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30.05.2013 Views

Il pontificato di Giovanni XXIII sembra aver portato ad esplicita maturazione tendenze già da tempo presenti all’interno della Chiesa cattolica. Gli storici hanno segnalato alcune linee portanti della crescente evoluzione, soprattutto nel corso di questo secolo, del rapporto fra Chiesa e mondo contemporaneo (Riccardi). Sempre più coinvolto nei grandi problemi che hanno afflitto i popoli nel XX secolo, il papa è ad esempio diventato anche una voce sempre più ascoltata, seppure non sempre seguita. Non si tratta propriamente, come talvolta si è creduto, di una dilatazione dell’azione della diplomazia vaticana, ma piuttosto di un riconoscimento spontaneo sempre più diffuso di una grande autorità morale con cui anche i governanti hanno dovuto fare i conti, malgrado le ironie di Stalin sull’assenza di «armate» al servizio del papa. Collegata all’evoluzione dei rapporti tra Chiesa e società, emblematicamente espressi dal mutato rapporto fra il papa ed il mondo, è stato anche l’allargamento delle tematiche affrontate dalla dottrina sociale. Tale allargamento è ad esempio testimoniato dalla raccolta delle Fonti documentarie curata dal Centro di ricerche per lo studio della dottrina sociale della Chiesa dell’Università cattolica, che rinvia giustamente ad una serie molto ampia di documenti pontifici riguardanti non solo questioni più tradizionali come quelle legate all’industrializzazione, allo sviluppo sociale, ai rapporti fra le classi, ma anche ad altre tematiche, dalla giustizia nelle relazioni internazionali alla situazione dei paesi sottosviluppati, dalla condizione della donna ai problemi dei rifugiati. Si registra in questo senso un costante allargamento dell’attenzione della Chiesa verso problemi e materie che oltrepassano il campo più strettamente religioso e l’abbandono di talune preoccupazioni apologetiche o difensivistiche, nella direzione di un interesse sempre più esplicito per l’uomo e la società umana in quanto tali. A partire da Giovanni XXIII, i temi della guerra e della pace - peraltro già toccati in precedenza, fin dal pontificato di Benedetto XV - hanno acquistato un rilievo crescente, mentre si delineava una nuova collocazione della Chiesa nei rapporti con gli stati, le organizzazioni internazionali, l’opinione pubblica mondiale. In seguito, encicliche come la Populorum progressio o la Octogesima adveniens di Paolo VI sono state considerate tappe importanti nell’evoluzione della dottrina della Chiesa, in rapporto ai temi dello sviluppo ed al rapporto Nord- Sud ed alla ridefinizione del senso e delle modalità dell’impegno politico dei cattolici. Un capitolo nuovo si è aperto con Giovanni Paolo II, con il rilancio della dottrina sociale della Chiesa, «che sembrava essersi alquanto ridotta con Paolo VI». Questo papa ha sentito il bisogno di ridare al cattolicesimo un linguaggio suo proprio per parlare delle ingiustizie e delle miserie del mondo (Riccardi). Il magistero di Karol Woityla ha cercato di sottrarre alcune categorie come popolo, poveri, storia ad una lettura marxista. Tuttavia questa ripresa della dottrina sociale cattolica non è stato un ritorno al passato: Giovanni Paolo II ha tenuto conto dello spostamento emerso nel magistero di Paolo VI dalla questione operaia ai rapporti fra Nord e Sud del mondo e ha ribadito che la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire ma che è soprattutto «esperta di umanità». Questo papa ha tenuto anche a marcare le distanze della Chiesa cattolica dal modello capitalista. Egli ha inoltre promosso nuove prospettive, introducendo nella Chiesa una ampia riflessione sul problema della difesa della vita e del rispetto dei diritti umani. Con il pontificato di Giovanni Paolo II, durante il quale è finita la guerra fredda e si è dissolto il blocco sovietico, per i credenti si sono posti nuovi interrogativi e si sono aperte nuove prospettive. La fine delle ideologie non sembra aver coinciso con la scomparsa della dottrina sociale della Chiesa. Già nel 1987, Giovanni Paolo II scriveva che la dottrina della Chiesa non è «un’ideologia ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale» (Sollicitudo rei socialis). Ed il collasso del marxismo, sembra aver rilanciato tale dottrina come espressione di un impegno contro la miseria e le ingiustizie, al di là della critica di sistemi sociali erronei. Negli ultimi decenni, insomma, per la dottrina sociale della Chiesa sembra esserci stata una dilatazione di prospettive, interlocutori ed argomenti. Liberata

