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CATALOGO FESTIVAL 2005 - Campus Internazionale di Musica

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quadramento obbligato in schemi compositivi che sono estra<br />

nei alla natura del materiale sonoro; e così nella volontà <strong>di</strong><br />

realizzazione <strong>di</strong> detti schemi si esplica l’atto stesso del com<br />

porre<br />

Naturalmente non vuole essere questa un’autocritica ma<br />

piuttosto e soprattutto un’affermazione della vitalità e del<br />

l’interesse suscitato in me dalla prima esperienza elettronica:<br />

e il risultato non vuole essere una realizzazione ma soltanto<br />

una riserva un tentativo <strong>di</strong> porre a se stesso problemi <strong>di</strong><br />

carattere compositivo <strong>di</strong> porseli non <strong>di</strong> risolverli allo scopo<br />

<strong>di</strong> poter affrontare in futuro i mezzi elettroacustici in modo<br />

da integrarne i problemi specifici nella propria attività <strong>di</strong> com<br />

positore e mirando non tanto alla confezione <strong>di</strong> prodotti arti<br />

gianalmente efficienti quanto piuttosto alla scoperta <strong>di</strong><br />

oggetti nuovi e alla loro assimilazione e circolazione entro i<br />

limiti della propria esperienza in<strong>di</strong>viduale<br />

Franco Donatoni<br />

BRUNO MADERNA Serenata III per nastro magnetico<br />

Nelle note <strong>di</strong> pesentazione <strong>di</strong> questo brano per la prima esecu<br />

zione avvenuta presso la Biennale <strong>di</strong> Venezia Maderna così lo<br />

descrive: «E’ una composizione <strong>di</strong> soli suoni <strong>di</strong> marimbaphon e<br />

flauto dove la forma musicale e la curiosità tecnica sta nel<br />

procedere da un suono corto a carattere percussivo (quello<br />

della marimba) ad un suono lungo a carattere espressivo ed<br />

interpretato (suono del flauto) La forma ricorda quella del<br />

prelu<strong>di</strong>o ma è qui concepita come una trasmutazione del<br />

materiale sonoro» Dunque il materiale sonoro è ricavato dai<br />

due strumenti citati ed è in seguito elaborato in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong><br />

ma senza l’impiego <strong>di</strong> suoni generati elettronicamente In<br />

occasione della “prima” veneziana il titolo della composizione<br />

era Serenata terza per nastri magnetici; successivamente esso<br />

fu ridotto a Serenata III<br />

La composizione del brano secondo le informazioni del cata<br />

logo RAI e dei programmi <strong>di</strong> sala risale al La realizzazio<br />

ne venne effettuata a Milano presso lo Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Fonologia<br />

<strong>Musica</strong>le con l’assistenza del tecnico Marino Zuccheri I <strong>di</strong>ritti<br />

<strong>di</strong> esecuzione del nastro a tracce furono acquisiti dalle<br />

E<strong>di</strong>zioni Suvini Zerboni; la durata è <strong>di</strong> ’”<br />

Serenata III nacque come composizione elettronica a se stante<br />

e non si hanno notizie <strong>di</strong> rimaneggiamenti successivi<br />

Le principali tecniche <strong>di</strong> elaborazione dei materiali sonori sem<br />

brano essere: variazione <strong>di</strong> velocità (con o senza variazione <strong>di</strong><br />

frequenza) sovrapposizioni mo<strong>di</strong>ficazione dei transitori d’at<br />

tacco montaggio uso <strong>di</strong> eco<br />

Tiziano Popoli<br />

(da: Bruno Maderna: Documenti a cura <strong>di</strong> Mario Baroni<br />

e Rossana Dalmonte Milano Ed Suvini Zerboni )<br />

ALDO CLEMENTI Ideogrammi N per flauto e strumenti<br />

Sino a quando ho iniziato questo lavoro richiestomi da<br />

Severino Gazzelloni e a lui de<strong>di</strong>cato il flauto mi era apparso<br />

come materia inarticolabile in quanto vincolata a certi luoghi<br />

comuni; lo pensavo insomma solo come destinato per sua<br />

natura a sfociare inevitabilmente (dati anche alcuni equivoci<br />

<strong>di</strong> oggi) nel liberty e nel “floreale” Questo han<strong>di</strong>cap filtrato<br />

inconsapevolmente attraverso l’impegno <strong>di</strong> scrivere per un<br />

simile flautista si mutò da un lato in stimolo a “cercare” dal<br />

l’altro nel piacere <strong>di</strong> violentare alcuni ere<strong>di</strong>tari <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> lin<br />

guaggio (a mio parere) dello strumento<br />

Il problema più attraente sorto da questo stato <strong>di</strong> autosugge<br />

stione era <strong>di</strong> trasformare nel proprio contrario i tre lati che più<br />

m’infasti<strong>di</strong>vano: la <strong>di</strong>namicità degli aspetti virtuosistici conce<br />

pita solo come materiaportante o come veicolo <strong>di</strong> false vitto<br />

rie; l’espressività ad ogni costo delle zone cantabili; la staticità<br />

inespressiva delle note lunghe affidate passivamente a una<br />

bellezzainsè “materiale” dello strumento Il contrario: “cam<br />

pire” le zone <strong>di</strong>namiche isolandole nello spazio (fissità stiliz<br />

zazione) creando dei molteplici rapporti (movimento); “cal<br />

mare” l’espressione; creare delle lineeforza all’interno dei<br />

valori lunghi<br />

Anche per il flauto come per l’organico la <strong>di</strong>namica formale è<br />

risolta me<strong>di</strong>ante dei circuiti autonomi anzi automatici (auto<br />

matismo come in pittura è inteso in rapporto al «gesto o<br />

serie <strong>di</strong> gesti non consciamente controllati») dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong><br />

figurazione creati astrattamente all’inizio (cioè durante il<br />

lavoro preparatorio) quali parti <strong>di</strong> un “catalogo” continuo pur<br />

nella progressiva <strong>di</strong>fferenziazione fisionomica e agenti in rap<br />

porti vicini o lontani quin<strong>di</strong> implicanti una tensione più o<br />

meno lenta della memoria Per quanto riguarda gli strumenti<br />

il processo avviene naturalmente grazie a una varia circolazio<br />

ne attraverso i <strong>di</strong>fferenti timbri la scelta dei quali ha rappre<br />

sentato per me una seconda sollecitazione Un complesso<br />

jazz ma solo fisicamente ( clarinetti clarinetto basso sas<br />

sofoni trombe e tromboni xilofono vibrafono pianofor<br />

te contrabbasso percussione) contrastante con la natura<br />

apollinea dello strumento solista Le figurazioni ad accor<strong>di</strong> ed<br />

omofoniche percorrono soprattutto le “sezioni” (cltti sax<br />

trbe e trbni) Sul piano generale della composizione si<br />

sovrappongono delle “isole” <strong>di</strong> soli e tutti<br />

Il pezzo () è nato come tutti gli altri a partire dai Tre<br />

Stu<strong>di</strong> per orchestra da camera () me<strong>di</strong>ante dei proce<br />

<strong>di</strong>menti grafici <strong>di</strong> una tecnica a collage tradotti successiva<br />

mente sul pentagramma<br />

Il titolo rappresenta l’aspirazione a un’estrema semplicità del<br />

gesto sonoro e in particolare del segno appunto “ideografi<br />

co”; anche nel senso che parafrasando una famosa frase l’o<br />

recchio ha delle possibilità <strong>di</strong> vedere che l’occhio non conosce<br />

Aldo Clementi

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