio
sacerdote, con una mano si sostiene
allo stipite della porta e con
l’altra accenna una sorta di benedizione.
L’altro uomo, San Giuseppe,
si trova dalla parte opposta, vicino
alla consorte; lo si vede indaffarato
a portare i bagagli e assume una
posizione in movimento; sembra
che sia appena arrivato alla casa di
Zaccaria e Maria lo abbia preceduto
per incontrare al più presto la
cugina. Nel dipinto si possono
notare molti particolare anedottici:
l’anello nuziale di Elisabetta in
primo piano; le chiavi e il borsellino
penzolanti dalla cintura della
Santa; il fardello da viaggio appeso
al bastone di Giuseppe; il cappello
del Gruppo, chiamiamo a raccolta tutti gli
Alpini di Carvico perché vogliamo fare una
grande festa che inizierà venerdì 15 giugno
2012 e terminerà con le celebrazioni alpine
di domenica 24 giugno 2012; il programma
completo delle manifestazioni è in corso di
definizione.
SERVIZIO D’ORDINE Un ringraziamento
particolare è dovuto ai sei alpini impegnati
durante tutto l’anno per le attività di affiancamento
della Polizia Municipale, nell’ambito
del Servizio d’Ordine istituito dal Comune di
Carvico.
MUSEO ALPINO Finalmente siamo riusciti a
concretizzare il sogno di quanti iniziarono la
costruzione della nostra bella Sede. Al piano
superiore ha cominciato a prendere forma il
Museo Alpino con alcuni singolari reperti di
storia alpina oltre a interessanti contributi
fotografici della vita del nostro Gruppo.
Avremo modo di ritornare sull’argomento,
ma è doveroso fin da ora rendere merito al
consigliere Celestino Rota che a questo
della Madonna tenuto sulle spalle:
questi particolari descrivono e
raccontano con più precisione la
vicenda e hanno lo scopo di contestualizzare
l’episodio in un momento
storico reale e non immaginario,
calando quindi l’evento evangelico
in un episodio narrativo
di vita vissuta. Sono molti i messaggi
che quest’opera può comunicare
ancora oggi e, prendendo a
prestito un versetto dal Magnificat,
suggerirei la frase: “Grandi cose ha
fatto in me l’Onnipotente”. Nel
viso delle protagoniste, due comuni
donne vicine alla vita quotidiana
di ciascuno di noi, si intravede
infatti la solidale speranza della
fede che le sostiene con fiducia e
che allarga i loro sguardi ai grandi
progetti di Dio.
Prof. Diego Bellamoli
INTERVENTI DEL NUCLEO DI PROTEZIONE CIVILE
Data Località Intervento Volontari
26 febbraio 2011 Celana Ripristino sentiero del Papa 10
12 marzo 2011 Alzano L. Pulizia torrente Nese 9
16 aprile 2011 Calusco d’Adda Ripristino strada dei Verghi 6
17 settembre 2011 Monasterolo Pulizia torrente 12
15 ottobre 2011 Carvico Servizio per il Giro d’Italia 9
12 novembre 2011 Ambivere Pulizia torrente Dordo 10
Orario
07:12
07:12
07:12
07:12
11:13
07:12
Ore
50
45
30
60
18
50
progetto si è dedicato con notevole passione
e impegno.
TESSERAMENTO 2012 Assemblea generale
dei soci sabato 17 dicembre 2011 alle ore
20:30 presso la Sede per lo scambio di
auguri con il taglio del panettone, l’illustrazione
delle attività svolte nell’anno 2011, i
programmi per l’anno 2012 e, sicuramente,
per il rinnovo del bulì.
SOLIDARIETA’ 2011 Nonostante la crisi,
anche quest’anno siamo riusciti a donare:
• Istituto Paolo Belli 500,00
• Ist. Oncolog.Bergamo 500,00
• Istituto Don Gnocchi 500,00
• Casa Alpina Endine Gaiano 500,00
• Donaz disabili (Fed.Caccia) 150,00
• S.Messa Alpini andatiavanti 150,00
• Donaz.alluvionati Vicenza 500,00
• Donazione Oratorio 500,00
• Donaz. “Una Casa per Luca” 200,00
Totale 3.500,00

Comi Tamrat, mamma
Roberta e gli alpini di
casa, papà Ivan e dal
Cielo nonno Giovanni,
ringraziano gli alpini
per la gentile concessione
della sede per la celebrazione
della riuscita
festa di Battesimo.
L’alpino Morgan
Bergamini con la
moglie Gigliola Formenti
annuncia la
nascita di Michela
avvenuta il 21 luglio
2011, che va ad unirsi
al piccolo Francesco

