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Storia del brigante Michele CARUSO - i fontanari torremaggioresi

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suggestionati e pronti a commettere qualsiasi <strong>del</strong>itto. Essendo il Caruso preveggente installò nel<br />

bosco di S. Croce ed in due grotte <strong>del</strong> Matese dei posti di soccorso. Infatti in dette località furono<br />

trovati fucili, salami, vino e legumi. In alcuni sacchi erano rinchiusi fiori di malva, reputati utili per<br />

quelli che erano affetti da bronchite; sale inglese, per i costipati di ventre e cerato di Galeno, fascie e<br />

sfilacci per i feriti. In una bottiglia a larga gola vi era <strong>del</strong>l'acqua santa con la quale si benedicevano i<br />

moribondi e si mettevano in fuga gli spiriti maligni. I <strong>del</strong>itti commessi da Caruso li pubblico sotto<br />

torma di diario e se in questo il lettore vi nota <strong>del</strong>le lacune, esse debbono, in parte, addebitarsi alle<br />

visite, che, detto <strong>brigante</strong>, solea passare ai comitati reazionarii , specie quando trovavasi, come suoi<br />

dirsi, nei verbi difettivi !<br />

1 Luglio 1861<br />

Alcuni componenti <strong>del</strong>la banda Caruso, Chiavone e Turri-Turri, nelle ore a. m. <strong>del</strong> primo luglio<br />

1861, si recarono a Castelvecchio di Puglia è ivi imposero a Giuseppe Antonio D'Alessio, di<br />

mandare ai loro capi, che si trovavano nella vicina selva, ducati duemila; a Pasquale d'Elisi<br />

domandarono ducati seimila, a Gennaro Cono seicento, a Francesco d'Ondes cinquecento e a<br />

Giuseppe Ferrecchio duemila. I mandatarii aggiunsero che se le somme imposte non fossero state<br />

subito consegnate, avrebbero bruciato te loro messi. La stessa minaccia fecero a quel sindaco, al<br />

quale chiesero ducati tremila.<br />

3 luglio 1861<br />

Alcuni briganti domandarono a Tommaso Pensano dei viveri e <strong>del</strong> denaro. Alla negativa gli<br />

uccisero tre cavalli. Bruciarono poi in contrada Ripalta, che trovasi nel circondano di San Severo,<br />

grano, avena, fieno e paglia, tutta roba spettante a Stefano Cataldo, perché costui si era rifiutato di<br />

mandare ad essi briganti ducati quattromila.<br />

5 luglio 1861<br />

In quel di San Severo, quattro briganti si impadronirono di don Ferdinando Parisi, al quale<br />

imposero, pel riscatto, ducati sessanta. La famiglia <strong>del</strong> ricattato ne mandò al capo trenta. Uno dei<br />

briganti ricattatori sentendosi, per la somma ricevuta, non poco offeso, propose al Caruso, per avere<br />

i restanti ducati trenta, d'inviare alla famiglia Parisi un orecchio di don Ferdinando. In questi tempi,<br />

soggiunse Caruso: "Ogni acqua leva la sete" e dispose che il ricattato fosse lasciato libero. Lo<br />

stesso giorno e nello stesso comune, alcuni soldati sbandati, dietro il consiglio di Caruso, rubarono<br />

cavalli ed armi a don Paolo <strong>del</strong> Sordo. A don Luigi Trotta domandarono trecento ducati. Il povero<br />

Trotta, per aver salva la vita, fece tenere ai briganti quarantotto ducati ed un bellissimo fucile.<br />

7 luglio 1861<br />

La mattina <strong>del</strong> 7 luglio, in Torremaggiore, alcuni briganti rubarono a Felice Pampo, e a Pietro<br />

Inglese, muli e cavalti, poscia sequestrarono Alfonso Ferrante, al quale promisero salva la vita,<br />

purché avesse dai suoi fatto inviare al loro capo ducati tremila.<br />

9 luglio 1861<br />

La comitiva Caruso e quella di Angelo Maria <strong>del</strong> Sambro si mettono d'accordo per spillare alla<br />

famiglia La Medica di Torremaggiore forti somme. Infatti i briganti imposero una taglia di ducati<br />

cinquemila a don Vincenzo La Medica ed un'altra di quattromila a don Tommaso, che trovavasi a

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