Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche
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Quello che si vuole invece sottolineare è che, per inserire nell’analisi una concezione di<br />
individuo diversa da quella precedentemente evidenziata, non basta inglobare, come asserito da<br />
molti economisti moderni, nella funzione obiettivo (la ragione per cui un individuo si muove<br />
realizzando delle scelte) una variabile in più rispetto a quelle tradizionali (solitamente identificate<br />
nelle quantità consumate dei beni o nella massimizzazione del profitto), la variabile «bene<br />
comune» ad esempio, per cui il benessere individuale cresce se aumenta il benessere collettivo.<br />
Per approfondire questo concetto senza scendere troppo nei dettagli, spesso nelle discussioni<br />
seminariali di vari lavori scientifici in cui il tema etico o la concezione non utilitaristica<br />
dell’individuo vengono marginalmente discusse, si tenta di risolvere il problema inserendo nella<br />
funzione da massimizzare una variabile in più rispetto ad esempio, alle sole quantità consumate<br />
dei beni. Questa variabile potrebbe, ad esempio, essere le quantità consumate da altri individui,<br />
così che l’utilità dell’individuo cresce se crescono le quantità consumate dagli altri individui.<br />
Questa è chiaramente una soluzione giustapposta. È come affermare che la solidarietà sia una<br />
variabile da inserire tra altre variabili fondamentali. Si vuole invece sottolineare come l’economia<br />
deve certamente studiare il comportamento individuale, ma anche l’interazione di diversi individui<br />
possibilmente per il raggiungimento di uno scopo comune, o almeno per effettuare un giudizio<br />
normativo relativo alla distribuzione delle risorse e all’impiego delle stesse nel modo più efficiente<br />
possibile. In questo senso, negli ultimi anni uno degli strumenti più fecondi a disposizione degli<br />
economisti ha consentito di approfondire con successo almeno l’analisi dell’interazione tra gli<br />
individui, e di porne in evidenza i limiti quando il comportamento assume toni totalmente<br />
individualistici. Questo strumento, e i suoi principali risultati, molto interessanti nella logica che<br />
stiamo trattando, è la TG.<br />
3. Lo studio delle relazioni tra gli individui: il contributo <strong>della</strong> teoria dei giochi<br />
Al momento <strong>della</strong> sua nascita, nel 1944, la TG suscitò reazioni contrastanti tra gli economisti.<br />
L’opera di von Neumann e Morgenstern Theory of Games and Economic Behavior creò<br />
entusiasmo in economisti come Hurwicz (1945), Marschak (1946) e Stone (1948), e<br />
disapprovazione e scetticismo in studiosi come Kaysen (1946). Molti economisti furono invece<br />
prudenti nel valutare la nuova metodologia di analisi: in particolare Samuelson (1991) affermò<br />
che il libro di von Neumann e Morgenstern non fu visto immediatamente di buon occhio dalla<br />
professione per l’antagonismo dimostrato dai due autori nel tenere vari seminari di presentazione<br />
<strong>della</strong> nuova teoria. Nel Dipartimento di scienze economiche dell’Università di Princeton, dove i<br />
due autori lavorarono, l’ostilità fu ancora maggiore che altrove, in particolare da parte di Jacob<br />
Viner.<br />
L’opera di von Neumann e Morgenstern non diede subito, forse anche per le suddette ragioni,<br />
grandi frutti in termini di ricerche. Pochi autori andarono aldilà di una rassegna critica dell’opera,<br />
e non la utilizzarono per mo<strong>della</strong>re la dinamica economica. Gli unici due centri dove la [TG] trovò<br />
spazio in quegli anni furono l’Università di Michigan (dove in particolare si segnalò John<br />
Shapley), e la Rand Corporation (denominata inizialmente Project Rand) a Santa Monica, dove<br />
fu molto attivo John Williams. In questo scenario, John Nash, insignito nel 1994 del Premio Nobel<br />
per l’economia assieme a Reinhard Selten e John Harsanyi, arrivò a Princeton, e ottenne<br />
rapidamente, nel giro di due anni, il titolo di Ph.D. in Economics sotto la supervisione di Albert<br />
Tucker. Il contributo principale <strong>della</strong> sua tesi è il famoso teorema dell’esistenza di un equilibrio in<br />
un gioco con numero finito di giocatori e insieme finito di strategie, che diede origine al<br />
famosissimo equilibrio di Nash (1950). 64<br />
64 Il concetto di equilibrio di Nash è un metodo di soluzione di un gioco in cui due individui agiscono in<br />
modo indipendente allo scopo di massimizzare i propri guadagni individuali. In forma estremamente