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sono parole tronche (salvo le esclamazioni) e quindi l’accento non cade mai sull’ultima sillaba. Siccome non vi sono parole con l’accento sulla quart’ultima sillaba, esso cade necessariamente sulla penultima sillaba o sulla terzultima sillaba. Se la vocale della penultima sillaba è lunga, essa prende l’accento, se essa è breve, l’accento si sposta sulla terzultima. Quando ad una parola latina viene aggiunta l’enclitica - que (= e), l’accento si sposta sulla sillaba che la precede: pòpulus diventa populùsque. Il guaio è che se non si è fatto un buono studio del latino, non è facile sapere se la penultima vocale è breve o lunga e come essa varia a seconda della declinazione o coniugazione del vocabolo. * * *
A 1. A morte semper homines tantumdem absumus. Noi uomini siamo tutti egualmente prossimi alla morte. 2. Ab alio expectes alteri quod feceris. Aspettati dagli altri ciò che tu hai fatto agli altri (chi la fa l’aspetti). 3. Ab amante lacrimis redimas iracundiam. Calma con le tue lacrime l’ira di chi ti ama. 4. Absentem laedit cum ebrio qui litigat. Offende un assente chi litiga con l’ubriaco. 5. Accipias praestat quam inferas injuriam. Meglio ricevere un’offesa che farla.
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l’accento non cade mai sull’ultima sillaba. Siccome non vi<br />
sono parole con l’accento sulla quart’ultima sillaba, esso<br />
cade necessariamente sulla penultima sillaba o sulla terzultima<br />
sillaba. Se la vocale della penultima sillaba è lunga,<br />
essa prende l’accento, se essa è breve, l’accento si sposta<br />
sulla terzultima.<br />
Quando ad una parola latina viene aggiunta l’enclitica -<br />
que (= e), l’accento si sposta sulla sillaba che la precede:<br />
pòpulus diventa populùsque.<br />
Il guaio è che se non si è fatto un buono studio del latino,<br />
non è facile sapere se la penultima vocale è breve o lunga<br />
e come essa varia a seconda della declinazione o coniugazione<br />
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