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Isgrò, aforismi e intervista - Gruppo bancario Credito Valtellinese

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prima di loro. Giustamente gli artisti cercavano di<br />

differenziarsi. Però c’erano delle tangenze. Con<br />

questo non voglio dire che il concettuale non sia stato<br />

un movimento interessante. Voglio soltanto dire che<br />

cosa mi differenziava da loro. A proposito di prodotti<br />

artistici apparentemente simili, per farti un esempio,<br />

io non potrei fare a meno di Mondrian però posso fare<br />

benissimo a meno di Max Bill.<br />

Uno che predica la tautologia mi è cordialmente<br />

antipatico. È un fatto di simpatia tra gli artisti. In<br />

passato io ero antipatico ai concettuali, al di la di ogni<br />

valutazione teorico-critica.<br />

L’allestimento della mostra di Emilio <strong>Isgrò</strong><br />

alla Galleria Erica Fiorentini Arte Contemporanea<br />

di Roma nel 2007<br />

m.m.<br />

Il discrimine teorico-critico viene fuori da questa elemento: il<br />

senso di purezza che uno vuole cercare di raggiungere, alla fine<br />

diventa sempre una chiusura. Al contrario, tu hai sempre usato<br />

la parola come finestra di interpretazione sul mondo.<br />

e.i.<br />

Ma anche di rilettura dell’immagine e di arricchimento<br />

della parola.<br />

m.m.<br />

Adesso parliamo di questo rapporto in funzione di quello che è il<br />

tuo lavoro attuale, a partire dagli anni Ottanta, in cui l’aspetto<br />

oggettuale, installativo, di immagine, quasi pittorico in certi casi,<br />

diventa più importante, attenuando il rigore ideologico iniziale.<br />

50<br />

e.i.<br />

Le cancellature, i libri cancellati, la Treccani, sono<br />

già delle installazioni di fatto. I libri grandi o piccoli<br />

hanno già un percorso installativo. Gli anni Ottanta.<br />

Io devo dire che mi sono ritirato formalmente da<br />

ogni competizione artistica, per competere soltanto<br />

con me stesso, dal 1975. Sono stato travolto da<br />

fatti extra artistici. Quando ho visto che quelli che<br />

erano i sogni della mia gioventù, i sogni di riscatto,<br />

riscatto umano, esistenziale, sociale, erano finiti in<br />

assassinii di persone che non c’entravano, in nome<br />

di una rivoluzione in cui credevo, ma che per me<br />

aveva connotazioni eminentemente culturali e non<br />

di sangue e distruzione. Mi sono venuti i brividi,<br />

e il momento di non ritorno fu quando la gente<br />

cominciò a sparare così facilmente. Quando vidi la<br />

crisi del petrolio capii che cambiava anche il discorso<br />

sull’arte: ci si chiudeva in casa, nessuno usciva più.<br />

Anch’io mi rintanai a lavorare. Non certo per paura<br />

del mondo. Ma per paura di un mondo che in<br />

qualche modo aveva rinunciato, prima in nome di<br />

un discorso ideologico troppo stretto, poi in nome<br />

dell’interesse petrolifero, a quel tanto di umanità che<br />

rendeva accettabile il colloquio tra le persone. La<br />

morte di Moro, per esempio, la vissi malissimo. Anche<br />

se certo non ero un simpatizzante. Ebbi un sussulto.<br />

Mi chiamò il Corriere della Sera per una dichiarazione.<br />

Dissi: “tutto questo accade quando la cultura è morta”.<br />

La cultura era morta in quel momento, e non si è<br />

più risollevata. Neanche le spinte liberiste hanno<br />

riattivato il discorso culturale. Perché non può essere<br />

quello di riproduzione di cose esistenti. Ma il discorso<br />

culturale è quello di produzione di cose inesistenti e<br />

di nuove energie. Stiamo andando dalla produzione<br />

alla riproduzione. Per questo oggi ci troviamo alle<br />

crisi bancarie ecc…L’arte non è certo responsabile da<br />

sola per tutto questo. Quando gli artisti perdono la<br />

consapevolezza della loro vita, e diventano essi stessi<br />

agenti di finanza, la perdono tutti gli uomini. Perché<br />

gli uomini non hanno più confronto.<br />

L’artista in fondo dovrebbe esprimere il massimo<br />

di umanità. Il massimo di fragilità umana che si<br />

autoriscatta. Mentre qui l’artista vuole fare vedere che<br />

è potente, che è più abile nella finanza di una banca,<br />

e fa la fine dell’apprendista stregone. Ma c’è una<br />

situazione in cui il mondo ha paura. E purtroppo la<br />

principale funzione dell’arte oggi sembra quella di far<br />

da megafono a questa paura.<br />

Ma torniamo a noi: qual è stato il transito tra gli

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