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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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ingenua. Il risultato è stato un certo distacco fra le analisi dei ricercatori e le dimensioni <strong>della</strong><br />

fruizione degli spettatori, dimensioni assai rilevanti sia in sé, sia anche per i loro esiti <strong>sociali</strong>. Una<br />

maggiore attenzione quindi, in linea con le preoccupazioni <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong>, sull’impatto dei<br />

valori proposti e presentati, con una messa a punto di strumenti analitici che non annullino<br />

pregiudizialmente questa dimensione, oltre a consentire una maggiore assunzione di responsabilità<br />

da parte dell’operatore dei media, può di riflesso portare a un riavvicinamento delle pratiche di<br />

analisi alle modalità prevalenti nella fruizione del pubblico.<br />

Si vede, inoltre, l’opportunità di un lavoro teorico di sintesi, di confronto e poi di alta<br />

divulgazione sui risultati <strong>della</strong> ricerca specialistica sugli effetti sul pubblico <strong>della</strong> violenza e <strong>della</strong><br />

pornografia nei media. Ci sono ormai molti dati e molte ricerche empiriche, ma in questo settore<br />

teorico si avverte l’esigenza di alcune operazioni di raccordo, che seguano una elevata via media<br />

fra ricerca fortemente specialistica e intervento occasionale, per elaborare sintesi documentate e<br />

accessibili da mettere a disposizione di studiosi, associazioni, famiglie - in una parola, dei<br />

principali attori che devono portare la loro voce nelle decisioni <strong>sociali</strong>, legislative e<br />

giurisprudenziali su temi di tale delicatezza. Si tratta anche, in fondo, di spostare l’attenzione<br />

ossessiva dagli aspetti di influsso politico-partitico del singolo medium o del singolo giornalista a<br />

tematiche di ben più vasta rilevanza: passare cioè dal minutaggio delle presenze televisive dei<br />

leader di partito alla diffusione di una maggior coscienza <strong>sociale</strong> sui risultati delle ricerche che<br />

evidenziano i gravi rischi di una comunicazione spesso violenta e irrispettosa <strong>della</strong> dignità <strong>della</strong><br />

persona umana.<br />

Sin dai primi interventi magisteriali sul mondo dei media 41 non è mancato un richiamo molto<br />

esplicito alla loro dimensione economica e alla necessità di un intervento imprenditoriale<br />

coraggioso, ispirato al rispetto dei valori umani e trascendenti. Quanto afferma la Centesimus<br />

annus 42 sul rapporto fra etica e profitto, sulla necessità di non spingere a forme dissennate di<br />

consumismo e di subordinare sempre le dimensioni materiali e istintive dell’uomo a quelle interiori<br />

e spirituali, apre un campo di intervento operativo di grande vastità per chiunque è impegnato nel<br />

settore. Si tratta di una sfida a realizzare modalità produttive e distributive autosufficienti,<br />

qualitativamente ed economicamente competitive, che operino nel rispetto <strong>della</strong> dignità <strong>della</strong><br />

persona. Si tratta cioè di affermare non solo in teoria, ma anche nella pratica, i! primato <strong>della</strong><br />

dimensione morale. In una società che tende a considerare l’etica solo come una messa a punto<br />

di tecniche procedurali -invocate spesso solo quando rischiano di essere toccati i propri interessi-,<br />

si tratta di vivere e diffondere, attraverso comunità vitali (scuole, università, associazioni, aziende,<br />

agenzie di stampa e di pubblicità, case di produzione, canali televisivi), il primato dell’etica come<br />

dimensione radicale e unitaria, espressiva del vero bene dell’uomo: ciò che non è etico non è<br />

degno <strong>della</strong> persona umana. Ma essendo profondamente unitaria già l’etica in se stessa - come<br />

fra gli altri ha messo in rilievo recentemente MacIntyre, riprendendo una tradizione aristotelica<br />

finora per lo più interpretata razionalisticamente - un eventuale insegnamento dell’etica è assai<br />

poco efficace se l’etica non è vissuta come ethos all’interno di una comunità educante prima, e<br />

poi all’interno di team di lavoro, o almeno all’interno di una comunità che, facendo da sponda<br />

all’ambiente strettamente lavorativo, consenta a chi lavora di formarsi alle scelte giuste e di<br />

correggere i propri errori.<br />

Pensiamo a quanto sia importante riproporre costantemente a quanti operano<br />

nell’informazione la necessità di mettere la verità al di sopra degli interessi particolari, ma anche<br />

di avere presente che se più radicalmente non si accetta la verità come «dipendenza» costitutiva<br />

41 Cfr. Inter mirifica; ma anche le indicazioni assai concrete <strong>della</strong> recente istruzione del Pontificio<br />

consiglio per le comunicazioni <strong>sociali</strong>, Aetatis novae, 22 febbraio 1992.<br />

42 Cfr. n. 36.

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