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Mitra & mandolino IMPAG. - Gaffi

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Calogero ripensa a quella donna 10 anni fa divorata dal dolore di avere<br />

ucciso la figlia. Se ne stava nella sua camera immersa in lunghi colloqui con<br />

la bambina che non c’era più. Le parlava cercando conforto.A volte erano le<br />

conversazioni di tutti i giorni come se la piccola potesse essere davvero lì dinanzi<br />

ai suoi occhi e lei potesse toccarla, di nuovo viva, vera perché niente<br />

era mai arrivato a turbare il loro mondo, intatto, chiuso in quella stanza. Altre<br />

volte l’illusione finiva per essere crudele. Le diceva “tu sei la mia bambina<br />

che non ho più… perché invece di proteggerti ti ho ucciso…”Poi la donna<br />

implorava comprensione “ti ho dovuto uccidere, perdonami, ho dovuto<br />

farlo.” Ma chi avrebbe potuto assolverla? Il suo era un tormento, un incubo<br />

diabolico, un estenuante colloquio senza risposta. Il dolore l’ha sopraffatta.<br />

Ma il suo viso riemerge dal buio. Al dottor Calogero ogni tanto sembra di<br />

vederla in quella stanza, attrice disperata nella sua follia. Il set di una rappresentazione<br />

agghiacciante. Anche per un medico ci sono le sconfitte con le<br />

quali fare i conti. Parlarne è un segno di umiltà, forse unico, in un mondo di<br />

onnipotenti. Calogero ripensa qualche volta a un paziente che tantissimi<br />

anni fa aveva ucciso le due figlie all’arma bianca, come si dice, simbolo di<br />

purezza e candore secondo gli psichiatri. Quell’uomo pareva schiacciato dal<br />

dolore e dall’angoscia. “Un giorno” racconta Calogero “riuscì infine ad<br />

aprirsi e raccontarmi qualcosa di sé e della sua storia. Mi parlò anche dei<br />

suoi momenti felici, del viaggio di nozze in Toscana con la moglie, tanto<br />

tempo prima... Noi stavamo andando a Lucca. Gli avevo chiesto di accompagnarmi<br />

per andare a trovare mio nipote che era nato da poco e era ricoverato<br />

in ospedale per alcuni problemi di salute”.<br />

“Dopo qualche anno” prosegue Calogero “il paziente fu dimesso e prima<br />

di andar via mi disse che aveva timore di tutto quello che l’attendeva fuori.<br />

Della vita non protetta dell’ospedale psichiatrico. Era un medico. Gli suggerii<br />

di dare un senso alla sua vita, di cercare di aiutare gli altri per quanto possibile,<br />

di recarsi in una missione in Africa per ricominciare.”“Ero giovane. Forse<br />

inesperto” mi racconta ancora Calogero “non potevo immaginare fino a che<br />

punto fossero grandi le sue paure. Dopo qualche tempo si è impiccato.”<br />

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