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POSTFAZIONE<br />
Adriana mi ha chiesto un breve commento e, dato che faccio la psichiatra,<br />
dopo aver letto le pagine del libro certe parolone mi sono cadute sul foglio<br />
come sassi: depressione, psicosi, allucinazioni uditive, fatuità, schizofrenia.<br />
Parole che hanno diritto all’esistenza perché designano fatti clinici<br />
ben noti ma al lettore diranno poco.<br />
Allora pulisco la pagina e ricomincio daccapo ringraziando Adriana<br />
Pannitteri che non ha creduto, o non ha creduto del tutto, che la pazzia sia<br />
espressione di malvagità. Non è segno del male neppure quando porta a<br />
compiere il più inconcepibile dei delitti, l’uccisione dei propri figli piccoli.<br />
È malattia, una malattia che gli psichiatri chiamano psicosi e che comporta<br />
la perdita totale del rapporto con la realtà. Devo precisare: non tanto del<br />
rapporto con la realtà del supermercato e dell’orario dei treni quanto la<br />
perdita del senso della vita, del valore della vita umana.<br />
Dal male bisogna difendersi, qualcuno dice va punito, mentre la malattia<br />
riguarda unicamente la medicina. Le malattie vanno comprese nel loro<br />
originarsi. Si tratta di curarle, guarirle, prevenirle.<br />
Il racconto di Adriana è anche il tentativo - rispettoso mi pare - di sapere<br />
di più su come si origina questa malattia che è la psicosi gravissima. Una<br />
prima cosa che veniamo a sapere è che non sono malattie che si creano da<br />
un giorno all’altro. La dicitura “raptus” che i giornalisti usano sempre è<br />
sbagliata e fuorviante.<br />
Ci sono, in ognuna delle storie riportate, lunghi periodi in cui il rapporto<br />
con la realtà, e in particolare con quella del proprio bambino, pian piano<br />
s’alterava, fino a un punto di non ritorno raggiunto il quale bisognava uccidere<br />
“per non farlo soffrire” o perché “non andava bene, era il diavolo”. È<br />
agghiacciante sentire come a volte le uniche ad accorgersi del cambiamento<br />
catastrofico in atto fossero le future assassine che facevano sforzi disperati<br />
per chiedere aiuto.<br />
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