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La traduzione delle “Sententiae” non è facile, come dimostra<br />
l’impossibilità di rendere la stessa parola Sententia.<br />
Seguendo la tradizione biblica si dovrebbero chiamare<br />
“proverbi” come quelli di Salomone, ma il termine ha assunto<br />
ormai un diverso significato; le “sentenze” sono oggi<br />
solo quelle dei giudici, le “massime” o gli “aforismi”<br />
sono spesso prive della sinteticità delle sententiae. Inoltre<br />
la lingua latina si è troppo allontanata dai concetti moderni<br />
e quindi molti termini hanno un ambito concettuale diverso.<br />
Si prenda ad esempio la parola “consilium”; in latino è<br />
concetto ampio che indica il fatto di pensare ad un problema,<br />
di consultarsi su di esso, di fare progetti, di decidere<br />
con ponderazione e intelligenza. Manca un termine italiano<br />
che esprima lo stesso concetto e ogni scelta diventa<br />
perciò una interpretazione limitativa della massima che,<br />
invece, voleva espressamente essere intesa estensivamente.<br />
La stessa cosa per la parola “virtus” che sta ad indicare<br />
tutte le alte qualità dell’animo, prima fra tutte il valore, ma<br />
anche la costanza, il coraggio, la fermezza, la eccellenza<br />
in genere; ma se si sceglie una di queste traduzioni si rischia<br />
di alterare il senso originale della frase. Purtroppo<br />
quando si traduce un proverbio, mancano quei punti di<br />
riferimento che si rinvengono in un testo ampio e che<br />
consentono di individuare il significato più appropriato al<br />
caso, anche se, come detto, sempre parziale.<br />
Quindi ho cercato di fare del mio meglio, cercando suggerimenti<br />
nelle traduzioni del passato (spesso divergenti<br />
fra di loro), in modo da non perdere troppo lo spirito originario.<br />
Dopo duemila anni è difficile comprendere il successo