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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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nella percezione di uno spettacolo audiovisivo, che richiede movimenti oculari, integrazioni<br />

fantastiche, riempimento di ellissi, interpretazioni di segnali. Ma il punto per qualificare una<br />

fruizione veramente libera sta nel coinvolgimento <strong>della</strong> dimensione propriamente razionale nella<br />

fruizione e nella possibile seguente autodeterminazione a cui può essere chiamato il fruitore: una<br />

scelta che non è solo pro o contro la fruizione dell’audiovisivo, ma anche interpretazione e<br />

adesione oppure rifiuto delle scelte presentate-proposte dal soggetto enunciatore del testo. Non si<br />

può parlare infatti di libertà solo per l’assenza di costrizioni esterne o per la presenza di una<br />

qualsiasi determinazione proveniente dal singolo. Se invece si intende la libertà non come arbitrio<br />

ma come autodeterminazione razionale 36 si vede che:<br />

1) per il fruitore di uno spettacolo audiovisivo classico la sua libertà e, quindi, la componente<br />

veramente importante e decisiva del suo essere attivo, si giocherà nella componente razionale<br />

maggiore o minore che è presente nella fruizione e nella conseguente adesione ad aspetti<br />

cognitivi o di scelta etica presentati e proposti dal testo. Non è qualificante quindi, perché<br />

avvenga una fruizione libera di un testo, l’eventuale componente di indeterminazione<br />

nell’apparato significante del testo (libertà di fruizione-interpretazione per assenza di univocità<br />

nella componente significativa del testo): essa non è decisiva per la dimensione di libertà del<br />

fruitore. È invece qualificante per la libertà <strong>della</strong> fruizione una relazione in cui sia messa<br />

significativamente in luce la componente razionale; questa relazione è naturalmente ottimale<br />

laddove il testo faccia appello alla dimensione razionale al di sopra di altre dimensioni e l’utente<br />

risponda su questa stessa linea alle proposte del testo stesso.<br />

2) l’interattività tecnologica offerta dai nuovi media è solo un presupposto, non ancora decisivo,<br />

per una fruizione degli apparati tecnologici che sia creativa, ma soprattutto libera e responsabile.<br />

In altre parole, l’interattività tecnologica non è di per sé garanzia di una maggiore attività<br />

umana in senso pieno, né di una maggiore interazione <strong>sociale</strong>: anzi, se gestita in modo squilibrato,<br />

potrebbe andare a loro detrimento, provocando un calo di tensione veramente partecipativa nelle<br />

interazioni <strong>sociali</strong> in soggetti soddisfatti da un surrogato, vale a dire da un’interazione simulacrale<br />

che soddisfa alcune istanze per la propria accessibilità e la facilità con cui dispensa gratificazioni<br />

immediate. Una società in cui si gioca molto, e si ha l’impressione di essere veri protagonisti, ma<br />

in cui l’interesse per la comunità di appartenenza e per l’intera polis viene anestetizzato, è una<br />

società in cui la stessa nozione di democrazia è minata nelle sue fondamenta, perché le viene a<br />

mancare il principio di responsabilità e di partecipazione che ne è l’anima 37 .<br />

Questa messa a fuoco del concetto di attività dell’utente-fruitore ci riporta a un secondo punto<br />

forte <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, che fa da cerniera fra etica personale ed etica <strong>sociale</strong> e<br />

che viene a giocare un ruolo importante anche nei confronti dei media: è la sottolineatura <strong>della</strong><br />

centralità <strong>della</strong> famiglia in tutti i processi formativi e di <strong>sociali</strong>zazione.<br />

Si sta in effetti notando nel mondo dei media una certa maggiore attenzione alla famiglia, che<br />

tuttavia non è ancora ben chiara nei suoi fini. Ci potrebbe infatti essere una valorizzazione <strong>della</strong><br />

famiglia, intesa nel senso borghese di nucleo chiuso, secondo una concezione che mette a fuoco<br />

soprattutto la sua valenza di target consumistico: la famiglia come soggetto di consumo da<br />

conquistare per gli investitori pubblicitari (che è il concetto di famiglia che sembra ogni tanto<br />

affacciarsi su Canale 5 e Raiuno). Nella <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> la famiglia è intesa invece<br />

come comunità naturale, costituita da relazioni significative, soggetto di comunicazione al suo<br />

interno e verso l’esterno, istitutrice di reti di legami e di solidarietà con le comunità <strong>sociali</strong> che<br />

essa costituisce e di cui fa parte, pur trascendendole 38 . Il problema che nel campo dei media la<br />

36 Cfr. Gaudium et spes, n. 17; Veritatis splendor, n. 42.<br />

37 Cfr. Centesimus annus, n. 46<br />

38 Cfr. Familiaris consortio; cfr. anche Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie, 2 febbraio 1995.

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