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Isgrò, aforismi e intervista - Gruppo bancario Credito Valtellinese

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e.i.<br />

Questo è un interrogativo aperto. E l’interrogativo è<br />

questo: se l’apprendista stregone alla fine non ci lascia<br />

le penne.<br />

Cosa voglio dire: la società americana, l’artista<br />

americano e l’opera, hanno lasciato all’epoca un grosso<br />

punto interrogativo, non ci hanno mai detto fino in<br />

fondo, e forse come artisti non potevamo pretendere<br />

che loro ce lo dicessero, se volevano cantare le lodi<br />

del supermercato, o in qualche modo denunciarne la<br />

valenza omologante.<br />

Milano, 1977.<br />

A un vernissage con il critico Pierre Réstany.<br />

(Courtesy Archivio <strong>Isgrò</strong>)<br />

m.m.<br />

C’era anche la terza via. Vale a dire l’indicazione del “esiste<br />

il supermercato”. Non schierarsi né a favore, nell’esaltazione,<br />

né nella denuncia. Una semplice constatazione di realtà. Un<br />

condensato di realtà.<br />

e.i.<br />

Non c’è dubbio che per me suonano più opere di<br />

denuncia. Io trovo che Pollock denunci di più di Warhol.<br />

Ma se lo vado a dire in giro mi ammazzano. Trovo che sia<br />

molto più eversivo Rothko di Rauschenberg. Credo che<br />

quello fu il tentativo di dare distacco alla vecchia Europa<br />

che evidentemente era in crisi: avendo gli americani vinto<br />

la seconda guerra mondiale, volevano tentare anche<br />

nuove strade dell’arte. Niente di strano, tutte le potenze<br />

lo fanno. Domani sarà la Cina, dopodomani l’India.<br />

m.m.<br />

Da quello che mi hai appena detto ci sono due aspetti che<br />

39<br />

Milano, 1979.<br />

L’installazione Chopin, partitura per 15 pianoforti,<br />

alla Rotonda di Via Besana.<br />

(Foto Antonia Mulas)<br />

emergono chiaramente dalle tue frasi: il primo è la tua<br />

derivazione eminentemente letteraria, molto accentuata se si<br />

pensa al territorio linguistico e di sistema dove si è sviluppato<br />

poi il tuo lavoro. E questa è la prima cosa…<br />

e.i.<br />

Sì, ma è una tendenza, tendo a precisare subito, che<br />

è insita nelle avanguardie del Novecento, perché in<br />

fondo le grandi rivoluzioni artistiche cominciarono<br />

con personaggi che si chiamavano Marinetti,<br />

letterato, Breton, letterato… Senza Marinetti non<br />

sarebbero esistiti né Balla, né Depero, né Boccioni<br />

probabilmente, sono i letterati che danno l’input.<br />

Il cubismo viene buona parte definito almeno<br />

criticamente da un personaggio come Apollinaire. I<br />

letterati sono stati molto presenti, e se poi pensi anche<br />

a Breton, o Tristan Tzara, dove l’arte alla fine diventa<br />

scrittura, dove, dopo un lungo transito, ci si accosta a

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