Isgrò, aforismi e intervista - Gruppo bancario Credito Valtellinese
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e.i.<br />
Io negli anni che tu hai menzionato sono stato uno dei<br />
prototipi, diciamo, del modello dell’artista impegnato,<br />
te lo ricordi bene, per le mie opere. Tanto è vero Marco<br />
Bazzini ,pensando alla mia mostra al Museo Pecci di<br />
Prato, voleva presentarmi come l’artista del ’68. io<br />
però non ho voluto. Non ho voluto perché sarebbe<br />
stato mettermi una camicia di forza. E poi non era del<br />
tutto vero perché il ‘68 ha dei lati che ancora vanno<br />
ridiscussi, esplorati, quindi chiudermi in una cifra non<br />
mi andava. Non ho mai creduto che il mondo potesse<br />
essere cambiato dall’arte, o dall’oggi al domani, però<br />
mi sono sempre comportato come se potesse essere<br />
cambiato e se il mutamento fosse un fatto biofisiologico.<br />
Cioè, ho sempre avuto un sano scetticismo unito a<br />
una sana voglia di godermi i frutti quanto meno di<br />
un’utopia possibile. Non mi sono mai fatto illusioni,<br />
questo no, sono troppo lucido da questo punto di vista,<br />
ma non mi sono mai comportato con l’idea che l’arte<br />
dovesse per forza stare al suo posto, per non uscire<br />
di casa e buscarsi il raffreddore. L’amore per i grandi<br />
rivolgimenti, essendo nato in un’area politicamente e<br />
culturalmente progressista, era sempre presente in me:<br />
il primo libro che lessi arrivato a Milano fu di Trotzsky.<br />
Tutti pensavano che io fossi trotskysta. Non lo ero. Ma,<br />
come il rivoluzionario russo concepiva una rivoluzione<br />
sociale permanente, anch’io concepivo l’arte come una<br />
rivoluzione permanente, e il mio modello ispiratore<br />
sotterraneo era Picasso. Più di Duchamp. Anche se senza<br />
di lui sicuramente alcune esperienze non sarebbero<br />
Rettangolo forsennato, 1987<br />
cm 63x88 tecnica mista su alluminio.<br />
Courtesy Archivio <strong>Isgrò</strong><br />
43<br />
Venezia,1993.<br />
Le attrici Francesca Benedetti e Anna Nogara<br />
recitano la Preghiera ecumenica per la salvezza<br />
dell’arte e della cultura scritta dall’artista<br />
per l’inaugurazione della XLV.<br />
Courtesy Archivio <strong>Isgrò</strong><br />
neppure esistite. Quando ho fatto le Storie Rosse davvero<br />
pensavo di fare la rivoluzione. Ma il linguaggio mi ha<br />
tradito, per fortuna.<br />
m.m.<br />
Ma quelle opere come le Storie Rosse e le Storie Gialle allora<br />
avevano un certo significato. L’aspetto ironico che c’era dietro a<br />
queste opere lo vedevi di più allora, o di meno? Lo inserivi?<br />
e.i.<br />
Nel mio caso quella che tu chiami ironia è sempre<br />
preterintenzionale. Nel senso che io l’ironia la esercito<br />
mio malgrado. È il linguaggio che mi salva, che mi<br />
tradisce. Voglio sempre dire delle cose serie.<br />
m.m.<br />
In questo senso tu hai un’enorme fiducia nel linguaggio<br />
dell’arte.<br />
e.i.<br />
Assoluta. Ed è per questo che ho dei dubbi, perché<br />
il modo di agire che ha l’arte è quello di incidere sul