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e l’eco delle lancette. A una certa ora, dopo la quiete del pomeriggio,quando la<br />
casa iniziava a riempirsi di suoni e voci, tirava fuori l’orologio. Si metteva seduto<br />
e iniziava a lucidare il vetro con un fazzoletto. Passava e ripassava, come<br />
se il tempo non avesse importanza, con gesti pacati, immerso nei suoi pensieri.<br />
Faceva gracchiare la rotellina della carica, avanti e indietro con movimenti<br />
quasi impercettibili, e pareva scrutare le lancette. Il nonno aveva la massima fiducia<br />
nel suo orologio. Ma tutto quel lavorio era parte di un rito. La bambina lo<br />
guardava in silenzio.“Maria Grazia” diceva infine il nonno con aria di comando<br />
“amuninne, usciamo”.<br />
Per Maria Grazia quelle passeggiate erano una gioia. Sapeva esattamente<br />
cosa l’aspettava e in un baleno era pronta sulla porta. Tirava il nonno appesa al<br />
suo braccio, come un cagnolino verso la libertà e il nonno, con la mano ferma<br />
ma senza asprezza, la ritraeva a sé.<br />
“Piano Maria Grazia, piano… non essere precipitusa”. Sì, le diceva proprio<br />
così. Non essere precipitusa nel dialetto della gente del sud.<br />
Maria Grazia aveva fretta perché quelle immancabili passeggiate pomeridiane<br />
l’avrebbero condotta, soltanto in apparenza per un caso, proprio lì. Lentamente,<br />
girovagando, sempre la piccola mano nella grande mano del nonno,<br />
attraversando la piazza gremita di capannelli di uomini intenti a godersi l’aria<br />
leggera, Maria Grazia era certa che sarebbero giunti dinanzi alla bottega all’angolo.<br />
Il negozio con l’insegna un po’ rovinata da “Turi”.<br />
Un locale stretto e lungo nel quale a malapena entrava l’enorme bancone di<br />
legno, gli scaffali e i barattoli di vetro con i tappi di latta. Barattoli zeppi di caramelle,<br />
rosse e lucide. E quelli di mou, gommose, metà bianche e metà nere,<br />
con l’involucro uguale,bicolore. Pesciolini e stelline di liquirizia. Ogni ben di<br />
Dio.<br />
Dal fondo del negozio, dietro il banco altissimo, sbucava la faccia buffa di un<br />
ometto. Gli occhiali neri e tondi sul viso stralunato, la testa calva che sembrava<br />
non aver mai conosciuto capelli. Quello era Turi, o il figlio di Turi, o il nipote di<br />
Turi, insomma chi gestiva la bottega che avrà avuto, anche a giudicare dai muri<br />
pieni di crepe, almeno un centinaio d’anni.<br />
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