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Storia del brigante Michele CARUSO - i fontanari torremaggioresi

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LA COMITIVA DEL<br />

COLONNELLO <strong>CARUSO</strong><br />

di Luisa Sangiuolo<br />

da: "Il Brigantaggio nella Provincia di Benevento 1860-1880" De Martino, Benevento, 1975<br />

Dopo la capitolazione di Gaeta (1), <strong>Michele</strong> Caruso da Torremaggiore (2) viene avvicinato da<br />

emissari borbonici che lo guadagnano alla loro causa, affidandogli un incarico di notevole<br />

responsabilità: costituire ed organizzare bande reazionarie nelle tre province di Foggia, Benevento e<br />

Campobasso. L'uomo, adusato ai lavori più duri, è l'operaio dai vari mestieri, di cui l'ultimo da<br />

cavallaro, lo ha portato a conoscere le località boschive e le zone più inaccessibili dal Matese alla<br />

Basilicata. Per aver fatto il sensale di grano, ha acquisito capacità di trattative e si sa, ha un modo<br />

particolare per troncare le esitazioni <strong>del</strong>l'interlocutore; lo trapassa con lo sguardo di tiratore dalla<br />

mira infallibile, svuotandolo di ogni resistenza fino a renderlo succube <strong>del</strong>la sua volontà. Lo<br />

rispetteranno gli uomini che andrà reclutando tra gli sbandati <strong>del</strong>l'ex esercito napoletano e i renitenti<br />

alla leva. Lo temeranno i grandi proprietari che obbligherà alle somministrazioni di viveri e denaro.<br />

Gli forniranno notizie utili ed asilo in caso di bisogno i braccianti agricoli, parenti dei soldati<br />

<strong>del</strong>l'esercito di liberazione. Insomma, con il grado di Colonnello, scatenerà guerra senza quartiere,<br />

logorando la capacità di resistenza <strong>del</strong>la truppa e le nuove, ma già vacillanti istituzioni. Caruso<br />

giovanissimo, conta infatti appena 23 anni, rivela abilità di stratega. Stringe subito rapporti con<br />

Antonio Secola da Baselice e G. B. Varanelli di Celenza Valfortore; nel giro di appena tre anni,<br />

quanti ne intercorrono tra il 1861-'63, mobilita e sposta numerose bande cui si allea, come quelle <strong>del</strong><br />

Petrozzi, Tamburino, Vito di Gioia, Cimino, Cosimo Giordano, D'Agostino, Nunzio di Paolo,<br />

Tomaselli, Cascione, Martino, Fasano, Camillo Andreotti detto il Moretto, Fuseo, Florenzano,<br />

Pace, Carmine Romano, Giovanni d'Elia, Giuseppe Giurassi, Luciano Martino e Salvatore<br />

Romano alias Sciamarra. Tali capibanda ai suoi ordini come ausiliari, determinano una situazione<br />

di panico in tutto il circondario di Benevento; a questa tensione non sfuggono le truppe inviate a<br />

contrastare il passo. Invano i sindaci scongiurano i Comandanti dei distaccamenti di restare a<br />

guardia dei paesi. Gli ufficiali se ricevono indicazioni di raccolta, dirigono i soldati "nella direzione<br />

opposta e lontana da quella ove la comitiva si stava a bivacco". Viceversa al primo sentore di<br />

briganti in arrivo, partono precipitosamente "adducendosi a scusa la necessità di doversi restituire in<br />

residenza per affari urgenti" (3). Nei rapporti ufficiali, scaricheranno le colpe su altri, tacciando di

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