dai condizionamenti di un confronto ravvicinato con i grandi sistemi ideologici, tale dottrina si è inoltre trovata davanti alla possibilità di riscoprire meglio le sue radici. E mentre l’interesse per la società e per l’uomo in quanto tali hanno acquistato nel magistero della Chiesa crescente evidenza, anche per l’influenza della dottrina sociale si sono delineati nuovi orizzonti. 2. Influenze della storia contemporanea sulla dottrina sociale Il contributo della disciplina «storia contemporanea» alla dottrina sociale della Chiesa si colloca nel contesto della più ampia questione del rapporto fra approccio storico e cultura cattolica. È noto che a partire dalla seconda metà dell’800, cultura cattolica ed in particolare quella ecclesiastica sono diventate più impermeabili all’influenza delle discipline storiche (Traniello). Questa tendenza ha coinvolto anche la dottrina sociale, anche se questa si è spesso occupata di questioni specifiche della società contemporanea e dei suoi sviluppi. Su tale dottrina hanno pesato in modo particolare i legami con l’approccio lammenaisiano ai principali problemi contemporanei che, seppure colpito da condanne pontificie, ha esercitato comunque larga influenza sulla cultura cattolica XIX secolo. Il momento di maggior tensione è stato raggiunto con il modernismo, quando l’irrigidimento disciplinare ha colpito una effervescenza culturale molto sensibile agli apporti del metodo storico. La temperie modernista ha posto soprattutto in modo acuto il problema del rapporto fra analisi storica ed ispirazione scritturistica: in questa fase, cioè, è emerso soprattutto il problema del confronto con la storia antica e con discipline affini come l’archeologia, l’orientalistica, l’esegesi e via dicendo. Anche nel modernismo però - malgrado l’attenzione verso tendenze specifiche della società contemporanea, dal socialismo al pacifismo, dal cosmopolitismo all’«americanismo» - il problema del rapporto con la storia moderna o contemporanea non è stato affrontato in modo organico. Gradualmente, la storia ecclesiastica ha cominciato a riconquistare uno spazio maggiore in istituzioni formative come i seminari e le facoltà teologiche. Particolare rilievo ha avuto ad esempio l’esperienza romana, caratterizzata da figure come quella di mons. Pio Paschini. Altrove, dalla storia ecclesiastica si è passati ad un’ampia serie di studi sulla storia medievale (lo stesso Pio XI aveva effettuato ricerche in questo campo prima di diventare papa). Nella direzione di un nuovo interesse per la storia hanno cominciato intanto a convergere filoni importanti del rinnovamento cattolico del XX secolo, come il movimento liturgico o quello biblico. Molteplici sollecitazioni - come quelle provenienti dal campo missionario e dalla questione della decolonizzazione - hanno portato a considerare con attenzione le diverse configurazioni assunte dalla Chiesa nei diversi contesti storici. Lo stesso lavoro dei teologi si è avvalso con più frequenza di un ricco materiale storico (Congar, Chenu, De Lubac). A suggestioni provenienti dal mondo protestante ha corrisposto anche in campo cattolico una intensa discussione su fede e storia. Particolarmente in Germania, la storia della Chiesa è stata assunta in modo centrale da una riflessione teologica che l’ha valorizzata in una prospettiva incarnazionista, pneumatologica, trinitaria (Kasper). Ulteriore impulso è venuto poi dal recupero della tensione escatologica (Metz). Nel corso del XX secolo, inoltre, le nuove problematiche socio-economiche contemporanee hanno sollecitato, soprattutto da parte dei laici, una nuova attenzione per la dimensione storica: si pensi alla tradizione di storia economica fiorita all’interno dell’Università cattolica. Ed infine, il ritorno dei cattolici all’impegno politico in vari paesi ha favorito anche una larga produzione di ricerche sulla storia del movimento cattolico. Dagli anni ’20 agli anni ’60, insomma, per molte vie i cattolici sono tornati ad interessarsi di storia, con una inedita attenzione anche per quella contemporanea. Questi diversi filoni sono giunti a maturazione con Giovanni XXIII - in gioventù studioso di storia e sempre attento a questa dimensione - e con il Concilio. Il ritorno della Chiesa alla storia,

Il pontificato di Giovanni XXIII sembra aver portato ad esplicita maturazione tendenze già da<br />

tempo presenti all’interno <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica. Gli storici hanno segnalato alcune linee portanti<br />

