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La fortuna della novella del Cinquecento - Aula Digitale

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18<br />

<strong>La</strong> seduzione<br />

colpevole<br />

<strong>La</strong> forza<br />

<strong>del</strong> desiderio<br />

L’Umanesimo e il Rinascimento <strong>La</strong> <strong>fortuna</strong> <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>novella</strong> nel <strong>Cinquecento</strong> Matteo Maria Ban<strong>del</strong>lo<br />

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81. discorsi: ‘riportati’ (che ho qui riferito).<br />

82. se Fedra … pieghevole: ‘se Fedra<br />

fosse stata così bella, Ippolito non le<br />

avrebbe resistito’. L’allusione è al famoso<br />

mito di Fedra, moglie di Teseo, che<br />

si era innamorata <strong>del</strong> figliastro Ippolito<br />

che però la rifiutò. Prima di uccidersi,<br />

Fedra accusò Ippolito presso il padre<br />

di averle fatto violenza. Dal tragico greco<br />

Euripide, attraverso Seneca, il mito<br />

ebbe grande <strong>fortuna</strong>, da Racine fino a<br />

Il conte Ugo che pure attendeva a qual fine i discorsi 81 ragionamenti de la marchesana<br />

devessero riuscire, a quest’ultime parole e agli amorosi e soavissimi basci da<br />

lei avuti, rimase in modo fuor di se stesso che né rispondere né partir si sapeva, e<br />

stava proprio che chi veduto l’avesse in quel modo attonito e stupefatto più tosto<br />

ad una statua di marmo che ad uomo l’averebbe assimigliato. Era la marchesana<br />

bellissima e vaga e così baldanzosa e lasciva, con dui occhi che amorosamente in<br />

capo le campeggiavano, che se Fedra così bella e leggiadra fosse stata, io porto<br />

ferma credenza che averebbe a’ suoi piaceri il suo amato Ippolito reso pieghevole<br />

82 . Ora veggendo la marchesana che il suo signor Ugo non s’era turbato e che<br />

anco non si levava 83 , ma se ne stava immobile, e motto alcuno 84 non diceva, fece<br />

pensiero mentre il ferro era caldo tenerlo ben battuto e non gli lasciar tempo di<br />

prender ardire di risponderle, o pensar quanta fosse la sceleraggine che si ordìva,<br />

e vituperosa ed enorme l’ingiuria 85 che al padre faceva, ed altresì a quanto rischio<br />

e periglio si metteva; avendone ella l’agio 86 , un’altra fiata avvinchiatogli il collo<br />

con le braccia e lascivissimamente basciandolo e mille altri scherzi e vezzi disonesti<br />

facendogli e dolcissime parole usando, di modo inescò 87 ed abbagliò il misero<br />

giovinetto che egli sentendosi crescer roba per casa 88 e già la ragione avendo in<br />

tutto dato il freno in mano al concupiscibile appetito 89 , egli anco cominciò lascivamente<br />

a basciare e morsicar lei e porle le mani nel candidissimo petto e le belle,<br />

tonde e sode poppe amorosamente toccare. Ma che vado io ogni lor particolarità<br />

raccontando? Eglino 90 volentieri in quel punto averebbero dato compimento a le<br />

lor voglie, ma non si fidando <strong>del</strong> luogo, dopo l’aversi insieme accordati di trovar<br />

luogo commodo ai loro piaceri, conchiusero che non era possibile potersi senza<br />

manifestissimo periglio insieme godere, se d’una de le sue donne ella non si fidava<br />

91 . Presa questa conchiusione, la marchesana, considerate le qualità de le sue<br />

donne, fece elezione 92 d’una che molto più che nessuna altra le parve esser sufficiente<br />

93 . Così un giorno presa l’oportunità, a lei il suo desiderio manifestò, e così<br />

bene la seppe persuadere che la donna le promise di far tutto quello che ella le<br />

commetteria 94 . Da l’altra banda 95 il conte Ugo partitosi de la camera restò sì ebro 96<br />

<strong>del</strong> cocente amore de la matrigna che in altro che ne le bellezze di quella non poteva<br />

pensare. E se la marchesana desiderava di ritrovarsi con lui, egli non meno<br />

di lei lo bramava. Non molto adunque dapoi 97 col mezzo de la fidata cameriera<br />

si ritrovarono insieme, ove gli ultimi diletti amorosi con infinito piacere di tutte<br />

due le parti presero. E ben che i cortegiani vedessero qualche domestichezza 98 tra<br />

loro, nondimeno non v’era chi male alcuno pensasse. Ora durò questa lor prati-<br />

D’Annunzio e in molte opere musicali.<br />

83. non si levava: ‘non si alzava’.<br />

84. motto alcuno: ‘nemmeno una parola’.<br />

85. vituperosa … ingiuria: ‘un affronto<br />

offensivo’.<br />

86. l’agio: ‘la possibilità’.<br />

87. inescò: ‘infiammò’.<br />

88. sentendosi … casa: allusione all’erezione.<br />

89. concupiscibile appetito: ‘desiderio’.<br />

90. Eglino: ‘essi’.<br />

91. se d’una … fidava: ‘se non si affidava<br />

a una <strong>del</strong>le sue domestiche’.<br />

92. fece elezione: ‘scelse’.<br />

93. sufficiente: ‘adatta’.<br />

94. le commetteria: ‘le avrebbe chiesto’.<br />

95. Da l’altra banda: ‘d’altra parte’.<br />

96. ebro: ‘ubriaco, scosso’.<br />

97. dapoi: ‘dopo’.<br />

98. domestichezza: ‘intimità’.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./<strong>La</strong> Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme

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