Isgrò, aforismi e intervista - Gruppo bancario Credito Valtellinese
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e.i.<br />
No, Schwarz lo conobbi perché un mio compagno<br />
di scuola all’Università era Raffaele Crovi. Raffaele<br />
Crovi era l’assistente di Elio Vittorini, e aveva letto le<br />
mie poesie, che gli avevo spedito grazie a un amico in<br />
comune prima di partire dalla Sicilia. Quando le lesse -<br />
aveva tre o quattro anni più di me, era un po’una specie<br />
di fratello maggiore, molto generoso intellettualmente<br />
-, gli piacquero e mi portò da Schwarz, perché curava<br />
assieme a lui una collana di poesie. Schwarz le lesse,<br />
piacquero anche a lui e mi pubblicarono: così arrivai a<br />
Milano nel ’56 contemporaneamente all’uscita del mio<br />
libro. Subito. Fu un colpo fortunato, molto fortunato.<br />
Perché trovai subito spazio. Li dopo incontrai da<br />
Pasolini, per dirne uno, a Montale, da Quasimodo, a<br />
Vittorio Sereni che volle conoscermi, a tutto quello che<br />
allora si chiamava establishment. Pubblicai tre poesie su<br />
Il Verri, perché me le chiese Nanni Balestrini. Se nella<br />
vita poi purtroppo mi sono fatto dei nemici, devo dire<br />
che ho fatto di tutto per crearmeli, perché mai nessuno<br />
ha avuto un’amarezza programmatica nei miei confronti,<br />
almeno a quell’età. Anzi, piacevo alle persone. Forse<br />
ero un po’ noioso perché parlavo sempre di poesie e di<br />
arte, ma per quello purtroppo non c’è niente da fare.<br />
Infatti sono rimasto noioso, se uno non mi vuol bene…<br />
Nel ’56 pubblicai questo libro e contemporaneamente<br />
cominciai a pubblicare le mie poesie sul Verri, con<br />
Franceschi attraverso Balestrini: ancora non c’erano<br />
Milano, 1966.<br />
<strong>Isgrò</strong> organizza e promuove<br />
con l’editore Sampietro una<br />
mostra di Poesia Visiva alla<br />
Libreria Feltrinelli.<br />
A destra, l’invito alla<br />
manifestazione<br />
18<br />
le Neoavanguardie, e in particolare il gruppo ’63, che<br />
sorgerà appunto sette anni dopo, però conobbi tutte<br />
le persone che avrebbero fatto l’avanguardia, come lo<br />
stesso Pagliarani.<br />
Non vivo e non vivevo una vita d’artista, ma allora<br />
ero giovane e con questi miei amici un po’ di<br />
vita comunitaria comunque la facevo, non ero<br />
completamente isolato. Pubblicai delle poesie sul<br />
Menabò, incontrai Vittorini che mi volle conoscere,<br />
scrivevo e contemporaneamente mi ero iscritto<br />
all’Università, dove studiavo scienze politiche, anche<br />
se sostanzialmente frequentavo le lezioni di storia del<br />
teatro. Quindi diciamo che coltivavo quella vocazione<br />
artistica a 360 gradi di cui parlavamo, anche se ancora<br />
non mi ero cimentato con le arti visive vere e proprie<br />
E. <strong>Isgrò</strong> (a sinistra) con A. Zanzotto, 1965<br />
Dibattito presso la Libreria Feltrinelli di Milano,<br />
9 Marzo 1966, in occasione della mostra Poesia visiva.<br />
Da sinistra L. Tola, E. <strong>Isgrò</strong>, G. Dorfles,<br />
E.R. Sampietro, L. Pignotti, A. Bueno