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Tra le donne che a Castiglione portano impresso il marchio di “madri assassine”alcune<br />
in fondo provano pena per questa donna, una guerriera senza<br />
nemico. Ma altre sono severe. Ritengono che la consapevolezza di quello<br />
che è stato fatto, l’omicidio del proprio bambino, è il prezzo da pagare. E<br />
dunque la pena che deve essere espiata. Alcune non perdonano a loro stesse<br />
nemmeno la malattia.“La Franzoni ha ucciso il figlio, non ci sono scuse…”<br />
Simona, che ormai ho imparato a conoscere per i suoi commenti di una lucidità<br />
tragica, aggiunge:“basta con le finzioni.”<br />
Simona sa di certo che quando una donna uccide il proprio figlio c’è una<br />
parte di sé che rifiuta di ammetterlo. Costruisce finzioni che appaiono persino<br />
subdole se non patetiche. Lo ha fatto anche lei quando ha raccontato di<br />
Davide e Matteo annegati nel laghetto per un tragico incidente. Sono castelli<br />
di bugie destinati però a sbriciolarsi in poche ore o in pochi giorni come è<br />
accaduto anche a Maria P. che ha fatto persino di più. Gli psichiatri la chiamano<br />
amnesia dissociativa e spiegano che una persona uccide ma non ricorda<br />
perché nel cervello c’è una sorta di congegno che aiuta gli esseri umani<br />
a dimenticare fatti troppo dolorosi. Ogni tanto su qualche rivista compare<br />
una ricerca. Svela o tenta di svelare dove si trovi tale fantastico meccanismo<br />
che permette alle persone di raccontare a se stesse, credendoci, grandi<br />
bugie.<br />
Poi, spiegano gli esperti, quando le loro condizioni cliniche iniziano a<br />
migliorare e si rendono conto di aver ucciso un padre, una madre, un marito,<br />
e soprattutto un figlio, allora è il momento più drammatico. E il rischio<br />
del suicidio è altissimo.<br />
A chi ascolta, inesperto, sembra la trama di un film di Hitchcock.<br />
È quanto accade ad Anna Maria Franzoni? Questa donna continua a rimanere<br />
un enigma… gli psichiatri si sono divisi ma al processo di primo<br />
grado è stata dichiarata capace di intendere e di volere e lei, sempre come in<br />
un giallo, ha continuato a cercare l’assassino del suo Samuele chiamando di<br />
volta in volta in causa i vicini di casa “invidiosi”, lo “scemo del villaggio”, la<br />
vendetta di un possibile ammiratore respinto.<br />
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