Isgrò, aforismi e intervista - Gruppo bancario Credito Valtellinese
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Un Libro cancellato del 1972 esposto negli anni Novanta alla Biblioteca Braidense di Milano. Courtesy Archivio <strong>Isgrò</strong><br />
rarefazione, della definizione, del catalogo, tutte caratteristiche<br />
dell’arte concettuale di quel decennio.<br />
e.i.<br />
Io non voglio smentire un critico, ma devo farlo. Non<br />
sono mai stato in sintonia con il concettuale, per il<br />
fatto stesso che il concettuale non era in sintonia con<br />
me. E da me tutti i concettuali prendevano le distanze,<br />
e si affannavano a dire che io non ero un concettuale.<br />
Questo perché avevo fatto le Storie Rosse, per esempio,<br />
e questa veniva considerata una stravaganza, in un<br />
ambito dove dovevano dominare il nero, il grigio e<br />
le nuances bianco su bianco. Veniva considerata una<br />
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stravaganza, quasi una follia. In effetti io ho usato il<br />
rosso, dunque il colore, un elemento di devianza. Il<br />
rosso corposo delle Storie Rosse, o il giallo qualche volta,<br />
proprio perché volevo dimostrare che non era una certa<br />
tipologia artistica che ti portava in qualche modo in<br />
ambito concettuale, ma l’uso che tu fai del linguaggio.<br />
Quindi anche nelle mie opere apparentemente colorate,<br />
il colore viene usato con una funzione puramente<br />
segnico-simbolica. Non ha un valore pittorico. È poi<br />
vero che io sono un uomo creativamente ansioso.<br />
Sapevo perfettamente che il rosso avrebbe avuto un<br />
impatto gestaltico di notevole portata, e non mi pareva<br />
vero uscire da quelle che erano le battute d’arresto