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Mitra & mandolino IMPAG. - Gaffi

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Poi parlando della moglie, quasi un estremo saluto come se Manuela non<br />

ci fosse più,“era una persona dolce che non voleva nulla per sé,avevamo due<br />

concezioni diverse della vita.”<br />

Il padre di Debora non ha voluto fiori ma offerte da destinare ai bambini<br />

del Terzo mondo.<br />

Manuela non c’era ovviamente ai funerali della figlia. Il prof. Vincenzo<br />

Villari, lo psichiatra dell’ospedale nel quale Manuela ha ricevuto le prime<br />

cure subito dopo la tragedia dichiara:“la manteniamo in una sorta di sonno<br />

indotto simile al dormiveglia, quando non si percepisce bene il limite tra il<br />

sogno, il sonno e la realtà. Tutto questo è voluto… perché è meglio che al<br />

pieno senso della realtà lei arrivi piano piano, accompagnata.”<br />

Nel sonno Manuela continua a pronunciare il nome del marito e della figlia.<br />

Vuole sapere come stanno. Sempre il prof. Vincenzo Villari aggiunge:<br />

“le condizioni psichiche della donna sono molto critiche, poco importa che<br />

in periodi recenti sembrasse più serena perché questo tipo di psicosi ha sviluppi<br />

lenti, anche di anni, e presenta elementi di rischio anche incalcolabili.”<br />

Ha pianto Manuela. Lacrime forti, impetuose. Poi gocce, come al rallentatore<br />

una, due, tre, mi sembrava di poterle contarle. Dense, pesanti, come<br />

fatte di colla, colare giù, in un tempo scandito da dieci o mille clessidre, fino<br />

alle sue labbra gonfie di bambina. Lei, sempre più minuta, la schiena curva.<br />

Le ginocchia si sono ritratte e sono rimasta immobile… pochi centimetri<br />

l’una dall’altra, eppure distanze incolmabili. Nel silenzio, assurdo attorno a<br />

noi, ho sentito solo il mio deglutire a fatica e ho sperato ancora una volta che<br />

qualcuno interrompesse, entrando nella stanza, la sua sofferenza. E il dolore<br />

che guardandola mi aveva impastato la bocca. Anche la mia di colla.<br />

Sono stata io a un tratto, quasi brusca, a dirle: “basta così, può andare…<br />

abbiamo finito… la prego non pianga...”, congedandola in modo pessimo<br />

come fanno gli psichiatri nei film. Ma era il mio tempo a essere scaduto, la<br />

mia umana fragile possibilità di sopportare tanta angoscia. Le ho stretto forte<br />

la mano trattenendola nella mia. In piedi vicino alla porta. Pensando, a<br />

torto, che non avrei più avuto la possibilità di rivederla. È riuscita quasi a<br />

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