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È un momento di pausa.Alcuni ciondolano senza meta anche se nel parco<br />
il freddo continua a infradiciare le ossa. Un gruppetto saltella per scaldarsi.<br />
Lasciano sbuffi di alito e di troppe sigarette fumate. È una umanità<br />
varia. Ci sono i più consapevoli e quelli che fanno fatica a comprendere dove<br />
si trovano come i malati che stanno in piedi nell’androne del reparto<br />
senza fare niente. Non parlano neppure tra di loro. Faccio due chiacchiere<br />
nell’ ufficio dello psichiatra responsabile del settore maschile.<br />
Dalla finestra un uomo con i capelli ritti continua a guardare al di là del<br />
vetro dentro la stanza. Fa finta di andar via, poi ritorna sui suoi passi e mi<br />
fissa anche se non sono del tutto convinta che mi veda. Il gioco va avanti<br />
per diversi minuti e sono inquieta. Il dottore degli uomini mi dice di non<br />
preoccuparmi. Quel paziente è un tipo piuttosto solitario. Fa lunghe passeggiate<br />
in giardino. Ogni tanto gli piace mettersi lì alla finestra e guardare<br />
dentro l’ufficio. Ci sono le scrivanie. Le segretarie. I telefoni che squillano.<br />
Lui guarda e basta. Non ha mai fatto male, almeno da quando è qui, nemmeno<br />
a una mosca.<br />
I reclusi che hanno ucciso i loro figli non sono aumentati dalla mia prima<br />
visita. C’era soltanto un papà. Non ho il permesso di parlargli. I padri uccidono<br />
meno i loro figli, mi conferma lo psichiatra, per una questione di identità.<br />
Hanno meno ruoli interiori con i quali fare i conti. Difficilmente avvertono<br />
i figli come una parte di sé e dunque come una parte da eliminare. Forse<br />
sono più semplici. O ci sono altre contorsioni dell’animo. Chi è qui ha di<br />
certo commesso delitti orrendi quando i fantasmi hanno parlato alle sue<br />
orecchie. Come Ferdinando Carretta. Lo incontro al pianterreno dell’edificio<br />
del centro di continuità riabilitativa. Scende le scale a grandi passi, salta<br />
qualche gradino, veloce. È il primo della fila. C’è stata una proiezione per il<br />
cineforum e i pazienti hanno appena terminato il dibattito.Gli chiedo:“scusi,<br />
che film avete visto?”“The beatiful mind un bel film sa, un film sulla follia”<br />
risponde con l’aria vagamente intellettuale.“Beh un tema non facile” replico<br />
imbarazzata.“Sì, l’altra volta abbiamo visto Qualcuno volò sul nido del cuculo,<br />
siamo stati noi pazienti a chiedere questi film.”<br />
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