Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche
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Nonostante la <strong>dottrina</strong> sia rimasta ferma in una posizione anticonsequenzialista, c’è oggi un’attenzione,<br />
certo giustificata, per i problemi concreti, per la soluzione di situazioni ovviamente<br />
pressanti, che però ha portato a bollare come un’impostazione angelistica, ritenuta per qualche<br />
ragione piuttosto biasimevole, una problematica di questo tipo.<br />
Gli stessi problemi si ripropongono per gli ambiti che possono essere sottratti all’autonomia<br />
individuale. Se vi è spazio per redistribuire le possibilità di scelta, ad esempio redistribuendo<br />
reddito o dotazioni, con quali ragioni, come e a favore di chi dovrebbero essere utilizzate? Se gli<br />
obiettivi individuali sono dati esogeni, a parte problemi sulla compatibilità tra libertà di scelta e<br />
realizzazione dell’efficienza paretiana, sembra sensato preferire una situazione in cui tutti stanno<br />
meglio a quelle in cui almeno qualcuno sta peggio e nessuno sta meglio, il tutto valutato in termini<br />
di questi obiettivi esogeni. Questo criterio pare un requisito minimo di ragionevolezza, ma ha<br />
problemi di incompletezza: date due situazioni Pareto efficienti, come (e chi e sulla base di quali<br />
ragioni può) ordinare l’alternativa x rispetto alla y quando l’individuo A preferisce la prima alla<br />
seconda e B la seconda alla prima? Occorre andare oltre e scegliere una delle possibili situazioni<br />
efficienti in senso di Pareto, scartando tutte le altre, occorre cioè decidere quale peso dare alla<br />
realizzazione degli obiettivi di un individuo rispetto a quello da dare a quella degli obiettivi di un altro,<br />
ossia decidere come costruire una funzione obiettivo per la società, ad esempio, il che, per<br />
alcuni versi, significa specificare un contenuto del bene comune.<br />
D’altra parte, se il giudizio che uno dà sullo stato in cui la società e lui stesso si trovano non<br />
riflette un elemento esogeno, non controllato e non manipolato da lui, se il suo stato di bisogno è il<br />
riflesso <strong>della</strong> sua scelta di obiettivi, quando poteva scegliere obiettivi diversi, questo giudizio dovrebbe<br />
contare tanto quanto, o di più, o di meno, rispetto alla situazione di esogeneità dei suoi<br />
bisogni, ad esempio nel momento di decidere quanto dare a lui invece che ad un altro, quanto<br />
permettere la realizzazione dei suoi obiettivi sacrificando la realizzazione di quelli di un altro?<br />
Come si vede, questo problema ha poi riflessi sulle indicazioni normative che si possono ottenere<br />
dall’analisi.<br />
In tutti questi ragionamenti occorre distinguere il caso in cui gli obiettivi di ciascuno siano noti<br />
da quello in cui non lo siano e occorre tener conto che sottrarre autonomia decisionale, anche<br />
quando è possibile, può avere dei costi in termini di utilizzazione dell’area di autonomia che non è<br />
possibile intaccare. Le valutazioni e comunque gli esiti collettivi, nella gran parte dei discorsi teorici,<br />
sono il risultato di valutazioni e decisioni individuali (anche se non del singolo individuo, ad<br />
esempio nei modelli di concorrenza perfetta, per le ragioni indicate tra poco). Si può approvare o<br />
disapprovare un simile stato di cose, ma sembra inevitabile accettarlo se si riconosce una qualche<br />
possibilità di scelta agli individui.<br />
Nell’apparente esoterismo, un campo di applicazione canonico è quello del confronto e <strong>della</strong><br />
scelta tra un’economia centralizzata, dotata di un pianificatore in grado di decidere tutto ciò che<br />
accadrà a ciascuno degli agenti, ed un’economia a decisioni decentrate, in cui agli agenti vengono<br />
riconosciuti ambiti di autonomia decisionale, un tema ricorrente nella <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> e<br />
fortemente sottolineato nella Centesimus annus.<br />
Nell’ottica in esame, l’economia pianificata tende a ridurre il numero e la varietà delle alternative<br />
che possono essere autonomamente adottate e, impoverendo lo spettro delle esperienze<br />
possibili, a ridurre le possibilità di scegliere e realizzare il tipo di persona che si vuole essere,<br />
quando addirittura non si propone di costruire l’«uomo nuovo». In questo senso può mettere a<br />
repentaglio «la “soggettività” <strong>della</strong> società…, insieme [alla] soggettività dell’individuo» (n. 13).<br />
D’altro lato, l’economia di mercato vincola le esperienze che una persona può effettuare alla sua<br />
disponibilità di reddito; redistribuire reddito redistribuisce possibilità di scelta, può addirittura<br />
essere indispensabile perché una persona possa effettuare esperienze che le danno una più<br />
ampia gamma di criteri di percezione e di valutazione <strong>della</strong> realtà e la capacità di usarle; ma ciò