Espressionismo, olismo, deflazionismo in Simon ... - OpenstarTs
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<strong>Espressionismo</strong>, <strong>olismo</strong>, <strong>deflazionismo</strong>: osservazioni su <strong>Simon</strong> Blackburn<br />
presenza presunta della paura è l’elemento che rende la mia descrizione vera<br />
oppure falsa, e non è semplicemente qualcosa che io proietto <strong>in</strong> azioni e <strong>in</strong>tenzioni<br />
che non avrebbero questa proprietà se io non gliela attribuissi. Se ci<br />
fosse sempre una corrispondenza biunivoca adeguata tra stati mentali soggettivi<br />
dell’agente e concetti di chi osserva, giudica, valuta l’azione, allora<br />
l’espressivista non avrebbe difficoltà a sostenere la sua posizione, ma le cose<br />
purtroppo non stanno <strong>in</strong> questo modo.<br />
L’espressivista per non ridurre la sua teoria a banalità dovrebbe essere <strong>in</strong><br />
grado di ricondurre i differenti concetti che possono essere associati a un medesimo<br />
genere comportamentale a una spiegazione che li renda sempre plausibili.<br />
Dal momento che, tuttavia, l’espressivista enfatizza gli stati mentali<br />
del soggetto come l’unico genere di materiale disponibile che deve essere<br />
spiegato, deve <strong>in</strong> qualche modo mettere da parte stati del mondo che richiedono<br />
spiegazioni diversificate. Questo mal si accorda con la nostra esperienza<br />
della ricchezza e varietà della vita etica. Queste obiezioni sono certamente riconducibili<br />
a una sorta di posizione cognitivista, sebbene sui generis, poiché<br />
non nega la salienza degli stati mentali e dei relativi concetti che vi possono<br />
essere implicati, ma afferma che questi devono essere graduati su qualcosa<br />
che esiste nel mondo esterno <strong>in</strong>dipendentemente da noi. Questa forma di cognitivismo<br />
è <strong>in</strong>somma una forma di realismo. Ma il realismo <strong>in</strong> questione è<br />
tutt’altro che <strong>in</strong>genuo, perché non solo potrebbe dar conto di casi controversi<br />
come quello che si è evocato sopra, ma, cosa forse più importante, di casi che<br />
per noi sono maggiormente rilevanti. Immag<strong>in</strong>iamo un crudele dittatore che<br />
progetti di emanare una direttiva segreta per sterm<strong>in</strong>are una <strong>in</strong>tera popolazione<br />
<strong>in</strong>sediata sia sui suoi territori sia su territori che si acc<strong>in</strong>ge a conquistare<br />
con guerre di aggressione a danno di nazioni <strong>in</strong>ermi e pacifiche. Immag<strong>in</strong>iamo<br />
che la sua politica abbia per parecchi anni successo. Che cosa è accaduto,<br />
dal nostro punto di vista? Che una proprietà morale del dittatore ha<br />
avuto modo di estr<strong>in</strong>secarsi perché faceva parte dei suoi stati mentali reali e<br />
perché è stata capace di tradursi <strong>in</strong> azioni dannose rilevanti per molti milioni<br />
di soggetti. L’attribuzione di tale proprietà - la crudeltà - a quel soggetto, attribuzione<br />
che ne fa un soggetto malvagio, <strong>in</strong> che senso è solo l’espressione di<br />
un nostro stato mentale di particolare disagio? Non è piuttosto, oltre a questo,<br />
una proprietà che noi attribuiamo al soggetto e che pensiamo non abbia<br />
bisogno né della nostra conoscenza diretta né della nostra reazione emotiva<br />
per essere reale? Immag<strong>in</strong>iamo che il dittatore del nostro esempio abbia operato<br />
<strong>in</strong> un periodo <strong>in</strong> cui io non ero nato oppure mi trovavo <strong>in</strong> coma <strong>in</strong> seguito<br />
a un <strong>in</strong>cidente. La conoscenza che io posso acquisire <strong>in</strong> seguito delle sue azioni<br />
è em<strong>in</strong>entemente <strong>in</strong>diretta. Questo cambia qualcosa per quanto riguarda<br />
l’attribuzione della proprietà della crudeltà al soggetto? Chiaramente no.<br />
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