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Storia del brigante Michele CARUSO - i fontanari torremaggioresi

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ersaglieri e guardie nazionali, sorprese nel territorio di Troja la banda <strong>del</strong> colonnello Caruso forte<br />

di 38 cavalieri. Un grosso mastino, appartenente ai briganti, pose, abbaiando, sull'avviso i suoi<br />

padroni, che correvano pericolo. I briganti, mentre si decidevano per qual via internarsi, s'ebbero dal<br />

suddetto drappello una serie di schioppettate. Oltre sette morti, i masnadieri lasciarono nelle mani<br />

dei carabinieri, la favorita di Caruso a nome Marialuisa Ruscitti <strong>del</strong> fu Giuseppe. La Ruscitti, che<br />

nel 1863 contava diciannove anni; poiché era nata in Cercemaggiore il 5 maggio 1844, trovandosi in<br />

qualità di domestica in casa <strong>del</strong> signor Leopoldo Chiaffarelli, fu da costui mandata in campagna<br />

per raccogliere le legna; ciò avvenne nel giugno <strong>del</strong> detto anno. Caruso, nel vederla la catturò e la<br />

portò seco dopo averla legata sopra un cavallo. La Ruscitti fu condannata dalla Corte di Assisie di<br />

Trani a 25 anni di lavori forzati e alla sorveglianza perpetrua, per avere ucciso, con un colpo di<br />

pistola e dietro ordine di Caruso, un comandante <strong>del</strong>la pubblica forza. Dopo scontata la pena ritornò<br />

in Cercemaggiore e andò a servire in casa <strong>del</strong> signor Luigi Salerno menando una vita<br />

esemplarissima fino allo scrupolo. Per giunta fu sommamente religiosa. Sono stato assicurato che<br />

quando veniva obbligata a raccontare <strong>del</strong>le cose, che riguardavano la sua vita <strong>brigante</strong>sca, subito<br />

veniva assalita da forti attacchi convulsivi e finiva sempre piangendo; poiché ricordava con orrore<br />

quei tristi tempi. Morì in Cercemaggiore il 4 novembre 1903.<br />

26 agosto 1863<br />

Una compagnia <strong>del</strong> 39° fanteria sorprese nel tenimento di Pontelandolfo, la banda Caruso composta<br />

di 26 persone a cavallo. Fu ucciso un <strong>brigante</strong>.<br />

27 agosto 1863<br />

Qindici briganti, capitanati da Caruso, si recarono alla masseria di <strong>Michele</strong> Cerulli, dove stuprarono<br />

la quindicenne Labriola Carmela serva <strong>del</strong> Cerulli.<br />

31 agosto 1863<br />

Caruso trovandosi in contrada S. Maria, che è in quel di Morcone, si avvide che tre dei suoi s'erano<br />

messi in fuga per andarsi a costituire alle autorità di Pontelandolfo. Caruso fattili inseguire, li fece<br />

condurre innanzi a sè, e, dopo averli interrogati sul movente che li aveva spinti a disertare e non<br />

badando alle loro discolpe, ordinava che fossero uccisi. Eseguite le tre condanne dispose di catturare<br />

il morconese <strong>Michele</strong> Colesanti, che, da Morcone si recava a Pontelasmdolfo, dove faceva il<br />

cancelliere. La truppa che si trovava in perlustrazione mise in fuga i briganti e così il cancelliere<br />

Colesanti riusciva a fuggire.<br />

1 Settembre 1863<br />

All'avemaria <strong>del</strong> primo settembre 1863 mentre il vecchio contadino Giorgio Marino se ne stava<br />

seduto innanzi alla sua masseria, che trovasi in contrada Decorato, che è in quel di Colle Sannita, fu<br />

onorato da quaranta cavalieri armati dl tutto punto. Buon uomo, disse il capo di essi, che era<br />

<strong>Michele</strong> Caruso, usami la cortesia di farci accompagnare da tuo figlio alla Masseria nuova. Ciò non<br />

può essere, signor mio, rispose il vecchio; poiché dalla vostre cere mi sono accorto che siete<br />

briganti. Anzi, rispose il capo, puoi aggiungere comandati dal colonnello Caruso, il quale per darti<br />

una prova <strong>del</strong>la sua bontà di animo, ti libera, con una schioppettata, da tuo figlio, e, ciò dicendo,<br />

freddò, con una fucilata il giovane Giuseppe Marino. Il vecchio padre, nel vedere il figlio esanime,<br />

incominciò a piangere disperatamente e a gridare contro l'uccisore. Costui sentendosi offeso disse al<br />

vecchio: Se io fossi medico, per calmarti, ti ordinerei <strong>del</strong>l'oppio, ma perché sono sprovvisto di

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