Capitolo 1 - La Preistoria - Atlas Media Network

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30.05.2013 Views

LA PRIMA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA Una svolta decisiva nel lavoro agricolo fu dovuta, verso la fine del Neolitico, all’invenzione dell’aratro, con il quale si rompevano e si rivoltavano le zolle. Circa 8 500 anni fa, poi, l’uomo scoprì che l’argilla, impastata e poi cotta, si trasformava in un nuovo materiale, la ceramica, utile a costruire recipienti di forme e di grandezze diverse, adatti a contenere tutti i tipi di alimenti, anche quelli liquidi. Fu proprio nell’ambiente dei vasai che fece la sua comparsa la ruota (IV millennio a.C.), in quanto la ceramica veniva modellata dalle mani del vasaio su un perno fissato su un disco di pietra girevole, il tornio. Forse osservando il tornio, l’uomo ebbe l’intuizione di applicare la ruota girevole alla slitta, ottenendo il carro. Questa invenzione segnò l’inizio della rivoluzione nei trasporti, nel commercio e in campo militare. L’invenzione del telaio, poi, permise di sviluppare la tecnica della filatura e della tessitura del lino e della lana, che si producevano grazie all’agricoltura e all’allevamento. Gli uomini del Neolitico impararono inoltre a lavorare e a modellare i metalli: prima il rame, poi il bronzo e infine il ferro. ARTE E RELIGIONE Per ricordare Durante il Neolitico si moltiplicarono anche le manifestazioni artistiche e religiose, sempre legate tra loro. Significato religioso dovevano avere i grandiosi monumenti in pietra, i megaliti, rinvenuti in varie parti d’Europa. Il complesso megalitico più famoso è quello di Stonehenge, in Gran Bretagna. Anche in Italia si sono trovati importanti siti archeologici dell’Età neolitica. Conosciuti in tutto il mondo e patrimonio dell’UNESCO sono le incisioni rupestri della Valcamonica (Brescia): le più antiche risalgono al Neolitico; poi, per secoli, i Camuni hanno continuato a tracciare sulle pietre della valle figure sacre, uomini, animali, carri, attrezzi, armi e mappe dei loro insediamenti. Quando all’alba il Sole attraversava i triliti allineati, colpendo la Heel Stone, era l’inizio dell’estate (Solstizio d’estate, 21 giugno). L’area sacra, forse accessibile solo ai sacerdoti, era delimitata da un argine e da un fossato. Quando all’alba il Sole attraversava i due triliti agli estremi del semicerchio interno era l’inizio dell’inverno (Solstizio d’inverno, 21 dicembre). Per mezzo di una pietra inserita nelle buche e spostata ogni anno, era possibile prevedere quanti anni mancassero all’eclissi. • Che cosa provocò una svolta decisiva nel lavoro agricolo? • Come si otteneva la ceramica? A che cosa serviva? • Come si arrivò all’invenzione della ruota? Perché fu importante? • A che cosa serviva il telaio? • Quali metalli venivano lavorati nel Neolitico? Heel Stone (pietra del calcagno): il menhir posto all’inizio del viale d’accesso. Lavorazione al tornio. Per ricordare • Quali altre caratteristiche sono legate al periodo Neolitico? • Dove sono state ritrovate, in Italia, importanti testimonianze dell’arte neolitica? Ricostruzione del complesso monumentale di Stonehenge 8 CAPITOLO 1 - LA PREISTORIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS Protagonisti ÖTZI, IL PASTORE/GUERRIERO DELLE ALPI IL RITROVAMENTO Il 19 settembre 1991 due alpinisti tedeschi, percorrendo il ghiacciaio del Similaun, a 3 278 m di quota, scoprirono una mummia che giaceva in una pozza di ghiaccio semidisciolto. Le basse temperature del ghiacciaio ne avevano favorito la conservazione. La notizia del ritrovamento suscitò scalpore, perché mai a quell’altitudine e nella zona alpina si erano trovati reperti umani tanto integri. La mummia fu portata ad Innsbruck e fu chiamata dagli Austriaci Ötzi, dal nome della valle vicina al Similaun (valle di Ötzal). Per sei anni fu studiata da circa 150 scienziati di undici Paesi diversi. Grazie ad analisi mediche, chimiche, radiologiche e all’ausilio di molte scienze si poté giungere ad alcune conclusioni sicure sul tempo, sul modo di vivere e sulle cause della morte dell’uomo del Similaun. CHI ERA ÖTZI? Ötzi era un uomo di 35-40 anni, alto circa 1 m e 60 cm; aveva i capelli castani e gli occhi grigio-blu, come rivelano le pupille, che si sono conservate. Le analisi al carbonio 14 hanno stabilito che il guerriero visse in un tempo compreso tra il 3325 e il 3108 a.C. La scoperta di una punta di freccia conficcata nella spalla sinistra ha spinto gli studiosi a modificare la prima ipotesi che fosse un pastore. Ora si ritiene che Ötzi fosse un guerriero di alto rango e che sia stato colpito alle spalle da un nemico. Ferito e inseguito, avrebbe cercato di scappare portandosi in alta quota. Qui, ormai sfinito, sarebbe morto per dissanguamento. Indagini recenti avanzano inoltre l’ipotesi che, dopo essere stato ferito con la freccia, Ötzi sia stato colpito con forza alla testa dai suoi inseguitori. Caduto all’indietro, sarebbe poi stato girato sulla schiena per togliergli la freccia (forse per impedire che venisse identificato il clan che lo aveva ucciso). Ciò spiegherebbe la posizione in cui è stato rinvenuto, con il viso rivolto verso il basso e il braccio sinistro sotto il corpo. Morì a fine estate, come si deduce da due susine mature che sono state trovate vicino al suo corpo e da foglie di platano che dovevano essere ancora verdi, secondo l’indagine chimica. L’AMBIENTE E LE ATTIVITÀ I vestiti, le calzature e numerosi oggetti che gli appartenevano hanno rivelato la sua condizione di vita. Ötzi viveva in un villaggio di agricoltori e di allevatori del fondovalle, dove crescevano alberi di tasso, nocciolo, larice e betulla. Egli, infatti, aveva presso di sé un arco di legno di tasso, portava una gerla di legno di nocciolo; anche la faretra (il contenitore delle frecce) era di pelle, rinforzata da stecche di nocciolo. Alla cintura Ötzi aveva un barattolo di corteccia di betulla. Nel villaggio si allevavano animali, come si nota dalle scarpe di vitello, dai gambali, dal cappello; portava un giubbetto di pelli di cervo, materiale fornito dalla caccia. Delle dodici frecce che aveva nella faretra solo due sono rifinite, le altre sono prive di punta e anche l’arco non è del tutto lavorato. L’ ascia di rame conferma che fosse un uomo di rango elevato. CAPITOLO 1 - LA PREISTORIA 9

