Mitra & mandolino IMPAG. - Gaffi

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30.05.2013 Views

Per Maria Grazia la scomparsa della signora Concetta con tanto di pizze, arancini e coca cola era stata dunque drammatica ma la bambina per qualche ragione profonda aveva da tempo iniziato a pensare che le persone apparivano e scomparivano senza molte spiegazioni. Un po’ c’erano un po’ non c’erano. Punto e basta. E quelle che non c’erano ora, magari non erano vere. Se le era inventate, visto che poi non se ne ricordava più tanto bene. Così con la stessa naturalezza aveva finito per accettare, sempre lo stesso giorno, la altrettanto misteriosa comparsa di un ragazzino che, le dissero, era suo fratello. Aveva rifatto le scale con il fiato in gola per andare a raccontare al nonno la storia della signora Concetta. Le parole le si smozzicavano per la fatica, perchè i gradini erano altissimi e lei voleva sbrigarsi. Diceva: “nonno, nonno... Gli arancini sono scomparsi... Cioè la signora è scomparsa... Con gli arancini.” Insomma si ingarbugliava, povera bambina, fin quando sul pianerottolo in cima alle scale vide un ragazzino che avrà avuto 10 anni o poco più e che a Maria Grazia sembrava di aver già incontrato da qualche parte. Se ne stava immobile vicino agli zii e ai cugini e pareva in verità un profugo. Aveva i capelli nerissimi, la carnagione scura e bella come quella di un indiano, le lunghe ciglia su occhi grandi e tristi come di chi ha visto tante cose brutte e ha masticato il sapore amaro della solitudine, ma non è riuscito a piangere. Così nonostante i pantaloni con le bretelle un po’ troppo corti sulle scarpe consumate con i lacci e il maglioncino a righine che qualche nonna doveva aver sferruzzato con avanzi di lana ruvida sulla pelle, sembrava più grande della sua età. Un piccolo grande ometto severo e compassato. Forse lui sapeva bene che la bella signora dai capelli scuri e le mani candide non era frutto della fantasia. Era scomparsa come la signora Concetta ma lui la stava ancora aspettando. 78 La scelta “Dottor Ernesto, dottor Ernesto… non mi lasci… mi tenga con lei.” A parlare così è una signora piccoletta, goffa dentro una tuta da ginnasti-

ca grigia che le fascia troppo i fianchi enormi su piedi e gambe minute. Le manca un dente e non capisco se scherza o fa sul serio perché implora spalancando troppo la bocca e ha gli occhi furbi di chi la sa lunga. Non so quale reato abbia commesso. Il dottor Esti sorride paziente.“Lo sai che mi chiamo Antonio Esti, non Ernesto… va beh… che succede?” Le donne gli si fanno intorno. C’è una ragazza magrissima, con un giacchetto di lana rossa che le balla sulla schiena curva e ossuta. Continua a chiedermi chi sono. È molto agitata. Ha la voce grossa, come impastata di medicine. Racconta al dottore che la madre non le ha voluto parlare ancora una volta al telefono. Del resto la madre le ha sempre detto che “è la fonte delle sue disgrazie”. “Non ho mangiato niente… si vede vero? Sono dimagrita troppo? Prometto dottore, più tardi mangio qualcosa.” Dal fondo del corridoio una signora di mezz’età continua a ripetere soltanto “dottore, dottore...” un ritornello che vale una richiesta. Oggi è un giorno importante a Castiglione. È in arrivo una nuova dottoressa. Le pazienti del reparto arcobaleno verranno redistribuite tra il dottor Vernizzi, che è qui da tanto tempo, il dottor Esti che per il suo carattere allegro sembra godere di molte simpatie, e la nuova arrivata. Non la conoscono. Hanno paura di essere “cedute”. Chi è più consapevole dell’importanza del rapporto tra medico e paziente teme di dover ricominciare tutto da principio. Chi non è in grado di capire, perché la follia non gli lascia tregua, avverte soltanto l’agitazione delle altre. Una sensazione sulla pelle. Come un tam tam di guerra che fa drizzare le orecchie. Un segnale di pericolo primordiale che scatena reazioni a volte buffe. “Come è bello oggi, dottor Antonio… che bel vestito …” dice una vecchietta con il dialetto del nord e le zeta tutte dolci come la gente di Romagna.“Chi è questa bella ragassa che ha portato? Lei ha l’occhio lungo dottore… non sarà mica la dottoressa?” Il dottor Esti si vede costretto a spiegare che non sono io la dottoressa e così quei fremiti si placano. 79

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arancini e coca cola era stata dunque drammatica ma la bambina per qualche<br />

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Punto e basta. E quelle che non c’erano ora, magari non erano vere. Se le era inventate,<br />

visto che poi non se ne ricordava più tanto bene. Così con la stessa naturalezza<br />

aveva finito per accettare, sempre lo stesso giorno, la altrettanto misteriosa<br />

comparsa di un ragazzino che, le dissero, era suo fratello. Aveva rifatto<br />

le scale con il fiato in gola per andare a raccontare al nonno la storia della signora<br />

Concetta. Le parole le si smozzicavano per la fatica, perchè i gradini erano<br />

altissimi e lei voleva sbrigarsi. Diceva: “nonno, nonno... Gli arancini sono<br />

scomparsi... Cioè la signora è scomparsa... Con gli arancini.” Insomma si ingarbugliava,<br />

povera bambina, fin quando sul pianerottolo in cima alle scale vide<br />

un ragazzino che avrà avuto 10 anni o poco più e che a Maria Grazia sembrava<br />

di aver già incontrato da qualche parte. Se ne stava immobile vicino agli<br />

zii e ai cugini e pareva in verità un profugo. Aveva i capelli nerissimi, la carnagione<br />

scura e bella come quella di un indiano, le lunghe ciglia su occhi grandi e<br />

tristi come di chi ha visto tante cose brutte e ha masticato il sapore amaro della<br />

solitudine, ma non è riuscito a piangere. Così nonostante i pantaloni con le bretelle<br />

un po’ troppo corti sulle scarpe consumate con i lacci e il maglioncino a righine<br />

che qualche nonna doveva aver sferruzzato con avanzi di lana ruvida<br />

sulla pelle, sembrava più grande della sua età. Un piccolo grande ometto severo<br />

e compassato. Forse lui sapeva bene che la bella signora dai capelli scuri e le mani<br />

candide non era frutto della fantasia. Era scomparsa come la signora Concetta<br />

ma lui la stava ancora aspettando.<br />

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La scelta<br />

“Dottor Ernesto, dottor Ernesto… non mi lasci… mi tenga con lei.”<br />

A parlare così è una signora piccoletta, goffa dentro una tuta da ginnasti-

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