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1 2 N «L' - Palumbo Editore

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MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE Scienza ed etica<br />

6<br />

La scoperta dell’ambiguità della scienza<br />

25<br />

30<br />

35<br />

40<br />

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65<br />

M1<br />

on line<br />

T1 Mary Shelley ~ Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno<br />

Come mi trovai fra le mani un potere così sbalorditivo, esitai a lungo circa il modo di utilizzarlo.<br />

Per quanto possedessi la capacità di suscitare la vita, pure la creazione di una forma atta a<br />

riceverla, con tutti i suoi intrichi di fibre, di muscoli e di vene, restava sempre un’impresa di difficoltà<br />

e di fatica inconcepibili. Fui incerto dapprima se tentare la creazione di un essere come me<br />

o quella di organismo più semplice, ma la mia immaginazione era troppo esaltata dal successo<br />

conseguito, per permettermi di dubitare della mia capacità di dar vita ad un animale complesso<br />

e meraviglioso come l’uomo. I materiali cui potevo in quel momento ricorrere apparivano inadeguati<br />

ad un’impresa così ardua. Mi preparai a una serie di insuccessi: forse i miei sforzi sarebbero<br />

stati continuamente delusi, e forse alla fine la mia opera sarebbe riuscita imperfetta; pure,<br />

quando consideravo i quotidiani progressi della scienza e della meccanica, ero incoraggiato a sperare<br />

che i miei tentativi avrebbero almeno gettato le basi di una futura vittoria. Né la grandezza<br />

e la complessità del mio piano mi apparivano come indici della sua pratica inattuabilità. Così mi<br />

accinsi alla creazione di un essere umano. Poiché la piccolezza degli organi rappresentava un grande<br />

ostacolo alla mia fretta, decisi, contrariamente alla mia intenzione, di costruire una creatura<br />

gigantesca, alta otto piedi circa e robusta in proporzione. Presa questa risoluzione, impiegai proficuamente<br />

alcuni mesi a raccogliere e ad apprestare ciò che mi era necessario, poi mi misi all’opera.<br />

Nessuno può immaginare la complessità dei sentimenti che, come un uragano, mi travolsero<br />

nel primo entusiasmo del successo. Vita e morte mi apparivano legami ideali che io per primo<br />

avrei potuto spezzare, rovesciando sul nostro buio mondo un torrente di luce. Una nuova<br />

specie mi avrebbe benedetto come sua origine e creatore; molti esseri eccellenti e felici avrebbero<br />

dovuta a me la loro esistenza. Nessun padre avrebbe avuto diritto alla gratitudine dei figli<br />

così completamente come io mi sarei meritata la loro. Seguendo il corso di tali riflessioni, pensai<br />

che, se potevo animare materia inerte, avrei potuto con l’andare del tempo (anche se ciò mi<br />

era per il momento impossibile), rinnovare la vita là dove la morte sembrava aver votato il corpo<br />

alla distruzione.<br />

Tali pensieri valsero a sostenere il mio spirito mentre continuavo nella mia impresa con ardore<br />

instancabile. La mie guance si erano fatte pallide per lo studio, il mio corpo emaciato per<br />

l’isolamento. Spesso, sull’orlo della certezza, fallivo; pure mi abbarbicavo alla speranza che il giorno<br />

o l’ora seguente potessero segnare il mio successo. Io solo possedevo il segreto della mia attività,<br />

e la luna era spettatrice delle mie fatiche notturne mentre, con costanza incrollabile e ansiosa,<br />

penetravo nei misteri della natura. Chi può immaginare gli orrori del mio lavoro segreto,<br />

quando mi calavo nelle umide profondità di una tomba, o torturavo gli animali vivi per animare<br />

la creta inerte? Al ricordo, le ginocchia mi tremano e tutto mi ondeggia davanti agli occhi, ma<br />

allora un impulso irresistibile e quasi frenetico mi spingeva innanzi; sembrava che anima e sensi<br />

mi fossero rimasti per quest’unico scopo. Ma fu solo una esaltazione passeggera, che valse unicamente<br />

ad acuire la mia sensibilità quando, scomparso lo stimolo innaturale, mi riuscì di tornare<br />

alle vecchie abitudini. Raccolsi ossa da cripte e profanai i segreti del corpo umano. Attrezzai<br />

il mio misterioso laboratorio in una camera solitaria, o meglio in una soffitta, separata dagli<br />

appartamenti mediante un corridoio e una rampa di scale. Gli occhi quasi mi schizzavano dalle<br />

orbite mentre seguivo i particolari del mio lavoro. Sala anatomica e mattatoio 1 mi fornivano buona<br />

parte di ciò che mi occorreva; spesso la mia natura si ritraeva disgustata da quello di cui mi<br />

stavo occupando, mentre, spinto da un’ansia sempre crescente, progredivo nel mio lavoro e lo avviavo<br />

alla conclusione. […]<br />

Era una cupa notte di novembre quando vidi il coronamento delle mie fatiche. Con un’ansia<br />

che assomigliava all’angoscia, raccolsi attorno a me gli strumenti atti ad infondere la scintilla di<br />

1 Sala anatomica e mattatoio: Frankenstein si serve di pezzi di cadavere e di animali macellati per costruire la sua creatura.<br />

12<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. <strong>Palumbo</strong> <strong>Editore</strong>]

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