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Storia del brigante Michele CARUSO - i fontanari torremaggioresi

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questo potente medicamento; così ti scarico addosso un colpo di pistola, che, se non ti farà<br />

addormentare per sempre, ti farà nondimeno, abbandonare la zappa per parecchio tempo. Giorgio<br />

Marino fu ferito al petto e alle spalle. La belva però non era, quel giorno, ancora sazia di sangue e le<br />

vittime; sulle quali avrebbe potuto sfogare l'ira sua, non si fecero attendere; poiché, poco dopo,<br />

attraversando il bosco Decorato fucilò due contadine che placidamente raccoglievano le legna. Le<br />

uccise si chiamavano Teresa Martucci ed Angela Iapolla. La diciassettenne Serafina Zolla,<br />

figliuola <strong>del</strong>la Martucci, non fu uccisa; perchè alcuni briganti di Colle intercedettero per essa.<br />

Giunto nel tenimento di Riccia s'incoutrò coll'altro capo banda Tittariello e unito a lui formarono<br />

un'unica comitiva di 60 individui a cavallo. Lungo il loro percorso Caruso volle provare la polvere<br />

ricevuta la mattina precedente da alcuni manutengoli, e, come bersaglio, si servì <strong>del</strong>le schiene dei<br />

massari <strong>Michele</strong> Di Domenico, che andava a caccia di colombi e di un certo Moffa soprannominato<br />

Cascetta. Compiuti questi due assassinii arrivò in contrada Chiusa Maralla o Scarajazo dove si<br />

trovava ad arare Giuseppe Ciccaglione, alias Ciccariello. Costui avendo scorto i briganti si recò di<br />

tutta corsa alla masseria per avvertire la figliuola Filomena e due sue nipoti affinché fuggissero; ma<br />

i briganti credendo che il Ciccaglione fosse andato alla masseria per armarsi, lo freddarono a colpi<br />

di fucile. Passati poi in quel di Castelvetere in contrada Caucinuto ammazzò, per diletto, altri 14<br />

poveri contadini, tra i quali una famiglia intera. Quel giorno era maggiormente feroce, perché, in<br />

contrada Rivosecco non aveva potuto ricattare il tenente portabandiera <strong>del</strong>la guardia nazionale di<br />

Riccia signor Giuseppe Palladino, suocero carissimo <strong>del</strong> nostro amico Dr. Enrico Sedati.<br />

3 settembre 1863<br />

Il 3 sett. 63, mentre Concetta Chiafari fu Tommaso da Molinara si recava nel suo fondo in<br />

contrada Murge fu, da un <strong>brigante</strong> afferrata e condotta innanzi a Caruso , il quale in quel giorno,<br />

teneva come commensale, l'atro capo-banda Schiavone. La Chiafari, giunta innanzi al Caruso gli si<br />

gettò ai piedi ed incominciò a piangere. I piagnucoloni non sono degni di stare su questa terra le<br />

disse Caruso, e ordinò a Giuseppe Celli fu Andrea, di s. Paolo, che poi fu fucilato in Castel Franco,<br />

di uccidere la Chiafari.<br />

5 settembre 1863<br />

Il 5 settembre 1863, Antonio Tini di Emmanuele da Paduli, venne dal comandante di quella guardia<br />

nazionale, incaricato di portare un plico a un maggiore dei bersaglieri, che trovavasi in S. Marco.<br />

Nel ritorno il Tini s'imbatte in contrada Calisi, con Caruso, il quale avendo saputo che il Tini era<br />

stato latore di un plico, nel quale si diceva che i briganti si trovavano in un dato luogo fu, il<br />

malcapitato, fatto inginocchiare, e, con un colpo di fucile, fu dal Caruso ucciso.<br />

19 settembre 1863<br />

Anna Belmonte, nubile contadina, trovandosi il 19 settembre nella masseria di suo padre fu visitata<br />

da tre componenti <strong>del</strong>la banda Caruso, i quali, dopo aver fatto nella masseria un repulisti di<br />

biancheria e di polli, andarono via. La Belmonte tutta spaventata, andò a rifugiarsi nell'abitazione di<br />

Saverio Carbone, ma ivi trovò Caruso, il quale dopo averla schiaffeggiata, la indusse, in presenza<br />

<strong>del</strong>la moglie <strong>del</strong> Carbone, a giacere con lui. Commesso questo <strong>del</strong>itto passò nel tenimento di Apice,<br />

e, in vicinanza <strong>del</strong>la masseria S. Auditorio, incontrò una giovanetta. Caruso ordinò a tre dei suoi di<br />

abusarne ed infatti ne abusarono nel modo più infame.<br />

30 settembre 1863

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