epistolario ii - S.Maddalena di Canossa

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A DON GIOVANNI ZANETTI 591(Venezia#1829.06.13) Anche Don Zanetti è in apprensione per la nomina del novello Vescovo. La Canossa, che ha interpellato Monsignor Sardagna, dichiara che la sua risposta lascia intravedere che non gli è stato posto il problema della scelta tra Bergamo e Cremona, ma che è angustiato lui pure, incerto, e desideroso insieme, di rinunciare alla responsabilità vescovile. V.G. e M. Veneratissimo signor Don Giovanni Ricevo in questo momento risposta da Trento, e quantunque poco mi resti prima della posta di oggi, non voglio però lasciarla passare, più per assicurarla della mia premura nel darmi il vantaggio di servirla, che per significare alla Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda qual sia il riscontro. Come già non era presumibile, non è vero che la scelta sia in libertà di Monsignore; lo capisco angustiatissimo, giustamente timoroso di un peso sì formidabile, e vedo ch‘egli desidera vivamente che il Signore ne lo liberi. La di lui angustia mi fà credere ch‘egli tema di non aver ad essere esaudito. Mi scrive però con tale prudentissima riserva, che io non saprei certamente arrivar a comprendere quale delle due Chiese possa egli credere venirgli proposta. Siccome i reali vantaggi di Bergamo sono singolari, e patenti, mi pare di non aver ommesso di rifletterglieli tutti, almeno quelli ch‘io era capace di discernere, ma la di lui avveduta saggezza rispondendo al solito gentilmente, lo fà in modo da non lasciarmi un chiaro da potere sulla di lui risposta neppure conghietturare fondatamente. A me resta il conforto di averla servita, e concludiamo confidando pienamente, ed unicamente nel Signore. Se saprò in progresso qualche cosa di più, non mancherò di farglielo sapere. La prego de‘ più distinti, miei ossequj a Monsignor Vicario, e de‘ miei cordiali complimenti alla signora Betta. In somma fretta mi raccomando caldamente alle sante di lei orazioni e colla maggior venerazione mi riprotesto Di Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda Venezia Santa Lucia li 13 giugno 1829 Al Molto Illustre e Reverendo Signore Il signor Don Giovanni Zanetti Borgo San Leonardo BERGAMO 1 NB. Autografa della Canossa solo la firma. Umilissima Ubbidientissima Devotissima serva Maddalena di Canossa Figlia della Carità 1

A DON GIOVANNI ZANETTI 592(Venezia#1829.07.01) Ancora nessuna notizia certa sulla nomina vescovile, ma la Canossa si consola pensando che, come Venezia e Verona furono benedette dal Signore nelle recenti nomine del Patriarca e del Vescovo, così avverrà anche per Bergamo, purchè si preghi. Maddalena si mostra poi spiacente per due ragioni: non conosce nessuno che possa aiutare la raccomandata da Don Zanetti e si preoccupa delle controversie, anche se non gravi, sorte tra la superiora di Bergamo e le sue consorelle. V. G. e M. Veneratissimo signor Don Giovanni Non ho la soddisfazione di poter aggiungere nuovi fondamenti alle speranze che la Signoria Vostra Molto Illustre e Reverenda conserva sopra il noto soggetto, perchè scrivendomi la mia amica, e compagna colà superiora mi dice essere ivi cessata intieramente ogni voce, che prima su tale proposito correva. Io vado tratto, tratto anche quì informandomi da qualche degnissima persona, che potrebbe saperla così alla semplice se vi sono novità, ma secondo me ancora niente con fondamento può dirsi, e solo vi è molto da consolarsi vedendo, che si lascia loro tempo da fare orazione. Il vedere come il Signore siasi degnato benedire Verona, e Venezia ove fu tanto pregato mi fa vivamente desiderare, che faccino altrettanto. Se ella sentisse a predicare questo santo Patriarca 1 l‘assicuro, che pare veramente un angelo. Già come sono le di lui parole tali sono le opere, ed io ne sono tanto edificata, che non posso a meno di non dirglielo. A Verona pure sono più che contenti del novello nostro Vescovo 2 . Rapporto all‘ottima signora Elena Abati per potermi procurare il vantaggio di servire Vostra Signoria Molto Illustre e Reverenda e per la sincera stima, e persuasione, che io nutro per la medesima ho scritto a Milano raccomandandola in proposito ma siccome io non ho in quel tal Dicastero relazione veruna come non ne hanno per quanto io so neppure le mie amiche non molto portate a questi metodi così non so quanto potrò esserle utile, benchè l‘abbia proccurato. Mi preme solo che la signora Elena non si appoggi sopra di me, che priva sono di mezzi immediati, e su tale persuasione non si pregiudicasse. La superiora 3 di costì effettivamente mi scrisse gl‘insorti dispareri tra essa, e la Rosina 4 . Conoscendo ambedue ben capisco come ella dice, che sono cose da niente non di meno non posso tacerle che non mi diano pena. Per me anche una cosa seria ma esterna con facilità la supero, ed anche me la dimentico ma quello, che riguarda l‘interna pace, per cosa minima, che sia mi affligge sempre. Meglio è però sempre, che mi scrivano tutto, giacchè sono quasi certa, che se gli affari molteplici, e rilevanti, che mi circondano non mi avessero impedito di scrivere loro e sostenere colla superiora separatamente anche le compagne sarebbero tranquille. Mi conforto sollo sulla di lei singolar carità, e sulla ben giusta ma pienissima persuasione, che di lei hanno le compagne. Questo mi dispensa da diffondermi sull‘argomento, solo nuovamente glie le raccomando. Veda destramente d‘insinuare alla superiora, senza che questa capisca ch‘io glie l‘abbia scritto perchè non comprenda che qualche compagna se ne sia meco lagnata, che quando io le scrivo dia le mie notizie cordialmente alle compagne, giacchè essa ben sa quanto le pesava quando era suddita a Milano, e che la superiora così faceva. 1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca di Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164). 2 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo di Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646) 3 Faccioli Domenica, superiora nella Casa di Bergamo (Ep.I, lett. 360, n. 1, pag. 568). 4 ROSA MASINA, entrata a Verona, elencata tra le Suore presenti all‘erezione canonica. (Ep. II/1, lett. 592, n. 4, pag. 455).

