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Brevi biografie - Provincia Tridentina

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<strong>Provincia</strong>le Marcellino da Cles col chierico fra Giovanni Maria da Cles. Negli anni<br />

1712-1714 fu ivi Vicario. E nell'estate fu sorpreso da un piccolo colpo appopletico, da<br />

cui facilmente si riebbe; ma poi sopraffatto da uno più gagliardo, fu munito de'<br />

santissimi Sagramenti, e per sette giorni non prese altro che un poco di moscato.<br />

Finalmente dopo penosissima agonia, ottimo religioso, e che in varii impieghi avea<br />

molto faticato, d'anni 79 passò piamente al Signore in Borgo 19 agosto 1714.<br />

216. (73. //) P. Ippolito da Pergine, Baldissero Ippoliti, nato il dì 3 e battezzato il<br />

dì 30 settembre 1643; fu cugino stretto del P. Cherubino Ippoliti, morto nel 1684,<br />

comecché ambidue figliuoli di due signori fratelli Ippoliti di Pergine. Fu vestito in Cles<br />

con altri li 29 settembre 1665. Nel 1674 fu pro-maestro de' novizzi in Arco. Nel 1675 fu<br />

pro-maestro in Cles. Nel 1676 fu Guardiano in Cles. Nel 1679 fu fatto Guardiano di<br />

Mezzolombardo. Nel Capitolo del 1680 fu eletto diffinitore e dicesi confessarius. Nel<br />

detto anno col P. Simon Pietro Barbi da Cembra si portò in Inspruch, chiamatovi dal<br />

serenissimo Duca di Lorena cognato dell'augustissimo imperator Leopoldo e<br />

governatore del Tirolo. Nella Congregazione seconda intermedia fatta nel 1682 il dì 30<br />

dicembre in Roveredo, rinunciò al diffinitoriato, e detta rinuncia fu accettata. Il motivo<br />

per cui chiamato in Corte dal serenissimo Duca di Lorena, ho udito essere stato il<br />

seguente. Mentre il P. Ippolito stava in s. Bernardino di Trento, venivano al convento<br />

due nipoti di monsignor Piccolomini preposito di Trento, a quali detto Padre faceva<br />

molte carezze, e dava ottimi documenti. Essendo poi occorso, che il prelodato<br />

serenissimo di Lorena venisse in Inspruch governatore del Tirolo, monsignor preposito<br />

Piccolomini procurò che li due suoi nipoti fossero da sua altezza serenissima ricevuti<br />

per paggi, come seguì; e bramoso che venissero ben educati, ottenne che il P. Ippolito si<br />

portasse in Inspruch e sopraintendesse a detti nipoti. E però osservandoli il serenissimo<br />

Duca così ben morigerati, s'informò d'onde ciò procedesse, ed avendo inteso, che<br />

venivano istruiti da un padre francescano, cioè dal P. Ippolito, volle vederlo, e<br />

scorgendo la di lui gran pietà, lo chiamò in Corte, e di poi portatosi il Duca in Vienna,<br />

per occasione della guerra imminente col Turco, colla sua serenissima duchessa, sorella<br />

dell'imperatore Leopoldo, essa diede a Cesare notizia del P. Ippolito, che lo fece andar a<br />

Vienna. Entrò ben presto in grazie, stima, e famigliarità dell'augusto monarca per la sua<br />

assai religiosa bontà, saviezza, e prudenza; e per occasione dell'assedio che facevano li<br />

turchi alla città di Vienna partito Cesare verso Lintz, fu accompagnato dal P. Ippolito,<br />

portando questi seco la corona d'Ungheria. Voleva il buon Padre ritirarsi dalla Corte, ma<br />

Cesare ottenne da Roma che si fermasse, e mandò fuori il seguente ordine o diploma:<br />

"Leopoldus divina favente clementia electus Romanorum imperator semper<br />

augustus etc. Notum facimus tenore praesentium, quibus expedit universis. Cum a<br />

multis retro saeculis laudatissima divorum antecessorum nostrorum invaluerit<br />

consuetudo, ut viros non minus religiosa modestia, quam praecipua aliarum virtutum<br />

laude, ac vitae morumque integritate celebres, quos probatae fidei lorica, atque anceps<br />

divini verbi gladius armaret, sibi adsciscerent, et gratia faverent speciali. Eadem nobis<br />

benigno Dei optimi maximi nutu in hoc imperiali fastigio collocatis ansam praebuit, qua<br />

religiosum, devotum, nobis dilectum patrem Hyppolithum a Pergino Ordinis<br />

Reformatorum strictioris observantiae Divi Francisci, <strong>Provincia</strong>e <strong>Tridentina</strong>e Sancti<br />

Vigilii nuncupatae ex-diffinitorem habita ad interpellationem nostram in virtute sacrae<br />

obedientiae authoritate apostolica, alias plane invitum, et ad solitudinem redire<br />

volentem in Aula nostra Caesarea retinuimus et retinemus. Tantam enim in diversis illi<br />

benigne demandatis, et ad menten nostram feliciter peractis commissionibus pro Dei<br />

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