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS<br />

Protagonisti<br />

ÖTZI, IL PASTORE/GUERRIERO DELLE ALPI<br />

IL RITROVAMENTO<br />

Il 19 settembre 1991 due alpinisti tedeschi, percorrendo il ghiacciaio del Similaun,<br />

a 3 278 m di quota, scoprirono una mummia che giaceva in una pozza di ghiaccio<br />

semidisciolto. Le basse temperature del ghiacciaio ne avevano favorito la conservazione.<br />

<strong>La</strong> notizia del ritrovamento suscitò scalpore, perché mai a quell’altitudine e nella<br />

zona alpina si erano trovati reperti umani tanto integri. <strong>La</strong> mummia fu portata<br />

ad Innsbruck e fu chiamata dagli Austriaci Ötzi, dal nome della valle vicina<br />

al Similaun (valle di Ötzal). Per sei anni fu studiata da circa 150 scienziati di<br />

undici Paesi diversi. Grazie ad analisi mediche, chimiche, radiologiche e all’ausilio<br />

di molte scienze si poté giungere ad alcune conclusioni sicure sul<br />

tempo, sul modo di vivere e sulle cause della morte dell’uomo del Similaun.<br />

CHI ERA ÖTZI?<br />

Ötzi era un uomo di 35-40 anni, alto circa 1 m e 60 cm; aveva i capelli<br />

castani e gli occhi grigio-blu, come rivelano le pupille, che si sono conservate.<br />

Le analisi al carbonio 14 hanno stabilito che il guerriero visse in<br />

un tempo compreso tra il 3325 e il 3108 a.C.<br />

<strong>La</strong> scoperta di una punta di freccia conficcata nella spalla sinistra ha<br />

spinto gli studiosi a modificare la prima ipotesi che fosse un pastore. Ora<br />

si ritiene che Ötzi fosse un guerriero di alto rango e che sia stato colpito<br />

alle spalle da un nemico. Ferito e inseguito, avrebbe cercato di scappare<br />

portandosi in alta quota. Qui, ormai sfinito, sarebbe morto per dissanguamento.<br />

Indagini recenti avanzano inoltre l’ipotesi che, dopo essere stato ferito<br />

con la freccia, Ötzi sia stato colpito con forza alla testa dai suoi inseguitori.<br />

Caduto all’indietro, sarebbe poi stato girato sulla schiena per togliergli<br />

la freccia (forse per impedire che venisse identificato il clan che lo aveva ucciso).<br />

Ciò spiegherebbe la posizione in cui è stato rinvenuto, con il viso rivolto<br />

verso il basso e il braccio sinistro sotto il corpo.<br />

Morì a fine estate, come si deduce da due susine mature che sono state<br />

trovate vicino al suo corpo e da foglie di platano che dovevano essere ancora<br />

verdi, secondo l’indagine chimica.<br />

L’AMBIENTE E LE ATTIVITÀ<br />

I vestiti, le calzature e numerosi oggetti che gli appartenevano hanno<br />

rivelato la sua condizione di vita. Ötzi viveva in un villaggio di agricoltori<br />

e di allevatori del fondovalle, dove crescevano alberi di tasso, nocciolo,<br />

larice e betulla. Egli, infatti, aveva presso di sé un arco di legno<br />

di tasso, portava una gerla di legno di nocciolo; anche<br />

la faretra (il contenitore delle frecce) era di pelle, rinforzata<br />

da stecche di nocciolo. Alla cintura Ötzi aveva un<br />

barattolo di corteccia di betulla. Nel villaggio si allevavano<br />

animali, come si nota dalle scarpe di vitello,<br />

dai gambali, dal cappello; portava un giubbetto di<br />

pelli di cervo, materiale fornito dalla caccia.<br />

Delle dodici frecce che aveva nella faretra solo<br />

due sono rifinite, le altre sono prive di<br />

punta e anche l’arco non è del tutto lavorato.<br />

L’ ascia di rame conferma che fosse un uomo<br />

di rango elevato.<br />

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