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una condizione di instabilità.” Non ho compreso bene cosa potesse significare.<br />
Per timidezza o per timore non ho chiesto spiegazioni. Ho pensato che<br />
il destino aveva deciso per me e che gli appuntamenti tanto attesi sarebbero<br />
saltati. Forse, per un attimo, mi sono sentita persino sollevata.<br />
L’ho seguito, docilmente, lungo il vialetto di ghiaia e sassolini che conduce<br />
al padiglione delle donne parlando del più e del meno ma cogliendo nei<br />
suoi occhi la curiosità e una domanda silenziosa:“Perchè sei qui, cosa sei venuta<br />
a cercare.”<br />
“È una giornata bellissima. Sembra estate” commentiamo. Nel prato, fili<br />
d’erba appena umidi della rugiada di un mattino pulito e senza nuvole. Mi<br />
perdo con lo sguardo tra le goccioline d’acqua, nel verde intenso e mi sorprende<br />
lo scatto di un cancelletto e il rumore della chiave che il dottore ha tirato<br />
fuori dalla tasca dei pantaloni. Una serratura per la porta che si apre su<br />
un altro mondo. Dentro, un corridoio, stretto e anonimo. Non c’è nessuno.<br />
Mi chiedo in quale altro luogo siano finiti i pazienti, perchè quel silenzio irreale<br />
a metà del mattino. Ed è solo attesa. Sono rimasta così per minuti,<br />
quanti non so, a guardare la parete spoglia dinanzi a me, impaurita.A cercare<br />
un segno nella stanza, un indizio di quanto sarebbe accaduto a me straniera<br />
nella casa.<br />
Così quando la porta dello studio si è aperta e lei è entrata, un manichino<br />
al fianco del dottore, non ero pronta. Le presentazioni sono surreali.<br />
“Buongiorno, come va? Sono la giornalista che vuole scrivere un libro su<br />
di voi.”<br />
“Sì certo…”risponde lentamente, come se la sua voce facesse fatica ad arrivare<br />
anche alle sue orecchie “io sono… ma posso cambiare il mio nome,<br />
vero?”<br />
“Certo non interessa il suo vero nome… la ringrazio per aver accettato<br />
questo colloquio. Capisco quanto le costa.”<br />
“Bene allora vorrei essere chiamata Manuela... Era una mia collega di lavoro.”<br />
“Era molto affezionata a questa collega?”<br />
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