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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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Karamazov (libro sesto, II, d) nella quale Dostoevskij offre un affresco potente che compendia<br />

in poche parole un secolo - il suo secolo - di storia del pensiero economico. Il personaggio del<br />

brano citato afferma, a un certo punto, quanto segue: «Queste cose...» - e intende la capacità<br />

degli uomini di condivisione, di farsi fratelli; una capacità il cui sviluppo, a giudizio dello scrittore,<br />

non può essere affidato al progresso tecnologico e produttivo, all’aiuto <strong>della</strong> scienza e del profitto<br />

- «si avvereranno, ma prima deve concludersi il periodo dell’isolamento umano».<br />

L’isolamento di cui Dostoevskij parla è una potente metafora del mercato, ossia di un assetto<br />

ideale <strong>della</strong> società che l’autore ricostruisce presentandolo congiuntamente come premessa e<br />

come progetto antropologico. Tale ricostruzione rende conto con grande sintesi di un percorso<br />

culturale che, iniziato nel XIX secolo, ha permeato di sé la ricerca economica anche nella prima<br />

metà del secolo XX. Nell’elaborazione teorica portata a compimento negli anni ’50 di questo<br />

secolo l’homo oeconomicus è, nel mercato, un individuo totalmente estraniato da ogni relazione<br />

<strong>sociale</strong>: nulla che possa concernere i suoi affetti, nulla che abbia a che vedere con la soluzione<br />

dei suoi problemi pratici, può essere posto in relazione con una esperienza condivisa con gli altri<br />

uomini. Il mercato è infatti, per definizione, l’ambito nel quale le azioni che il soggetto economico<br />

è posto in grado di compiere sono irrilevanti sotto ogni aspetto per ciascun altro soggetto con cui<br />

entra in relazione. Queste azioni non hanno alcun effetto su ciò che è bene o male per gli altri<br />

uomini; nel mercato solo a se stesso egli può - in termini di fatto - fare bene o fare male.<br />

Nel linguaggio <strong>della</strong> teoria economica contemporanea, il mercato è un contesto nel quale ogni<br />

effetto esterno delle azioni che un soggetto compie è interamente rimosso, in quanto<br />

completamente interiorizzato attraverso il meccanismo dei prezzi. Il mercato realizza allora le<br />

condizioni nelle quali ciascun soggetto economico rimane unico parametro di giudizio delle proprie<br />

azioni: poiché infatti con il suo agire può arrecare bene o male soltanto a se stesso, il soggetto nel<br />

mercato può lasciarsi guidare nelle proprie azioni solamente dalla valutazione del bene e del male<br />

che tali azioni arrecano a lui. Ciascun soggetto, si postula allora, è in grado di discernere ciò che<br />

è bene e ciò che è male - in termini delle conseguenze <strong>sociali</strong> delle proprie azioni - distinguendo<br />

ciò che è bene o male per sé. Posto così in grado di valutare le conseguenze del proprio agire, e<br />

scegliendo ciò che per lui è bene, il soggetto sceglie ciò che è bene; e in questo senso infine, in<br />

questa capacità di valutare e di scegliere, egli è razionale, almeno nel significato che la teoria<br />

economica attribuisce a questo termine.<br />

La ricostruzione analitica del mercato si fonde nella storia delle idee con un elemento<br />

normativo e con una istanza progettuale. In primo luogo, nel mercato, ciascun soggetto <strong>sociale</strong><br />

può avere individualmente pieno dominio dei propri valori: non solo non c’è per lui necessità di<br />

valori condivisi, ma non c’è necessità neppure di interrogarsi sul senso di questi valori; o<br />

comunque tale interrogarsi non ha alcun rilievo dal punto di vista dell’analisi delle forme<br />

organizzative <strong>della</strong> società. In secondo luogo, il risultato analitico principale <strong>della</strong> teoria economica<br />

del mercato è che l’esito <strong>sociale</strong> - dell’agire di individui guidati ciascuno dall’obiettivo di<br />

realizzare un proprio sistema di valori sul quale ha pieno dominio - è collettivamente desiderabile,<br />

sia pure alla luce dello stesso criterio interno che guida la scelta di ciascun individuo: il cosiddetto<br />

Primo teorema dell’economia del benessere afferma infatti che, partendo dall’esito di mercato,<br />

non è possibile arrecare del bene ad alcun soggetto <strong>sociale</strong> senza nel contempo arrecare del<br />

male ad altri soggetti. Il mercato è in altri termini concepito come quell’assetto astratto nel quale<br />

nessuna restrizione nel profilo dei valori individuali, nessuna metanoia, si rende necessaria<br />

affinché la convivenza <strong>sociale</strong> sia non solo possibile, ma si realizzi anche in forme desiderabili,<br />

ottimali .<br />

4. Il dibattito teorico in economia tra la seconda parte del secolo scorso e la prima parte di<br />

questo secolo ha perseguito consapevolmente il seguente obiettivo: fino a che punto è possibile<br />

spingere il progetto del mercato come progetto integrale. Quando negli anni ’50 la risposta a

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