<strong>della</strong> crescente evoluzione, soprattutto nel corso di questo secolo, del rapporto fra <strong>Chiesa</strong> e<br />

mondo contemporaneo (Riccardi). Sempre più coinvolto nei grandi problemi che hanno afflitto i<br />

popoli nel XX secolo, il papa è ad esempio diventato anche una voce sempre più ascoltata,<br />

seppure non sempre seguita. Non si tratta propriamente, come talvolta si è creduto, di una<br />

dilatazione dell’azione <strong>della</strong> diplomazia vaticana, ma piuttosto di un riconoscimento spontaneo<br />

sempre più diffuso di una grande autorità morale con cui anche i governanti hanno dovuto fare i<br />

conti, malgrado le ironie di Stalin sull’assenza di «armate» al servizio del papa.<br />

Collegata all’evoluzione dei rapporti tra <strong>Chiesa</strong> e società, emblematicamente espressi dal<br />

mutato rapporto fra il papa ed il mondo, è stato anche l’allargamento delle tematiche affrontate<br />

dalla <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong>. Tale allargamento è ad esempio testimoniato dalla raccolta delle Fonti<br />

documentarie curata dal Centro di ricerche per lo studio <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

dell’Università cattolica, che rinvia giustamente ad una serie molto ampia di documenti pontifici<br />

riguardanti non solo questioni più tradizionali come quelle legate all’industrializzazione, allo<br />

sviluppo <strong>sociale</strong>, ai rapporti fra le classi, ma anche ad altre tematiche, dalla giustizia nelle<br />

relazioni internazionali alla situazione dei paesi sottosviluppati, dalla condizione <strong>della</strong> donna ai<br />

problemi dei rifugiati. Si registra in questo senso un costante allargamento dell’attenzione <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> verso problemi e materie che oltrepassano il campo più strettamente religioso e<br />

l’abbandono di talune preoccupazioni apologetiche o difensivistiche, nella direzione di un interesse<br />

sempre più esplicito per l’uomo e la società umana in quanto tali.<br />

A partire da Giovanni XXIII, i temi <strong>della</strong> guerra e <strong>della</strong> pace - peraltro già toccati in<br />

precedenza, fin dal pontificato di Benedetto XV - hanno acquistato un rilievo crescente, mentre<br />

si delineava una nuova collocazione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> nei rapporti con gli stati, le organizzazioni<br />

internazionali, l’opinione pubblica mondiale. In seguito, encicliche come la Populorum<br />

progressio o la Octogesima adveniens di Paolo VI sono state considerate tappe importanti<br />

nell’evoluzione <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, in rapporto ai temi dello sviluppo ed al rapporto Nord-<br />

Sud ed alla ridefinizione del senso e delle modalità dell’impegno politico dei cattolici. Un capitolo<br />

nuovo si è aperto con Giovanni Paolo II, con il rilancio <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, «che<br />

sembrava essersi alquanto ridotta con Paolo VI». Questo papa ha sentito il bisogno di ridare al<br />

cattolicesimo un linguaggio suo proprio per parlare delle ingiustizie e delle miserie del mondo<br />

(Riccardi). Il magistero di Karol Woityla ha cercato di sottrarre alcune categorie come popolo,<br />

poveri, storia ad una lettura marxista. Tuttavia questa ripresa <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> cattolica non è<br />

stato un ritorno al passato: Giovanni Paolo II ha tenuto conto dello spostamento emerso nel<br />

magistero di Paolo VI dalla questione operaia ai rapporti fra Nord e Sud del mondo e ha ribadito<br />

che la <strong>Chiesa</strong> non ha soluzioni tecniche da offrire ma che è soprattutto «esperta di umanità».<br />

Questo papa ha tenuto anche a marcare le distanze <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica dal modello capitalista.<br />

Egli ha inoltre promosso nuove prospettive, introducendo nella <strong>Chiesa</strong> una ampia riflessione sul<br />

problema <strong>della</strong> difesa <strong>della</strong> vita e del rispetto dei diritti umani.<br />

Con il pontificato di Giovanni Paolo II, durante il quale è finita la guerra fredda e si è dissolto il<br />

blocco sovietico, per i credenti si sono posti nuovi interrogativi e si sono aperte nuove prospettive.<br />

La fine delle ideologie non sembra aver coinciso con la scomparsa <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong>. Già nel 1987, Giovanni Paolo II scriveva che la <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> non è «un’ideologia<br />

ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà<br />

dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce <strong>della</strong> fede e <strong>della</strong><br />

tradizione ecclesiale» (Sollicitudo rei <strong>sociali</strong>s). Ed il collasso del marxismo, sembra aver<br />

rilanciato tale <strong>dottrina</strong> come espressione di un impegno contro la miseria e le ingiustizie, al di là<br />

<strong>della</strong> critica di sistemi <strong>sociali</strong> erronei. Negli ultimi decenni, insomma, per la <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> sembra esserci stata una dilatazione di prospettive, interlocutori ed argomenti. Liberata

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