La fortuna della novella del Cinquecento - Aula Digitale
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<strong>La</strong> seduzione<br />
colpevole<br />
<strong>La</strong> forza<br />
<strong>del</strong> desiderio<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento <strong>La</strong> <strong>fortuna</strong> <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>novella</strong> nel <strong>Cinquecento</strong> Matteo Maria Ban<strong>del</strong>lo<br />
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81. discorsi: ‘riportati’ (che ho qui riferito).<br />
82. se Fedra … pieghevole: ‘se Fedra<br />
fosse stata così bella, Ippolito non le<br />
avrebbe resistito’. L’allusione è al famoso<br />
mito di Fedra, moglie di Teseo, che<br />
si era innamorata <strong>del</strong> figliastro Ippolito<br />
che però la rifiutò. Prima di uccidersi,<br />
Fedra accusò Ippolito presso il padre<br />
di averle fatto violenza. Dal tragico greco<br />
Euripide, attraverso Seneca, il mito<br />
ebbe grande <strong>fortuna</strong>, da Racine fino a<br />
Il conte Ugo che pure attendeva a qual fine i discorsi 81 ragionamenti de la marchesana<br />
devessero riuscire, a quest’ultime parole e agli amorosi e soavissimi basci da<br />
lei avuti, rimase in modo fuor di se stesso che né rispondere né partir si sapeva, e<br />
stava proprio che chi veduto l’avesse in quel modo attonito e stupefatto più tosto<br />
ad una statua di marmo che ad uomo l’averebbe assimigliato. Era la marchesana<br />
bellissima e vaga e così baldanzosa e lasciva, con dui occhi che amorosamente in<br />
capo le campeggiavano, che se Fedra così bella e leggiadra fosse stata, io porto<br />
ferma credenza che averebbe a’ suoi piaceri il suo amato Ippolito reso pieghevole<br />
82 . Ora veggendo la marchesana che il suo signor Ugo non s’era turbato e che<br />
anco non si levava 83 , ma se ne stava immobile, e motto alcuno 84 non diceva, fece<br />
pensiero mentre il ferro era caldo tenerlo ben battuto e non gli lasciar tempo di<br />
prender ardire di risponderle, o pensar quanta fosse la sceleraggine che si ordìva,<br />
e vituperosa ed enorme l’ingiuria 85 che al padre faceva, ed altresì a quanto rischio<br />
e periglio si metteva; avendone ella l’agio 86 , un’altra fiata avvinchiatogli il collo<br />
con le braccia e lascivissimamente basciandolo e mille altri scherzi e vezzi disonesti<br />
facendogli e dolcissime parole usando, di modo inescò 87 ed abbagliò il misero<br />
giovinetto che egli sentendosi crescer roba per casa 88 e già la ragione avendo in<br />
tutto dato il freno in mano al concupiscibile appetito 89 , egli anco cominciò lascivamente<br />
a basciare e morsicar lei e porle le mani nel candidissimo petto e le belle,<br />
tonde e sode poppe amorosamente toccare. Ma che vado io ogni lor particolarità<br />
raccontando? Eglino 90 volentieri in quel punto averebbero dato compimento a le<br />
lor voglie, ma non si fidando <strong>del</strong> luogo, dopo l’aversi insieme accordati di trovar<br />
luogo commodo ai loro piaceri, conchiusero che non era possibile potersi senza<br />
manifestissimo periglio insieme godere, se d’una de le sue donne ella non si fidava<br />
91 . Presa questa conchiusione, la marchesana, considerate le qualità de le sue<br />
donne, fece elezione 92 d’una che molto più che nessuna altra le parve esser sufficiente<br />
93 . Così un giorno presa l’oportunità, a lei il suo desiderio manifestò, e così<br />
bene la seppe persuadere che la donna le promise di far tutto quello che ella le<br />
commetteria 94 . Da l’altra banda 95 il conte Ugo partitosi de la camera restò sì ebro 96<br />
<strong>del</strong> cocente amore de la matrigna che in altro che ne le bellezze di quella non poteva<br />
pensare. E se la marchesana desiderava di ritrovarsi con lui, egli non meno<br />
di lei lo bramava. Non molto adunque dapoi 97 col mezzo de la fidata cameriera<br />
si ritrovarono insieme, ove gli ultimi diletti amorosi con infinito piacere di tutte<br />
due le parti presero. E ben che i cortegiani vedessero qualche domestichezza 98 tra<br />
loro, nondimeno non v’era chi male alcuno pensasse. Ora durò questa lor prati-<br />
D’Annunzio e in molte opere musicali.<br />
83. non si levava: ‘non si alzava’.<br />
84. motto alcuno: ‘nemmeno una parola’.<br />
85. vituperosa … ingiuria: ‘un affronto<br />
offensivo’.<br />
86. l’agio: ‘la possibilità’.<br />
87. inescò: ‘infiammò’.<br />
88. sentendosi … casa: allusione all’erezione.<br />
89. concupiscibile appetito: ‘desiderio’.<br />
90. Eglino: ‘essi’.<br />
91. se d’una … fidava: ‘se non si affidava<br />
a una <strong>del</strong>le sue domestiche’.<br />
92. fece elezione: ‘scelse’.<br />
93. sufficiente: ‘adatta’.<br />
94. le commetteria: ‘le avrebbe chiesto’.<br />
95. Da l’altra banda: ‘d’altra parte’.<br />
96. ebro: ‘ubriaco, scosso’.<br />
97. dapoi: ‘dopo’.<br />
98. domestichezza: ‘intimità’.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./<strong>La</strong> Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme