Isgrò, aforismi e intervista - Gruppo bancario Credito Valtellinese
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Padula (Salerno), 2004.<br />
L’installazione Il padrenostro delle formiche<br />
realizzata nella Certosa di San Lorenzo<br />
Settanta e gli Ottanta…, praticamente io ho continuato<br />
a lavorare, però mi sono dato al teatro. Sono andato<br />
a Gibellina. Ho fatto delle opere per quella cittadina<br />
terremotata: sculture, opere visive, una è li al museo…<br />
E mi sono dedicato al teatro. Li a Gibellina mi fu<br />
dato l’incarico di fare l’Orestea, e scelsi come spazio<br />
dell’opera, per il rapporto parola-immagine, lo spazio<br />
del terremoto. L’Orestea è una grande poesia visiva.<br />
Chiamai a collaborare Arnaldo Pomodoro. Lo chiamai<br />
io poiché avevo carta bianca. Feci teatro. Feci spettacoli<br />
dove io stesso mi occupavo della scenografia.<br />
m.m.<br />
Ti sei dato al teatro per quale motivo? Nel teatro trovavi un<br />
ambiente più ampio di quello dell’arte?<br />
51<br />
e.i.<br />
Perché a Gibellina trovavo un ambiente più favorevole.<br />
E se qualcuno mi avesse chiesto di fare il calzolaio<br />
in Irlanda in quel momento, io sarei andato a fare il<br />
calzolaio in Irlanda.<br />
m.m.<br />
A Gibellina si viveva ancora quell’aspetto utopico – la<br />
ricostruzione di una città ideale da parte degli artisti - che<br />
tu non avevi più trovato a partire dalla metà degli anni<br />
Settanta…<br />
e.i.<br />
Hai detto qualcosa di vero. È così. A Milano non trovavo<br />
più stimoli. Non mi riconoscevo più nel mondo in cui