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Storia del brigante Michele CARUSO - i fontanari torremaggioresi

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12 febbraio 1863<br />

Il giorno 12 <strong>del</strong>lo stesso mese in Molinara, tre briganti ricattarono Rocco Longo. Il sequestrato,<br />

arrivato nel bosco di S. Croce di Morcone , fu presentato al colonnello Caruso , il quale gli dettò il<br />

seguente biglietto: "Caro padre, Se brami rivedermi é necessario mandarmi subito 2 mila<br />

ducati se no ci rivedremo all'altro inondo; così ti fa dire il colonnello Caruso. Tuo figlio<br />

Rocco" - Le autorità di pubblica sicurezza, venute a conoscenza <strong>del</strong>la cosa, impedirono alla famiglia<br />

Longo di mandare ai briganti, la somma domandata. Dopo due giorni , Caruso non vedendosi<br />

arrivare il denaro disse al ricattato: "Io, come feci scrivere ai tuoi, ti dovrei uccidere; però, per<br />

dimostrare ai posteri la mia pietà verso gli infelici, ti lascio libero tenendomi, come ricordo, i<br />

padiglioni <strong>del</strong>le tue orecchie". E ciò detto; gli fece da Antonio Punzi staccare le cose desiderate.<br />

27 febbraio 1863<br />

Verso la mezzanotte <strong>del</strong> 27 febbraio, innanzi alla masseria di don Luca Colatruglio, che trovasi in<br />

quel di S. Bartolomeo in Galdo, si fermarono dei briganti a cavallo - Caruso , che comandava la<br />

comitiva, calato l'arcione, picchiò ripetutamente alla porta. Il guardiano Francesco Fiorillo,<br />

svegliatosi di soprassalto, incominciò con parolacce ad inveire contro il disturbatore. Apri, se no dò<br />

fuoco alla masseria e ti arrosto come un pulcino, disse Caruso. Il Fiorillo, che dalla voce aveva<br />

conosciuto il masnadiere, corse ad aprire e fece le scuse. Per S. <strong>Michele</strong> benedetto, per farti muovere<br />

ci voleva tanto e non vedi che con questo freddo si può prendere la bronchite ? Del resto porta<br />

questo biglietto al tuo padrone, e noi , per non perdere <strong>del</strong> tempo, ci mangeremo quei due montoni<br />

che stanno nella stalla. Scuoiarono i due ruminanti i fratelli Santuccio e Angelo Polizzi. Cosimo<br />

Sciortino li trasformò in arrosto. Il biglietto inviato al Colatruglio diceva: "Caro D. Luco -<br />

Mandati subito di pane vino salecicio per 300 persone 20 tomole di Biada e un piatto di<br />

poparoli alla cete e 10 paccotti di sigheri e 10 bottiglie di Rosolio e 10 foglietti di carta<br />

Colorata altrimenti vi brugia tutto. Il colonnello <strong>Michele</strong> Caruso".<br />

28 febbraio 1863<br />

Sempre la stessa comitiva, mentre, il 28 febbraio, stava a bivaccare nelle vicinanze di Castelvetere,<br />

si trovò a passare di là Nicola Iambascio, che, per combinazione, aveva, come copricapo, un<br />

berretto di guardia nazionale. Caruso indusse il passante a gettare il berretto ed inginocchiarsi. Il<br />

tutto fu dal Iambascio eseguito scrupolosamente. Il Caruso ordinò poscia ai suoi di scaricare i fucili<br />

addosso al Iambascio. Il cadavere, come lessi nell'autopsia, per i tanti forami, si rassomigliava a un<br />

crivello.<br />

2 marzo 1863<br />

Nelle ore antimeridiane <strong>del</strong> 2 marzo, Caruso incontrò presso Cercemaggiore il suo collega<br />

Schiavone e tutti e due formarono una comitiva di novanta individui. Nello scorrazzare pei comuni<br />

di Ieisi e San Giovanni in Galdo, rubarono in una masseria due cavalli. Il massaro Pimmo<br />

Francesco, nel vedere i briganti, per la paura, andò a rifugiarsi sotto alcune fascine. I briganti lo<br />

scovarono e, per punire la di lui codardia, lo uccisero a colpi di fucile.<br />

6 marzo 1863<br />

Nelle prime ore <strong>del</strong> 6 marzo venti briganti cercarono catturare il parroco di Paupisi, mentre, in una<br />

piccola chiesa, sita nel centro <strong>del</strong> comune, attendeva alle funzioni religiose. La popolazione, avuto

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