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La fortuna della novella del Cinquecento - Aula Digitale

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L’Umanesimo e il Rinascimento <strong>La</strong> <strong>fortuna</strong> <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>novella</strong> nel <strong>Cinquecento</strong> Agnolo Firenzuola<br />

ANALISI DEL TESTO<br />

Una <strong>novella</strong> da ridere<br />

L’ultimo racconto <strong><strong>del</strong>la</strong> sesta giornata è annunciato<br />

come una deviazione rispetto al tema principale,<br />

l’amore. <strong>La</strong> <strong>novella</strong>, infatti, narra di una beffa<br />

ordita dai figli di una vedova ai danni di un frate,<br />

che aveva cercato di circuire la donna e di convincerla<br />

a lasciare denaro e proprietà al convento.<br />

<strong>La</strong> <strong>novella</strong> si divide in due parti: la prima illustra<br />

le tecniche con cui i frati convincevano le vedove<br />

a finanziare il convento. <strong>La</strong> spiegazione di questa<br />

condotta è di natura psicologica: i frati «crepavano<br />

d’astio e d’invidia» (r. 37) per gli altri ordini<br />

ecclesiastici cui non era vietato di possedere<br />

beni. <strong>La</strong> seconda parte <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>novella</strong> riguarda la<br />

beffa: dopo la morte <strong><strong>del</strong>la</strong> madre i figli decidono<br />

di vendicarsi <strong>del</strong> frate e stilano un «testamento da<br />

beffe» (vedi la rubrica), in cui si finge che la donna<br />

abbia lasciato al frate solo molte legnate.<br />

<strong>La</strong> donna al centro dei due contendenti<br />

<strong>La</strong> <strong>novella</strong> è strutturata dunque sulla contesa tra<br />

i figli e il frate. Al centro <strong><strong>del</strong>la</strong> storia sta la vedova<br />

con il suo denaro, che riesce a mantenere una<br />

posizione autonoma fino a quando si ammala; poi<br />

diviene ricattabile e preda <strong><strong>del</strong>la</strong> capacità di persuasione<br />

prima <strong>del</strong> frate, e poi dei suoi figli.<br />

Polemica anticlericale<br />

<strong>La</strong> polemica anticlericale era un argomento consueto<br />

<strong>del</strong>le novelle e si ritrovava anche in altri generi<br />

letterari come luogo comune di antica origine.<br />

Firenzuola mette in luce non solo che esiste<br />

corruzione tra gli ecclesiastici come tra i laici, ma<br />

anche la rivalità tra gli ordini: i frati francescani, a<br />

differenza di altri ordini, hanno fatto voto di povertà<br />

e non possono possedere beni; l’invidia e l’avidità<br />

inducono il frate guardiano a circuire le vedove<br />

ricche affinché devolvano denaro al convento.<br />

Il ricatto <strong>del</strong>l’aldilà<br />

Il fulcro <strong><strong>del</strong>la</strong> vicenda sta nell’azione intimidatoria<br />

<strong>del</strong> frate, il quale, rammentandole il peso nell’aldilà<br />

<strong>del</strong>le opere caritative fatte in vita, può proprio ricattare<br />

la vedova, ormai malata e prossima alla morte:<br />

se non sarà lei medesima, e subito, a provvedere<br />

alla sua anima finanziando il convento, certo, dopo<br />

la sua morte, nemmeno i suoi figli lo faranno, e le<br />

pene <strong>del</strong> purgatorio per lei non avranno sconti.<br />

Una compravendita<br />

<strong>La</strong> donna, in precedenza, aveva resistito alle richieste<br />

<strong>del</strong> frate, per non togliere denaro ai figli,<br />

ma anche per avarizia: per i fe<strong>del</strong>i, come per i frati,<br />

il denaro ha valore in sé, indipendentemente dal<br />

fine per cui viene utilizzato (in questo caso, salvarsi<br />

l’anima). Anche il linguaggio indica che siamo in<br />

un ambito commerciale: fra’ Serafino torna dalla<br />

donna malata «per conchiudere il mercato» (r. 71)<br />

e le consiglia di dare il denaro «in utilità <strong>del</strong>l’anima<br />

sua» (r. 63).<br />

Perdenti e vincitori<br />

<strong>La</strong> beffa che i figli ordiscono contro il frate è, insomma,<br />

una vendetta educativa. Anche il vicario<br />

<strong>del</strong>l’arcivescovo, colui che accordandosi col figlio<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> vedova aveva permesso la beffa, alla fine, viene<br />

punito ed è costretto a pagare una multa di cinquecento<br />

fiorini: la rivalità tra i diversi gruppi <strong><strong>del</strong>la</strong><br />

Chiesa impedisce il completo trionfo <strong><strong>del</strong>la</strong> giustizia.<br />

Linguaggio giuridico<br />

Nella seconda parte <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>novella</strong> prevale il linguaggio<br />

giuridico: l’occasione <strong>del</strong>l’udienza dal<br />

vicario e <strong><strong>del</strong>la</strong> lettura <strong>del</strong> testamento dà modo<br />

all’autore di usare un linguaggio tecnico, che però<br />

stride con lo «scartafaccio» (r. 129), che il figlio tira<br />

fuori in luogo di testamento, e il suo contentuto.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./<strong>La</strong> Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme

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