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Storia del brigante Michele CARUSO - i fontanari torremaggioresi

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Caruso più contento <strong>del</strong> solito e ad un suo vicino che gli aveva domandato a che dovevasi tale<br />

insolita allegria rispose con un'esplosione di gioia: La mia famiglia si è arricchita di un'altra bocca!<br />

Infatti la moglie Teresa Rateno s'era, in quel giorno, sgravata di un maschietto. L'abitazione <strong>del</strong><br />

Caruso era una vecchia catapecchia mezza rovinata, dalle mura nere, umide e screpolate; una di<br />

quelle case che contemporaneamente servono da stalla, da cucina e da dormitorio, una vera dimora<br />

<strong>del</strong>la miseria, dove non possiamo concepire come quella gente vi avesse potuto vivere, amare e<br />

soffrire. Sprofondata sopra un gramo lettuccio fra il sudiciume e i cattivi odori, vedevasi la puerpera<br />

col neonato. Una can<strong>del</strong>a ad olio dalla fiamma fuligginosa ardeva innanzi ad un'immagine sacra<br />

incorniciata fra quattro catinucce. Era una S. Anna che la levatrice portava in giro; perché la riteneva<br />

protettrice <strong>del</strong>le gestanti. Il giorno appresso il neonato, ravvolto nelle fascie come una mummietta e<br />

colla testina coperta da una cuffia rossa guarnita di coccarde gialle, fu portato al fonte battesimale,<br />

dove gli fu imposto il nome di <strong>Michele</strong>, in memoria forse <strong>del</strong> debellatore degli spiriti maligni, che<br />

tutt'ora impera sul Gargano. Il piccolo turco, così vien chiamato chi non è stato ancora battezzato,<br />

lavato con l'acqua benedetta, fu riportato in famiglia, dove le vicine di casa Caruso s'erano raccolte,<br />

sia per dare al bambinello il bacio rituale, sia per fare dei prognostici al piccolo cristianello. Infatti<br />

Rosa la pecorara gli augurava di vederlo subito un guardiano di armenti; Maria la moglie <strong>del</strong> fabbroferraro<br />

avrebbe già voluto ordinargli una tagliente scure, perché diceva che Micheluzzo, ben presto,<br />

avrebbe prestato aiuto al padre e la levatrice, che, requie all'anima sua, la sapeva più lunga, vedeva<br />

nelle fattezze di quella creaturina un ministro di Dio, un prete. A quest'ultima profezia, rispose<br />

Teresa Rateno: Così sia... così sia... e per la commozione le si inumidirono gli occhi. Così sia!<br />

risposero in coro tutti gli altri presenti. E così sarà, soggiunse il boscaiolo, poichè è nato di<br />

Domenica, giorno sacro a Domineddio benedetto; poi pipando pipando passò in giro un piattello<br />

contenente dei bicchierini di rosolio di cannella, una specialità <strong>del</strong> caffettiere di San Severo. Per<br />

tenere il neonato lontano dal malocchio la moglie <strong>del</strong> ferraro gli volle attaccare, colle proprie mani,<br />

al corpetto, un cornetto di osso nero incastrato in argento. Per impedire che venisse stregato, il padre<br />

inchiodò sull'architrave <strong>del</strong>la porta un ferro di cavallo; che; il giovedì innanzi, aveva trovato lungo la<br />

mulattiera che menava al bosco di Torremaggiore. La vammana (levatrice) dal canto suo, aperta una<br />

borsetta, tirò fuori una collana di vetro, che, secondo la posseditrice aveva la prerogativa di fare<br />

aumentare la secrezione lattea, e la sospese al collo di comare Rosa. Al dire dei vecchi di<br />

Torremaggiore, <strong>Michele</strong> Caruso, nei primi anni, si mostrò capriccioso e poco rispettoso con i suoi<br />

genitori e quando il suo compare di cresima volle un giorno riprenderlo, la buona Rosa gli disse:<br />

"Compar, mio, non abbiamo, per raddrizzarlo, più che fare! Tutto dipende dalla volontà di<br />

Dio!... Sa il Signore come dovrà trasformarlo. Noi nulla più possiamo". Con i compagni e con<br />

gli animali,, fu brutale, poiché, mentre ai primi per un nonnulla, azzeccava <strong>del</strong>le ceffate, agli altri,<br />

come agli uccellini, che gli portava il padre, con due dita, serrava la strozza. Divenuto<br />

precocemente, giovane si diede a fare il boscaiuolo, arte che lasciò ben presto poiché, al dire <strong>del</strong><br />

nostro protagonista, l'accetta e la sega erano per lui troppo pesanti e a ciò devesi se lo si vedeva<br />

girottolare pel paese trasformato ora da facchino, ora da sensale di grano ed ora da aiuto fornaio. E<br />

bene far notare, che, anche in dette occupazioni temporanee, mancava, in lui, il sentimento <strong>del</strong><br />

dovere, che è la base <strong>del</strong>la morale; ed infatti, quando gli riusciva, rubava ai padroni e quando questi<br />

se ne avvedevano, allora se ne scagionava a base di svergognate menzogne. Del resto al psicologo<br />

naturalista ciò non reca meraviglia; sia perché detto masnadiere era nato da antenati non <strong>del</strong> tutto<br />

onesti, sia perché era cresciuto in rozza famiglia e la mancata educazione aveva fatto in lui<br />

comparire l'atavismo; cioè le vere tendenze malvagie degli uomini primitivi …………. Il lettore,<br />

man mano che s'internerà nella vita di <strong>Michele</strong> Caruso, si persuaderà sempre di più che detto<br />

masnadiere fu uno dei più feroci che abbia registrato la storia. In quella belva imperava, come nelle<br />

orde dei mammiferi, la brutalità, solo la brutalità. In lui non si riscontrerà nessun atto eroico, nessun<br />

atto di pietà, che <strong>del</strong> resto si riscontrano negli animali inferiori. Era egli, che pel solo desiderio di<br />

vedere soffrire e morire fucilava e bruciava gli animali. Era egli che, a differenza di tanti altri<br />

capimasnada, eseguiva le più importanti condanne capitali; ed era egli stesso, che, per far risultare la

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