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La fortuna della novella del Cinquecento - Aula Digitale

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12<br />

le novelle:<br />

storia<br />

e struttura<br />

Del testo<br />

le fonti<br />

e lo stile<br />

la lingua<br />

un granDe<br />

successo<br />

L’Umanesimo e il Rinascimento <strong>La</strong> <strong>fortuna</strong> <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>novella</strong> nel <strong>Cinquecento</strong> Matteo Maria Ban<strong>del</strong>lo<br />

Ban<strong>del</strong>lo comincia a scrivere le Novelle già molto giovane e continua frequentare il genere<br />

per tutta la vita. Le prime tre parti <strong><strong>del</strong>la</strong> sua raccolta vengono pubblicate nel 1554, mentre<br />

la quarta esce postuma nel 1573. L’autore stesso, in una sua introduzione, rivendica la mancanza<br />

di una vera e propria struttura portante che dia organicità alla raccolta: intende così<br />

prendere le distanze dal diffuso fenomeno di imitazione <strong>del</strong> Decameron e <strong><strong>del</strong>la</strong> sua cornice<br />

narrativa. Ogni racconto è indipendente e viene introdotto da una lettera dedicatoria a<br />

un personaggio <strong>del</strong> mondo contemporaneo, secondo il mo<strong>del</strong>lo offerto già da Masuccio<br />

Salernitano. Si tratta di un artificio letterario che inserisce le novelle in uno spazio dialogico,<br />

letterario e di corte, che varia di volta in volta e permette all’autore di raccontare con<br />

vivacità descrittiva la situazione in cui avrebbe sentito narrare la <strong>novella</strong> che riporta. Ban<strong>del</strong>lo<br />

assume così il ruolo di chi riferisce un racconto altrui, e l’artificio rafforza la natura di<br />

exemplum didattico <strong>del</strong> testo, oltre a conferirgli veridicità.<br />

<strong>La</strong> grande varietà di temi e di toni è garantita dal vastissimo repertorio di fonti da cui<br />

lo scrittore, dotato di una profonda cultura umanistica, raccoglie spunti e soggetti: si va<br />

dalla tradizione classica ai narratori contemporanei, dai fabliaux agli storici come Paolo<br />

Diacono, Villani e Machiavelli, dalla narrativa orientale ad autori come Alberti, Pontano<br />

e Castiglione. Le storie che gli arrivano da mondi tanto diversi sono riscritte per piacere<br />

ai contemporanei, con un accento posto sulle passioni, sull’erotismo, ma anche sulla punizione<br />

dei peccati e sui valori <strong><strong>del</strong>la</strong> religione. Una varietà tematica straordinaria, a cui<br />

corrispondono altrettanti registri stilistici in una forma di scrittura il cui tessuto connettivo<br />

è dato proprio dalla rappresentazione di un mondo di lettori-narratori che condividono<br />

piaceri e valori.<br />

«Io non sono toscano né bene intendo la proprietà di quella lingua, anzi mi confesso lombardo»:<br />

così lo scrittore commenta la sua scelta linguistica che si oppone alla normalizzazione<br />

proposta da Bembo per aderire a un’ideologia anticlassicista, che privilegia la narrazione<br />

dei fatti reali e il tono colloquiale, aperto anche a espressioni dialettali.<br />

Le Novelle di Ban<strong>del</strong>lo riscuotono subito il favore <strong>del</strong> pubblico e si diffondono in breve<br />

anche in Francia e in Inghilterra, anche se la censura, in seguito al concilio di Trento,<br />

porta alla decurtazione <strong>del</strong> testo (un’edizione censurata esce già nel 1560). In particolare,<br />

è duratura la <strong>fortuna</strong> di alcune storie tragiche, come ad esempio quella di Romeo<br />

e Giulietta, che Ban<strong>del</strong>lo trae dal narratore vicentino Luigi Da Porto (1485-1529) e di<br />

cui è nota soprattutto la trasposizione teatrale di Shakespeare, che pare si sia ispirato<br />

alle Novelle di Ban<strong>del</strong>lo anche per le trame di Molto rumore per nulla e <strong>La</strong> tredicesima<br />

notte. Dalle Novelle trassero spunto anche Byron e Stendhal.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./<strong>La</strong> Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme

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