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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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Se, dal punto di vista storico, l’impegno <strong>della</strong> cultura cattolica nella produzione massmediale si<br />

differenzia significativamente a seconda dei singoli strumenti di comunicazione 9 , è però possibile<br />

individuare un ambito più omogeneamente riconosciuto dal concreto agire <strong>sociale</strong> dei cattolici<br />

come un ambito proprio: quello <strong>della</strong> formazione e, più precisamente, <strong>della</strong> formazione degli<br />

autori e degli utenti, come richiamato con chiarezza a proposito dei diversi media anche dal<br />

decreto conciliare Inter mirifica (nn. 15 e 16), e come confermato anche dai successivi<br />

interventi del magistero; ed è soprattutto sotto il secondo aspetto - quello <strong>della</strong> formazione degli<br />

utenti come contributo alla promozione di una comunicazione autenticamente umana - che la<br />

<strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> sembra aver inciso con maggiore evidenza, non solo perché l’organizzazione e la<br />

formazione relative al momento <strong>della</strong> ricezione sembrano rispondere più immediatamente di altri<br />

ambiti dell’universo massmediale alla preoccupazione educativa che anima la pastorale, ma<br />

anche perché esse rivestono un’importanza strategica sviluppata con considerevole pragmatismo<br />

fin dagli anni Venti, di fronte al diffondersi del medium cinematografico 10 .<br />

Nel dettaglio, quattro sembrano essere gli ambiti di intervento più interessanti che hanno dato,<br />

nel tempo, parziale realizzazione a questa indicazione del magistero.<br />

1) Il primo, anche storicamente, si sviluppa a partire dal riconoscimento dell’importanza <strong>della</strong><br />

comunicazione cinematografica; pur senza trascurare direttamente la produzione e l’investimento<br />

di capitali nella realizzazione di pellicole destinate al grande pubblico e capaci di svolgere una<br />

funzione evangelizzante, le energie del laicato cattolico si muovono, infatti, sin dall’inizio<br />

soprattutto nella direzione <strong>della</strong> distribuzione e <strong>della</strong> organizzazione del consumo. La comunità<br />

ecclesiale sviluppa così, soprattutto nelle campagne e nelle periferie dei grandi centri urbani, una<br />

rete di sale parrocchiali 11 che costituiscono il luogo deputato alla fruizione di cinema intesa come<br />

educazione al cinema stesso: educazione del gusto e <strong>della</strong> sensibilità del pubblico, potenziamento<br />

delle sue capacità critiche ed estetiche, ma anche come formazione <strong>della</strong> domanda in grado di<br />

condizionare positivamente l’offerta; nello stesso tempo il laicato cattolico agisce sui versanti dei<br />

nascenti organismi istituzionali 12 , <strong>della</strong> distribuzione e dell’esercizio 13 , nonché <strong>della</strong> critica 14 ,<br />

anch’essi interpretati come strumenti di moderazione del mercato e insieme come occasioni di<br />

formazione culturale e spirituale del pubblico mediante la promozione <strong>della</strong> produzione<br />

artisticamente più significativa. Da questo punto di vista non si può dimenticare come lo sviluppo<br />

<strong>della</strong> pratica del cineforum, articolato anche istituzionalmente 15 , si caratterizzi nella sua<br />

9 Come si è visto, televisione, cinema e stampa offrono terreni diversi tanto all’influenza diretta <strong>della</strong><br />

<strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> quanto all’azione dei laici professionalmente impegnati<br />

10 Si pensi alla nascita del Cuce (Consorzio utenti cinematografici educativi) nel 1926 e a quella <strong>della</strong><br />

«Rivista del Cinematografo» nel 1928.<br />

11 Alla fine <strong>della</strong> seconda Guerra mondiale sono ancora attive 559 sale cinematografiche parrocchiali; nel<br />

corso degli anni Cinquanta esse diventano più di 5.000; a tutt’oggi nella sola Milano esse sono ancora una<br />

quarantina.<br />

12 Nel 1944 viene costituito l’Ente dello spettacolo.<br />

13 Si pensi al già citato Cuce e all’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema), fondata nel 1949.<br />

14 Si pensi, per esempio, alle segnalazioni cinematografiche del Ccc (Centro cattolico cinematografico),<br />

inaugurate a metà degli anni Trenta e alla già citata «Rivista del cinematografo», nonché ai successivi<br />

strumenti critici ospitati spesso sui vari bollettini diocesani. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, e<br />

fino ai giorni nostri, numerose sono le riviste di cultura che, come «Letture», svolgono sistematicamente<br />

una importante funzione di critica cinematografica.<br />

15 L’esperienza italiana del cineforum ha avvio con padre Morlion già sulla fine degli anni Quaranta, e si<br />

sviluppa pienamente nei decenni successivi. Molte le realtà associazionistiche e le pubblicazioni che<br />

raccolgono il lavoro dei cattolici in questa direzione, dalla stessa rivista «Cineforum» (che poi assume un<br />

suo indirizzo extraecclesiale) all’attività dei Cinecircoli giovanili salesiani, del Centro studi cinematografici,<br />

dell’Associazione nazionale circoli cinematografici italiani.

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