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Mitra & mandolino IMPAG. - Gaffi

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arriva quella che gli inquirenti definiscono la svolta. La donna crolla davanti<br />

al Gip Fabrizio Gandini, lo stesso che, ironia della sorte, si è occupato del<br />

delitto di Cogne anche se da Anna Maria Franzoni, poi processata per l’omicidio<br />

del figlioletto, non è mai arrivata fino ad ora alcuna confessione.<br />

Per Simona è il quarto interrogatorio. Tra lacrime, disperazione, sprazzi<br />

di lucidità si era limitata a confermare la versione più verosimile, quella dell’incidente.<br />

Le contraddizioni nel suo racconto erano apparse comprensibili<br />

zone d’ombra nella mente provata di una madre che aveva perso in pochi<br />

minuti due figlioletti. A incastrare Simona, come si usa dire con pessimo<br />

linguaggio giornalistico, c’è però un biglietto trovato in un cassetto nel comodino<br />

della stanza da letto e indirizzato al marito. “Per Pietro. Le donne<br />

non ti mancano, tanti auguri. Addio voglio essere cremata.”<br />

Nessun accenno ai figli che Simona ha deciso di trascinare nel suo tunnel.<br />

Nessun rimpianto. Solamente la ferma, sbrigativa, semplice volontà di spezzare<br />

le catene che la tengono legata alla vita. Non sappiamo se Simona si sente<br />

o si è sentita una donna tradita, se un tradimento ci sia stato davvero e se<br />

Simona, come farebbe pensare il biglietto, come in una tragedia greca, abbia<br />

scelto per se e i suoi figli lo straziante epilogo che sembra accomunare i destini<br />

di tante donne. Non sappiamo se Simona ha semplicemente voluto imprimere<br />

in quel biglietto, con quelle parole, il suo sentirsi inutile, un niente.<br />

Nell’ordinanza di custodia cautelare il Gip Gandini si troverà a scrivere:<br />

“è tuttora animata da un concreto risentimento e astio nei confronti del<br />

proprio marito e dei suoceri.”<br />

Il racconto definitivo è per Simona una confessione liberatoria. “Abbiamo<br />

costeggiato la riva, faceva un gran caldo. Ho detto a Matteo di fare il bagno.<br />

Siamo saliti sul pontile e ho fatto scendere Matteo nell’acqua attraverso<br />

una fessura. Gli ho detto… ci rinfreschiamo nel lago? Poi ho scavalcato la<br />

ringhiera e mi sono calata nell’acqua con Davide. Il piccolo è scivolato dalle<br />

mie braccia e non ho fatto nulla per trattenerlo. Matteo, il più grande, è andato<br />

a fondo. Ha bevuto. È riemerso privo di sensi. Ho ripreso Matteo per<br />

un polso (l’autopsia confermerà che ci sono dei segni sul braccio del bambi-<br />

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