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AMMINISTRARE immobili - Anaci

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L’Autore ci propone uno studio<br />

sulla “spinosa” questione<br />

degli interventi di trasformazione<br />

dell’impianto per il riscaldamento,<br />

ponendo innanzitutto<br />

l’accento sulla necessità di un’esatta<br />

e completa considerazione<br />

della normativa applicabile alla<br />

fattispecie.<br />

In tale ottica, vengono ricordati<br />

i (numerosi) seguenti provvedimenti<br />

normativi:<br />

- Legge 9 gennaio 1991, n. 10<br />

(in particolare i commi 2 e 5<br />

dell’art. 26);<br />

- D.P.R. 26 agosto 1993, n. 412<br />

(recante il regolamento<br />

attuativo della predetta<br />

legge);<br />

- D.M. 13 dicembre 1993;<br />

- circolari n. 231/F (13 dicembre<br />

1993) e n. 233/F (12<br />

aprile 1994) del Ministero<br />

dell’Industria, del Commercio<br />

e dell’Artigianato;<br />

- D.P.R. 21 dicembre 1999, n.<br />

551;<br />

L’Autore sottolinea come la<br />

legge 10/1991, regolando una<br />

questione che in precedenza era<br />

stata considerata esclusivamente<br />

dalla giurisprudenza (vedi, ad<br />

esempio, le sentenze, antecedenti<br />

alla predetta normativa, Cass.<br />

n. 1281/1976, n. 2585/1988 e n.<br />

6565/1991) ha, nel concreto,<br />

“facoltizzato la sola maggioranza<br />

millesimale (senza alcuna incidenza<br />

del numero dei condomini favorevoli<br />

o meno) a deliberare, validamente, la<br />

trasformazione dell’impianto centrale<br />

con la conseguente soppressione<br />

del funzionamento dello stesso”.<br />

L’intervento legislativo,<br />

com’è noto, ha come scopo primario<br />

il conseguimento (diffuso)<br />

di un “risparmio energetico”.<br />

Per questo motivo, sono<br />

poste dalla legge alcune fondamentali<br />

condizioni per la valida<br />

<strong>AMMINISTRARE</strong> IMMOBILI<br />

attuazione pratica della suddetta<br />

facoltà.<br />

Tali condizioni possono sintetizzarsi:<br />

a) necessità della presenza di un<br />

effettivo risparmio energetico;<br />

b) previsione, all’interno della<br />

relativa deliberazione assembleare,<br />

non solo della soppressione<br />

dell’impianto centralizzato,<br />

ma anche della realizzazione<br />

degli impianti<br />

autonomi (sul punto, interessante<br />

appare il richiamo operato<br />

dall’Autore alla differenza<br />

esistente tra la semplice<br />

“soppressione” dell’impianto<br />

e la diversa ipotesi - de qua -<br />

della trasformazione, con<br />

conseguenze anche in ordine<br />

al possibile ottenimento di<br />

contributi economici per<br />

l’effettuazione dell’operazione).<br />

Implicazioni si hanno anche<br />

con riferimento alla posizione<br />

della minoranza dissenziente la<br />

quale “è soggetta alla trasformazione<br />

deliberata, da cui non può discostarsi<br />

in alcun modo, rimanendo<br />

obbligata a sostenere le spese per<br />

l’attuazione degli impianti singoli”.<br />

Assai utile, inoltre, appare il<br />

rimando ad una sentenza milanese<br />

nella quale viene ben illustrata<br />

la ratio ispiratrice della<br />

legge 10/1991. In essa si dice<br />

che “nel contrasto tra l’interesse<br />

particolare del condomino a non<br />

vedere intaccare o limitare parti<br />

comuni dell’edificio senza il suo<br />

consenso, e l’interesse generale a<br />

favorire il risparmio a causa della<br />

limitatezza delle fonti energetiche<br />

disponibili e delle difficoltà di reperimento<br />

di fonti alternative rispetto a<br />

quelle tradizionali, il legislatore si è<br />

andato decisamente orientando nel<br />

senso di attribuire prevalenza all’in-<br />

38<br />

F O C U S<br />

La dottrina e la giurisprudenza condominiali nelle riviste giuridiche<br />

teresse più aderente al concetto di<br />

utilità sociale, giungendo, per questo<br />

motivo, a modificare ed abbassare il<br />

quorum assembleare per interventi<br />

rispetto ai quali, secondo le norme<br />

del codice civile, sarebbe stata necessaria<br />

la maggioranza qualificata<br />

delle innovazioni o, addirittura, l’unanimità”.<br />

L’articolo prosegue illustrando<br />

le formalità necessarie per<br />

l’effettuazione dell’operazione<br />

di trasformazione le quali,<br />

secondo la giurisprudenza prevalente,<br />

possono essere anche<br />

successive alla relativa deliberazione<br />

(vedi, tra le tante, Cass. n.<br />

5843/1997 e n. 1166/2002). Sul<br />

punto, infine, l’Autore illustra<br />

compiutamente le differenti<br />

ipotesi di deliberazione assembleare.<br />

* * *<br />

Ivano Cimatti “Brevi sulla<br />

solidarietà passiva del condomino<br />

per debiti del condominio”in<br />

Giurisprudenza di merito,<br />

fasc. 3/2005, Giuffrè - Milano,<br />

pagg. 568 e ss.<br />

Lo studio prende le mosse da<br />

una pronuncia della Corte d’appello<br />

di Torino (sentenza del 26<br />

giugno 2003) nella quale si<br />

affermano i seguenti principi:<br />

1) La sentenza di condanna pronunciata<br />

nei confronti di un<br />

condomino, in persona dell’amministratore<br />

pro-tempore,<br />

per l’adempimento di obbligazioni<br />

contratte nel comune<br />

interesse dei condomini, non<br />

comporta responsabilità solidale<br />

nei confronti dei singoli<br />

condomini, che non siano<br />

stati indicati nominativamente,<br />

né dichiarati solidalmente<br />

responsabili in sentenza, per-

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