Espressionismo, olismo, deflazionismo in Simon ... - OpenstarTs
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PIERPAOLO MARRONE<br />
nel corso di un’azione per passarla al compagno di squadra libero, allora è<br />
molto più difficile dire che si sta svolgendo ancora una partita di calcio. Se i<br />
giocatori mi dicono che hanno <strong>in</strong>tenzione di giocare a calcio, mi comunicano<br />
anche implicitamente a quali regole le nostre azioni dovrebbero conformarsi<br />
per soddisfare la nostra attesa di vedere proprio una partita di calcio e non<br />
qualche altra cosa. Il loro giocare a calcio deve essere guidato da una consapevolezza<br />
riflessiva acquisita di quali siano le regole del gioco. In modo analogo,<br />
se io ho un determ<strong>in</strong>ato desiderio, allora devo essere disposto a comportarmi<br />
<strong>in</strong> almeno una delle varietà consentite che siano coerenti al possesso<br />
proprio di quel desiderio. E lo stesso accade per il possesso di valori. Possedere<br />
dei valori significa esibire comportamenti che ricevono senso alla luce del<br />
possesso proprio di quei valori. Anche l’espressivista postula <strong>in</strong> certo modo<br />
un isomorfismo, ma non si tratta dell’isomorfismo del mentale col comportamento<br />
del funzionalista, bensì di quello tra ord<strong>in</strong>e normativo e ord<strong>in</strong>e causale.<br />
Possiamo risalire a che cosa un valore sia, se i comportamenti che un<br />
agente esibisce sono sensati alla luce del possesso di quel valore. Non sarebbe<br />
una strategia euristicamente produttiva attribuire all’agente comportamenti<br />
che sono sistematicamente <strong>in</strong>coerenti con il possesso di un determ<strong>in</strong>ato desiderio<br />
o di un determ<strong>in</strong>ato valore. Da questo punto di vista, l’ord<strong>in</strong>e<br />
dell’<strong>in</strong>terpretazione del quale facciamo uso quando valutiamo il comportamento<br />
di un agente, per scoprire quali desideri lo abbiano mosso e quali valori<br />
lo abbiano guidato, non ha nulla di misterioso e non ha nulla di strutturalmente<br />
cont<strong>in</strong>gente.<br />
6. La teoria della mente che Blackburn suggerisce ha qu<strong>in</strong>di due implicazioni:<br />
a) ogni stato mentale è identificato per mezzo di una struttura normativa.<br />
Se noi abbiamo una def<strong>in</strong>izione sufficientemente buona di un qualche stato<br />
mentale – credenza, desiderio, valore, <strong>in</strong>tenzionalità –, questa è stata <strong>in</strong>evitabilmente<br />
ottenuta attraverso un’analisi dei comportamenti specifici che<br />
hanno significato alla luce dello stato mentale che si ha; b) la presenza di uno<br />
specifico stato mentale <strong>in</strong> un soggetto è un’operazione empirica che lo accerta<br />
per mezzo di una connessione causale con i comportamenti che sono coerenti<br />
con il possesso di quello stato mentale.<br />
Vi è una conseguenza notevole <strong>in</strong> questa teoria dell’identificazione degli<br />
stati mentali, ossia che un approccio computazionale non sembra essere<br />
promettente 22 . Infatti, noi non possiamo mai essere sicuri di come la presenza<br />
22 RP, pp. 161-199, dedicato alla teoria dei giochi e all’<strong>in</strong>terpretazione dell’azione <strong>in</strong> ragione<br />
della massimizzazione dell’utilità attesa.<br />
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