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Mitra & mandolino IMPAG. - Gaffi

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gioia, né rimpianto, semplicemente perché niente sembrava essere mai accaduto.<br />

O tutto era stato cancellato. E quel vuoto era così insopportabile<br />

che la donna del sogno cercò di urlare almeno per sentire la sua voce e non<br />

riuscendo ad avvertire nemmeno quella si mise, impazzita, a colpire la<br />

bianca parete davanti a sé con la sua testa. Forte, sempre più forte. Per sentire<br />

almeno il dolore .<br />

Il nonno di Maria Grazia aveva un cavallo. Si chiamava Fulippu. Un nome<br />

di persona. In effetti Fulippu meritava quel nome perchè capiva più di un<br />

umano. Riusciva a rendersi conto di ogni stato d’animo. Lo avvertiva dal tocco<br />

di una carezza sulla criniera lucida “niura niura”, da cavallo imperioso. O<br />

forse riusciva a catturare ogni cosa nell’aria sollevando appena le enormi froge.<br />

Restava qualche secondo così, all’erta, ed era come se il mondo iniziasse a<br />

parlargli.<br />

Innanzitutto, ma questa doveva essere la cosa più semplice, sapeva dei<br />

cambiamenti del tempo ancor prima che la pioggia arrivasse. Te lo diceva con<br />

un fremito, impercettibile. E non sbagliava mai. Ma lo straordinario era il fiuto<br />

di Fulippu per le disgrazie e le gioie di chi gli stava vicino.<br />

Il nonno aiutava Maria Grazia a salire in groppa a Fulippu, che era alto alto,<br />

un bestione, e le camminava al fianco tenendo le briglie. Maria Grazia pensava<br />

così davvero di cavalcare e di aver domato con le sue arti il fiero destriero.<br />

Si sentiva orgogliosa. Il nonno cercava di accelerare il passo per far divertire la<br />

bambina ma l’età e il bastone sul quale era costretto sempre più a fare affidamento<br />

gli impedivano di correre. Qualche volta le lasciava fare un tratto da sola<br />

sapendo che Fulippu si sarebbe comportato al meglio. Facevano lunghe passeggiate<br />

nei campi tra gli aranceti che si tingevano di sfumature rosa nel sole al<br />

tramonto, quando la calura mollava la sua presa. L’aria diventava più tersa e<br />

allora si poteva vedere meglio la sagoma della grande montagna, il vulcano, il<br />

gigante che se ne stava all’apparenza buono buono e la gente del posto diceva<br />

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