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Isgrò, aforismi e intervista - Gruppo bancario Credito Valtellinese

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Fotogramma cancellato del film La jena più ne ha e più ne vuole, 1969<br />

Il grosso shock, più ancora che l’Informale, Lucio<br />

Fontana, e Piero Manzoni, che avevo conosciuto<br />

quando stava a Milano, me lo diede la Pop. Quando<br />

abitavo a Venezia, nel 1964, vidi lo sbarco della Pop,<br />

uno sbarco in forze: non avevo mai trovato nulla di così<br />

formidabilmente potente sul piano della proposta visiva.<br />

Mi prese. Mi prese Rauschenberg, e il New Dada…<br />

m.m.<br />

Tuttavia nella Pop il problema era tutto nell’immagine.<br />

e.i.<br />

Esatto. A quel punto è chiaro che le mie ambizioni di artista<br />

25<br />

crescevano. Non mi accontentavo di ciò che facevano<br />

gli altri, perché ero cresciuto in una famiglia dove mio<br />

padre predicava la differenza tra gli artisti come un valore<br />

assoluto. Mi ricordo che lui era un uomo che cercava di<br />

essere diverso dagli altri. Ce l’avevo nel cromosoma. Allora<br />

capii che quel discorso era potente e possente e ne vidi<br />

però anche i pericoli. Allora facevo le pagine culturali de “Il<br />

Gazzettino”, per cui seguivo la faccenda: invasero l’Europa<br />

in una stagione, tanto che non si poteva più parlare<br />

della Germania, o della Francia e naturalmente neppure<br />

dell’Italia. L’Italia è un paese in questo senso molto fragile,<br />

queste cose le sappiamo. Fu proprio in relazione alla Pop<br />

che avvenne il mio passaggio tra parola e immagine.

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