A DON GIOVANNI ZANETTI<br />

592(Venezia#1829.07.01)<br />

Ancora nessuna notizia certa sulla nomina vescovile, ma la <strong>Canossa</strong> si consola pensando che, come Venezia<br />

e Verona furono benedette dal Signore nelle recenti nomine del Patriarca e del Vescovo, così avverrà anche<br />

per Bergamo, purchè si preghi. <strong>Maddalena</strong> si mostra poi spiacente per due ragioni: non conosce nessuno<br />

che possa aiutare la raccomandata da Don Zanetti e si preoccupa delle controversie, anche se non gravi,<br />

sorte tra la superiora <strong>di</strong> Bergamo e le sue consorelle.<br />

V. G. e M. Veneratissimo signor Don Giovanni<br />

Non ho la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> poter aggiungere nuovi fondamenti alle speranze che la Signoria<br />

Vostra Molto Illustre e Reverenda conserva sopra il noto soggetto, perchè scrivendomi la mia<br />

amica, e compagna colà superiora mi <strong>di</strong>ce essere ivi cessata intieramente ogni voce, che prima su<br />

tale proposito correva. Io vado tratto, tratto anche quì informandomi da qualche degnissima<br />

persona, che potrebbe saperla così alla semplice se vi sono novità, ma secondo me ancora niente<br />

con fondamento può <strong>di</strong>rsi, e solo vi è molto da consolarsi vedendo, che si lascia loro tempo da fare<br />

orazione.<br />

Il vedere come il Signore siasi degnato bene<strong>di</strong>re Verona, e Venezia ove fu tanto pregato mi<br />

fa vivamente desiderare, che faccino altrettanto. Se ella sentisse a pre<strong>di</strong>care questo santo Patriarca 1<br />

l‘assicuro, che pare veramente un angelo. Già come sono le <strong>di</strong> lui parole tali sono le opere, ed io ne<br />

sono tanto e<strong>di</strong>ficata, che non posso a meno <strong>di</strong> non <strong>di</strong>rglielo. A Verona pure sono più che contenti<br />

del novello nostro Vescovo 2 .<br />

Rapporto all‘ottima signora Elena Abati per potermi procurare il vantaggio <strong>di</strong> servire Vostra<br />

Signoria Molto Illustre e Reverenda e per la sincera stima, e persuasione, che io nutro per la<br />

medesima ho scritto a Milano raccomandandola in proposito ma siccome io non ho in quel tal<br />

Dicastero relazione veruna come non ne hanno per quanto io so neppure le mie amiche non molto<br />

portate a questi meto<strong>di</strong> così non so quanto potrò esserle utile, benchè l‘abbia proccurato. Mi preme<br />

solo che la signora Elena non si appoggi sopra <strong>di</strong> me, che priva sono <strong>di</strong> mezzi imme<strong>di</strong>ati, e su tale<br />

persuasione non si pregiu<strong>di</strong>casse.<br />

La superiora 3 <strong>di</strong> costì effettivamente mi scrisse gl‘insorti <strong>di</strong>spareri tra essa, e la Rosina 4 .<br />

Conoscendo ambedue ben capisco come ella <strong>di</strong>ce, che sono cose da niente non <strong>di</strong> meno non posso<br />

tacerle che non mi <strong>di</strong>ano pena. Per me anche una cosa seria ma esterna con facilità la supero, ed<br />

anche me la <strong>di</strong>mentico ma quello, che riguarda l‘interna pace, per cosa minima, che sia mi affligge<br />

sempre.<br />

Meglio è però sempre, che mi scrivano tutto, giacchè sono quasi certa, che se gli affari<br />

molteplici, e rilevanti, che mi circondano non mi avessero impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> scrivere loro e sostenere<br />

colla superiora separatamente anche le compagne sarebbero tranquille. Mi conforto sollo sulla <strong>di</strong> lei<br />

singolar carità, e sulla ben giusta ma pienissima persuasione, che <strong>di</strong> lei hanno le compagne. Questo<br />

mi <strong>di</strong>spensa da <strong>di</strong>ffondermi sull‘argomento, solo nuovamente glie le raccomando. Veda destramente<br />

d‘insinuare alla superiora, senza che questa capisca ch‘io glie l‘abbia scritto perchè non comprenda<br />

che qualche compagna se ne sia meco lagnata, che quando io le scrivo <strong>di</strong>a le mie notizie<br />

cor<strong>di</strong>almente alle compagne, giacchè essa ben sa quanto le pesava quando era sud<strong>di</strong>ta a Milano, e<br />

che la superiora così faceva.<br />

1 Mons. Monico Giacomo, Patriarca <strong>di</strong> Venezia (Ep. II/1, lett. 489, n. 1, pag. 164).<br />

2 Mons. Grasser Giuseppe, Vescovo <strong>di</strong> Verona (Ep.I, lett. 379, n. 2, pag. 646)<br />

3 Faccioli Domenica, superiora nella Casa <strong>di</strong> Bergamo (Ep.I, lett. 360, n. 1, pag. 568).<br />

4 ROSA MASINA, entrata a Verona, elencata tra le Suore presenti all‘erezione canonica. (Ep. II/1, lett. 592, n. 4, pag.<br />

455).

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