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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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dell’uomo 43 , ci si può facilmente illudere che il compito del giornalista sia quello di porsi in una<br />

neutralità priva di valori. A prescindere dal fatto che una totale avalutatività è impossibile (ci può<br />

essere imparzialità solo su alcune linee, ma ogni atto informativo dà per scontati e quindi rinforza<br />

alcuni valori), l’imparzialità e l’oggettività di un professionista onesto sta invece proprio<br />

nell’adesione disinteressata alla verità conosciuta, pur con tutti i limiti e le imperfezioni <strong>della</strong><br />

nostra condizione. Questa adesione disinteressata alla verità fa sì che, mentre ripudia ogni<br />

menzogna e ogni partigianeria, egli avverta come dovere irrinunciabile quello di assumere una<br />

posizione inequivocabilmente chiara, pur nei limiti del proprio ruolo, tutte le volte che si vedano<br />

minacciati i valori fondamentali <strong>della</strong> vita umana e <strong>della</strong> convivenza civile. Non assumere questa<br />

posizione - pur nel più limpido rispetto delle persone che pensano diversamente - significherebbe<br />

non solo rinunciare a ogni valore deontologico, ma, prima ancora, rinunciare alla propria umanità.<br />

Uno dei problemi principali <strong>della</strong> nostra società è invece il fatto che l’ideologia relativista (nelle<br />

sue varie espressioni, che vanno da un relativismo illuminista classico alle forme più estreme di<br />

relativismo libertario) vuole legittimarsi come l’unica posizione teorica che possa garantire il<br />

pluralismo, il rispetto e la tolleranza. Ma in realtà non è possibile che riesca in questo obiettivo. Il<br />

volto tollerante e permissivo del relativismo è infatti solo una superficie: è in qualche caso una<br />

maschera, in altri - dove non c’è dolo, ma solo inconsapevole autoinganno - una delle due facce,<br />

quella superfìcialmente più attraente, di una medaglia in cui sta, dall’altro lato, la porta che il<br />

relativismo non riesce a chiudere allo sfruttamento dei deboli da parte dei forti, dei poveri da<br />

parte dei ricchi, degli emarginati da parte dei potenti. È una dinamica che è esemplarmente<br />

realizzata nella questione dell’aborto, in cui dietro la pretesa dell’autodeterminazione e <strong>della</strong><br />

asserita impossibilità di sindacare su ciò che viene presentato come libertà di scelta di un<br />

soggetto, sta nei fatti la messa in atto di una brutale violenza contro un innocente indifeso. Solo<br />

l’adesione salda a principi etici irrinunciabili, derivati dalla conoscenza <strong>della</strong> verità <strong>della</strong> nostra<br />

condizione 44 - un’adesione continuamente riaffermata e attuata pur nella mutabilità <strong>della</strong> vita-<br />

consente di opporsi, nella professione giornalistica come in ogni attuazione <strong>sociale</strong>, a queste e a<br />

tutte le altre forme di sfruttamento. Se non si accetta una verità assoluta e il conseguente<br />

riferimento a comuni valori fondamentali, tutto diventa convenzionale, tutto diventa negoziabile:<br />

anche il piano dei diritti fondamentali, che possono essere facilmente scardinati laddove si riesca<br />

a esercitare una sufficiente pressione di interessi <strong>sociali</strong>, economici o politici 45 .<br />

La strada suggerita più e più volte dagli interventi magisteriali, che sottolineano l’importanza<br />

<strong>della</strong> formazione etica degli operatori, è una strada ancora pienamente attuale e quanto fatto<br />

finora non può che stimolare a una maggiore diffusione di iniziative e di impegno in questa<br />

direzione.<br />

In conclusione, per sintetizzare quanto detto finora, possiamo forse raccogliere in due obiettivi<br />

generali la strategia dell’attenzione ai mezzi di comunicazione <strong>sociale</strong> per il futuro.<br />

Il primo obiettivo potrebbe essere espresso come l’elaborazione di una cultura in grado di<br />

assorbire i media - i loro linguaggi e parte dei loro contenuti - al proprio interno. Una delle<br />

caratteristiche fondamentali dei mezzi di comunicazione di massa è infatti quella di alfabetizzare<br />

apparentemente da sé al proprio uso: nessun bambino sembra aver bisogno di un particolare<br />

insegnamento per capire i messaggi forniti dalla televisione o per giocare con soddisfazione ai<br />

videogiochi. Tuttavia le forme <strong>della</strong> conoscenza che i media garantiscono non possono essere<br />

esportate facilmente in altre dimensioni <strong>della</strong> vita: i media consentono di apprendere, ma non<br />

insegnano ad apprendere; inoltre essi ampliano alcune possibilità vitali, ma di per sé non<br />

insegnano a utilizzarle. Il celebre personaggio interpretato da Peter Sellers in Oltre il giardino<br />

43 Cfr. Giovanni Paolo II, Ai giornalisti dell’Associazione stampa estera, 17 gennaio 1988.<br />

44 Cfr. Veritatis splendor.<br />

45 Cfr. Evangelium vitae, nn. 18-20

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