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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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Paolo VI sono venuti impulsi significativi per una riconsiderazione di alcuni problemi importanti,<br />

come quelli dei rapporti fra stato e <strong>Chiesa</strong>, religione e politica, clero e laicato. Ancora più<br />

profonda è stata l’influenza di questo pontificato in campo ecumenico e sulla ricostruzione <strong>della</strong><br />

storia delle relazioni fra diverse confessioni cristiane. Forse però il suo contributo più incisivo si è<br />

espresso nel favorire una maggior percezione <strong>della</strong> intrinseca storicità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> e dei profondi<br />

legami di questa con la storia del mondo.<br />

A Giovanni Paolo II, si può poi forse attribuire se non una vera e propria interpretazione <strong>della</strong><br />

storia contemporanea almeno una sua visione dei problemi principali di tale storia. Nel suo<br />

magistero gli eventi dell’ultimo secolo non appaiono accostati casualmente, ma alcuni assumono<br />

un ruolo più rilevante degli altri e contribuiscono ad illuminarne il significato. È il caso <strong>della</strong><br />

Seconda guerra mondiale, intesa come una sorta di avvenimento epocale, ed all’interno di questa<br />

di alcuni eventi particolarmente carichi di significato, come quelli legati ad Auschwitz ed<br />

Hiroshima. Questi luoghi, infatti, le memorie che rappresentano, il loro spessore simbolico non<br />

sono solo evocati per sostenere un appassionato magistero di pace ma anche assunti come<br />

tragica rivelazione del volto e <strong>della</strong> condizione dell’uomo contemporaneo. Per questo papa, alcuni<br />

avvenimenti contemporanei e la storia contemporanea nel suo insieme diventano cioè spunti per<br />

una visione sapienziale e per certi aspetti profetica, in cui l’uomo assume una fortissima<br />

centralità.<br />

Tutto ciò interroga gli studiosi e li spinge a riconsiderare la guerra ed il suo ruolo nella storia<br />

contemporanea. L’interpretazione <strong>della</strong> Seconda guerra mondiale come evento epocale è ad<br />

esempio illuminante riguardo a problemi la cui analisi ha ricevuto nuovi impulsi dalla fine <strong>della</strong><br />

guerra fredda, che per molti decenni ha indirettamente limitato una libera discussione<br />

storiografica su molti eventi cruciali del XX secolo. Superando abituali confini metodologici<br />

spesso troppo angusti, il contemporaneista viene sollecitato dal magistero di questo pontefice ad<br />

affrontare tutte le dimensioni <strong>della</strong> «guerra totale», esperienza tragicamente esclusiva dell’età<br />

contemporanea. E nel cuore di questa esperienza si colloca anche una problematica di grande<br />

rilievo morale come quella del rapporto tra sterminio e modernità, presente, sia pure in modo<br />

molto diverso, sia nell’evento di Auschwitz che in quello di Hiroshima. Gli interrogativi posti da<br />

questo rapporto gettano una luce inquietante su tutta la vicenda contemporanea ed in particolare<br />

sulla natura profonda dell’azione umana nel suo complesso, che molti considerano caratteristica<br />

specifica dell’uomo moderno.<br />

Più in generale, tra le principali sollecitazioni recenti che vengono dalla <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> allo studio <strong>della</strong> storia contemporanea c’è soprattutto «l’opzione preferenziale per i<br />

poveri». Nella Centesimus annus Giovanni Paolo II ha scritto:<br />

L’amore <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> per i poveri, che è determinate ed appartiene alla sua costante tradizione, la spinge<br />

a rivolgersi al mondo nel quale, nonostante il progresso tecnico-economico, la povertà minaccia di<br />

assumere forme gigantesche. Nei paesi occidentali, c’è una povertà multiforme dei gruppi emarginati, degli<br />

anziani e malati, delle vittime del consumismo e, più ancora, dei tanti profughi ed emigrati; nei paesi in via<br />

di sviluppo si profilano all’orizzonte crisi drammatiche, se non si prenderanno in tempo misure<br />

internazionalmente coordinate.<br />

Con questa sintesi, Giovanni Paolo II si collega alle origini più antiche <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> e<br />

spinge lo sguardo verso gli sviluppi più recenti <strong>della</strong> società contemporanea. Sottratta a molte<br />

interpretazioni sociologiche strumentali, la multiforme realtà dei poveri si presenta infatti come un<br />

vasto campo di ricerca ed un problema capace di illuminare indirettamente squilibri e<br />

contraddizioni del mondo attuale. In questo modo, Giovanni Paolo II coglie e rilancia le nuove<br />

possibilità aperte dalla fine del periodo delle ideologie e suggerisce ampie prospettive di ricerca<br />

alla storia contemporanea.

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