1 2 3
1) Fiorenzo Biffi in servizio alla S.M.ALP S.M.ALP di Aosta nel settembre 1967 “pesa” due commilitoni; 2)
Merano 1962 Gruppo A.M. Vestone Vestone Basilio Lio Locatelli (primo a sinistra in basso 35a btr.), Martino
Ravasio (in centro in basso 33a btr.), Gustavo Locatelli (1940-2005 primo a destra in alto 32a btr.);
3) Montorio Veronese 1962: al C.A.R. C.A.R. Gustavo Locatelli (1940-2005) e Marino Magni.
4 5
4) Verona 1962: al C.A.R. C.A.R. Giovanni Agazzi (secondo a destra) Basilio Lio Locatelli (in centro); 5)
Temù 12 giugno 1959 Cima Bleis quota 2200: Lanfranco Turani del Gruppo A.M. Sondrio Sondrio (secondo
da destra in piedi).
6 7
6) Passo del Tonale 1968: Giovanni Rota del Gruppo A.M. Bergamo Bergamo (al centro poco dietro il Gen.
Forneris) ad una cerimonia presso il Sacrario Militare; 7) Mario Codalli del Gruppo A.M. Sondrio
Sondrio
(52a btr.) a Vipiteno il 14 marzo 1971;
8
8) Bolzano Caserma Mignone 1982: Stefano Terzi al Reparto Reparto Reparto Comando Comando 4° 4° C.A.Alpino C.A.Alpino; C.A.Alpino 9) Merano,
Caserma Bosin 1984: Roberto Piccolo della Compagnia Compagnia Compagnia Comando Comando e e Trasmissioni Trasmissioni Orobica Orobica (il secondo
a sinistra); 10) Plan de Corones giugno 1990: Giuseppe Perico (a destra) del Battaglione Tren- TrenTren- to to di Brunico
Invitiamo tutti gli Alpini a fornire le foto della loro naja per la pubblicazione sui prossimi numeri
de “Ol Scarpù de Carvic”.
9
10
IL TESSERAMENTO
Anno Alpini Amici Totale
1930 69 69
1931 60 60
1932 52 52
1933 39 39
1934 30 30
1935 25 25
1936 20 20
1937-54
- non disponibile -
1955 42 42
1956 51 51
1957 55 55
1958 53 53
1959 52 52
1960 47 47
1961 41 41
1962 45 45
1963 50 50
1964 54 54
1965 52 52
1966 58 58
1967 66 66
1968 67 67
1969 69 69
1970 78 78
1971 91 91
1972 103 103
1973 126 126
1974 130 130
1975 130 130
1976 134 134
1977 137 137
1978 139 139
1979 136 1 137
1980 130 1 131
1981 135 7 142
1982 135 8 143
1983 134 11 145
1984 131 10 141
1985 130 11 141
1986 133 11 144
1987 131 14 145
1988 133 15 148
1989 136 17 153
1990 133 22 155
1991 141 24 165
1992 142 26 168
1993 143 28 171
1994 137 32 169
1995 141 35 176
1996 140 36 176
1997 140 37 177
1998 141 38 179
1999 139 40 179
2000 136 41 177
2001 136 41 177
2002 138 41 179
2003 140 43 183
2004 137 46 183
2005 137 49 186
2006 138 47 185
2007 134 50 184
2008 140 52 192
2009 143 48 191
2010 151 47 198
2011 153 49 202

GRAZIE!
GRAZIE!
Grazie di cuore agli Alpini, agli Amici e a
tutti coloro che hanno collaborato con noi
nell’anno 2011. Un ringraziamento speciale
all’impresa edile “Edilizia Ravasio” e al
“Magazzino Edile Locatelli Giovanni” per il
costante e determinante contributo offerto
a sostegno di ogni nostra iniziativa.
In questo numero
hanno scritto:
Matteo Angeloni, Solza
Prof. Diego Bellamoli
Katia Buriola, Solza
Silvio Riva
Celestino Rota
hanno fotografato:
Roberto Bezzi, Campagnola
Alida Bonacina
Pinuccia Farina
Fotoidee, Carvico
Foto Studio Placido, Terno d’Isola
Riccardo Ghisleni, Calusco d’Adda
Gianpaolo Locatelli
Piera Masoch
Silvio Riva
Studio Corini, Grumello del Monte
hanno collaborato:
Morgan Bergamini, Terno d’Isola
Fiorenzo Biffi
Angelo Bolognini
Gianmario Brembilla
Davide Caseri
Isa Cisani
Mario Codalli
Ivan Comi
Candida Ghisleni
Paolo Invernizzi, Arborio (VC)
Basilio Locatelli (Lio)
Gianluca Locatelli, Cremeno (LC)
Luigi Locatelli (Barachèt)
Marino Magni
Giuseppe Perico (Beppe)
Roberto Piccolo
Dott. Paolo Plini, Roma
Giovanni Rota (Nino)
Cirillo Isidoro Rota (Doro)
Stefano Terzi
Lanfranco Turani
che ringraziamo.