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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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per così dire, non è però avvenuto principalmente per impulso di un’esigenza culturale, ma è<br />

stato animato soprattutto da una tensione pastorale. In Giovanni XXIII, il senso che la <strong>Chiesa</strong> era<br />

un «giardino» più che un «museo» e le esigenze di «aggiornamento» spingevano verso una<br />

ricomprensione sia <strong>della</strong> precedente storia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> che <strong>della</strong> sua collocazione attuale nel<br />

mondo. Anche sotto il profilo dell’influenza <strong>della</strong> storia sulla <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong>, il pontificato di<br />

Giovanni XXIII ed il Concilio hanno rappresentato uno snodo importante. È noto il rilievo, anche<br />

per questa <strong>dottrina</strong>, <strong>della</strong> sensibilità giovannea per i «segni dei tempi». Il collegamento fra<br />

aggiornamento <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> e attenzione a questi segni è stato poi recepito dalla Gaudium et<br />

spes sotto l’influenza del tema montiniano del «dialogo» (Campanini). «Con il mondo, si aprivano<br />

le porte alla storia: “la <strong>Chiesa</strong> nel mondo d’oggi”; e con la dimensione storica dell’economia<br />

cristiana, entravano i segni dei tempi che sono necessari non soltanto per scandire i momenti del<br />

suo cammino, ma per definirne la costituzione» ha scritto Chenu. Una delle maggiori novità del<br />

linguaggio conciliare, ha notato Alberigo, è stata rappresentata dall’abbandono di un riferimento<br />

esclusivo a prospettive dogmatiche e giuridiche e dal frequente riferimento alla dimensione <strong>della</strong><br />

storia.<br />

Nei testi conciliari era soprattutto presente un recupero dell’approccio patristico alla storia<br />

(Campanini). Tuttavia, la svolta impressa dal Concilio ha rappresentato l’inizio di un vasto<br />

intreccio fra cultura cattolica e dimensione storica che ha preso poi molteplici direzioni. Ed in<br />

questo multiforme sviluppo anche la questione del rapporto fra storia contemporanea e <strong>dottrina</strong><br />

<strong>sociale</strong> ha acquistato maggior rilevanza. Per analizzare questo rapporto, va però ricordato che<br />

non è facile definire in modo univoco la disciplina «storia contemporanea», anche se essa ha alle<br />

spalle una storia molto breve e non solo da un punto di vista accademico. Tuttavia, in campo<br />

contemporaneistico è maturata negli ultimi anni se non una metodologia univoca quantomeno una<br />

sensibilità diffusa che ha contribuito a differenziarla, almeno in parte, da altre discipline storiche.<br />

A ciò hanno contribuito elementi specifici come la prossimità cronologica dell’oggetto di studio e<br />

la quantità e la qualità delle fonti utilizzabili, ma anche le evoluzioni più recenti <strong>della</strong> stessa<br />

vicenda storica. Per lungo tempo, com’è noto, negli studi di storia contemporanea hanno avuto<br />

grande rilievo forti influenze filosofiche, come quelle esercitate dall’idealismo e dal marxismo, ed<br />

un primato <strong>della</strong> storia politica su altre ottiche. Ma anche la storia contemporanea è stata sfidata<br />

e rinnovata dalla rivoluzione metodologica delle «Annales». Ed oggi i contemporaneisti appaiono<br />

spesso diffidenti verso impostazioni ideologiche troppo rigide mentre si mostrano più aperti verso<br />

gli apporti di altre discipline - come la geografia, l’economia, la sociologia, il diritto - utili per<br />

cogliere e descrivere connessioni e interdipendenze che caratterizzano in modo peculiare la<br />

vicenda contemporanea.<br />

Indubbiamente, dopo Giovanni XXIII e Paolo VI, il magistero <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> ha mostrato<br />

maggior familiarità con la storia contemporanea. L’esigenza di un approccio storico<br />

contemporaneistico era ad esempio già presente, almeno implicitamente, nella Mater et<br />

magistra. Quest’enciclica si apriva con una considerazione degli sviluppi attraversati dalla<br />

<strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> sotto l’influenza degli avvenimenti contemporanei e sottolineava l’esistenza di<br />

altri più recenti evoluzioni in campo scientifico-tecnico-economico, <strong>sociale</strong> e politico. Il legame<br />

con la dimensione storica era ancora più evidente nella Pacem in terris, particolarmente attenta<br />

a cogliere i principali «segni dei tempi» presenti nella società contemporanea. Con Paolo VI la<br />

<strong>Chiesa</strong> ha operato un vasto ripensamento <strong>della</strong> propria collocazione in un mondo segnato dal<br />

tramonto <strong>della</strong> civiltà agricola e dalle tensioni dell’urbanizzazione, mentre l’emersione di popoli<br />

nuovi nel Terzo mondo cambiava gli scenari mondiali. Ed è nota la stretta compenetrazione fra il<br />

pensiero di papa Montini e molte tematiche che hanno agitato l’uomo contemporaneo.<br />

L’attenzione di Giovanni Paolo alla storia contemporanea si inserisce in una più ampia<br />

considerazione per la storia in generale: questo papa appare ad esempio vivamente consapevole<br />

delle eredità, sia positive che negative, lasciate dalla storia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> dei secoli passati. Nella

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